Il vespaio della Palestina

(si precisa che il presente articolo è frutto di una serie di approfondimenti condotti dal direttore di CF, comunicati in dettaglio alla redazione in data 20 ottobre 2023).

Forse all’inizio non era così. Fino a fine Ottocento era una terra (quella fra mar Mediterraneo e fiume Giordano) perfettamente in pace e in equilibrio. Commerci fiorenti di prodotti locali e di importazione o “in transito”, presenze straniere non particolarmente pesanti con autonomie ampie concesse dai rappresentanti inglesi, diretti eredi del famoso “Impero Britannico”, compatibilità e sopportazione tra le tre religione monoteiste più importanti al mondo. Pochissimi casi di odio religioso e di sopraffazione con un rapporto, su una popolazione di venti milioni di persone di 10 ebrei, 5 cristiani o altro e 85 islamici soprattutto sunniti, che era ben chiaro al mondo. Tutti arabofoni con la componente ebraica che – in più –  si faceva vanto di mantenere la tradizionale lingua del Talmud. Presenze di europei, russi, americani segnalate a più riprese con una unica insofferenza, quella per il vicino turco, ben presente in Libia ed Egitto e ben conosciuto per lunga frequentazione anche a Gerusalemme. Le turbolenze egiziane che portarono il vicino territorio dei Faraoni prima a sganciarsi progressivamente dall’Impero Ottomano poi a doversi sottomettere al potentissimo impero britannino erano quelle che, comunque,  influenzavano di più il territorio della Palestina. Sì, Palestina, perchè il termine Israel, legato alla religione e al revanscismo ebraico, era là da venire. 

Comunque a Gerusalemme, ad Acco, a Gazah, Tulkarem, Jaffa, ecc. nessuna particolare agitazione, nessun particolare contrasto con la proprietà terriera, col sistema dei commerci e dei fiorenti allevamento in buona parte in mano alla componente musulmana. Le “crepe” iniziarono con l’arrivo di famiglie intere di coloni di religione ebraica prima dall’Europa dell’Est  e poi da quella centrale e dalla Spagna. Un esodo continuo ma “assimilabile” nel tessuto ancora a maglie larghe della società mista (e multietnica) palestinese. L’aumento della tensione ci fu negli anni Quaranta dello scorso secolo con punte di migliaia di arrivi giornalieri di cittadini e cittadine dell’Europa in fuga dal Nazismo e soprattutto reduci (quei pochi rimasti) dei campi di sterminio. Avevano – comunque – mezzi, denaro, intelligenze, voglia di fare e provarono ad acquistare tutto il possibile dalla popolazione palestinese. A volte a prezzi congrui, molto spesso con inganni o con pressioni, per avere vendite a prezzo stracciato. Si provò anche la via dei due Stati (prima della guerra del 1948) ma i Palestinesi locali e i principali rappresentanti delle nazioni arabe  dissero no e tentarono la carta della guerra. I contatti del nascente Stato di Israele con molti Stati dell’est europeo, tra cui la Russia staliniana, più l’aiuto fondamentale delle ricche comunità americane ed europee fecero il miracolo. Israele vinse e si trovò la strada spianata per l’occupazione di un territorio relativamente grande. Con la possibilità di cacciare via i residenti palestinesi con le buone (accordi e contratti più o meno vantaggiosi) o con le cattive (innumerevoli i decreti di confisca firmati dai commissari del tempo.) Da una parte i vincitori, sempre più proiettati verso modi di vita tipicamente occidentali, dall’altra i vinti, i Palestinesi,  che  pian piano hanno visto  scomparire i loro territori, prima trasformati in bantustan poi letteralmente circondati dagli insediamenti dei nuovi cittadini dello Stato di Israele, provenienti da tutto il mondo.

La lingua è diversa, anche se – parlata piano – abbastanza comprensibile per entrambi, i modi di vita diversi, la religione profondamente diversa, le festività pure, gli interessi culturali, sportivi, sociali solitamente gestiti all’interno della propria cerchia, gelosi – ognuno – delle proprie specificità… Due mondi a parte  . Ogni tanto una guerra, un attentato , un atto di violenza a cui si rispondeva con un aumento dell’uso della forza e della coercizione, fino alla creazione di un vero vespaio pronto a esplodere.  E, il 7 di ottobre , l’esplosione è avvenuta. 

Itzhak Rabin negli anni Sessanta dello scorso secolo ipotizzava addirittura una riconciliazione con un solo Stato con popoli di origine, lingua e religione differente… ma pagò cara questa utopia e, ora, dopo una trentina d’anni di sostanziale rimozione e  disinteresse, eccoci di nuovo allo stesso punto. 

Quel che segue è uno dei tanti documenti che tentano di spiegare l’inspiegabile, perchè una morte causata volontariamente non è mai un obiettivo positivo di cui andare fieri e perchè, soprattutto, il 7 ottobre il percorso di pace – ammesso che fosse in movimento – ha ricevuto una bastonata  mortale. Queste, quindi , le parole di una parte, quella più vicina ai Palestinesi (fonte AmbaMed). 

A seguire una intervista ad un riservista israeliano, precisa e circostanziata: “Non esiste una soluzione militare. Questi attacchi ricorrenti a Gaza non portano altro che morte e distruzione, e nessuna speranza per nessuno di noi”…  Con video completo.   Giusto per farsi un’idea. (nota del direttore di CF)

(fonte Ambamed) È in corso un genocidio a Gaza per mano israeliana. Rastrellamenti, deportazioni e sterminio. Da una settimana non è entrata una goccia d’acqua potabile. Non è una guerra contro Hamas, ma contro la popolazione civile, già martoriata da embargo e da ben 5 operazioni militari in 15 anni.
Netanyahu ha dichiarato ieri che è solo l’inizio. L’offensiva di terra è in preparazione ed è ritardata soltanto dalla richiesta di Washington di corridoi umanitari, per la fuga della popolazione verso l’Egitto o il sud desertico della Striscia. Commandos su carri armati sono avanzati ieri oltre la linea di demarcazione, per operazioni di ricognizione e poi si sono ritirati.
Questo che potete osservare è uno dei bombardamenti israeliani su Gaza City, ieri. I palazzi del quartiere Sudanei sono stati bersagliati dalle “vacuum bomb” (bombe ad implosione), l’uso delle quali è vietato nelle zone abitate da civili, dalle norme internazionali di guerra. Sono 256 i civili uccisi dai bombardamenti israeliani nelle ultime 24 ore. Medici senza frontiere ha denunciato che l’esercito israeliano ha dato, alla direzione dell’ospedale di Al-Audah, 2 ore per evacuarlo. “L’esercito israeliano ha colpito le strutture sanitarie con bombardamenti mirati ed ha causato la morte tra il personale. Noi continueremo a lavorare per curare i malati ed i feriti. L’ordine di evacuare è un crimine contro l’umanità”.
L’esercito israeliano ha emesso nella notte di giovedì un ultimatum alla popolazione di Gaza di abbandonare le proprie abitazioni e di dirigersi verso sud al di là della zona desertica nota come il fiume di Gaza. Avviso arrivato a tutti coloro che hanno un cellulare, perché la rete di telefonia è controllata da Israele. Ieri mattina i caccia di Tel Aviv hanno lanciato volantini che minacciano la popolazione, ordinando di lasciare la città per salvarsi. Migliaia di persone si sono messe in cammino e la situazione umanitaria si aggrava ulteriormente, perché nelle zone indicate moriranno di fame e di sete. Una colonna di sfollati è stata bombardata dai caccia israeliano provocando la morte di 72 persone. È un genocidio scientificamente studiato.
Un portavoce del Dipartimento di Stato Usa ha affermato che “Tel Aviv non ci ha informato preventivamente” di questo ordine di deportazione. L’ONU senza mezzi termini ha respinto l’ordine israeliano. Le cancellerie europee fanno come le tre scimmiette: non vedo, non sento e non parlo.
Egitto e Giordania hanno condannato il tentativo israeliano di ripetere l’operazione sionista del 1948 e quella dell’esercito israeliano 1967. Molti media arabi hanno scritto che a Gaza si sta compiendo una nuova Nakba.
È salito a 1900 il numero dei palestinesi uccisi sotto le bombe israeliane, tra i quali 614 bambini e 376 e ad oltre 7696 i feriti. Gli sfollati hanno superato i 400 mila. In Israele, l’esercito ha
comunicato che sono 1300 le persone uccise, civili e militari, nell’attacco di Hamas di sabato 7 ottobre.
Hamas ha annunciato che 13 dei prigionieri israeliani sono morti nei bombardamenti di ieri su Gaza. Il movimento islamista palestinese ha diffuso ieri foto dei prigionieri civili in condizioni normali di vita, mentre mangiano, si riposano su un divano senza manette o mentre parlano con i loro carcerieri. Propaganda utile a far pressione sul governo israeliano. Ma questi prigionieri sono stati distribuiti in diverse località segrete, in modo di impedire blitz di truppe speciali per liberarli. È un comportamento che rasenta l’uso di scudi umani. Il caso della ragazza tedesca, catturata al rave e portata su un pick-up a Gaza, sta suscitando in Germania un dibattito su come agire. La ragazza è in ospedale a Gaza dove viene curata dalle ferite ed ha potuto parlare al telefono con la famiglia.

Sotto gli occhi dei soldati israeliani, un colono armato ha sparato contro un manifestante palestinese a Masafer Yatta. L’esercito ha lasciato libero l’aggressore e l’ambulanza che ha
soccorso il giovane palestinese ferito è stata fermata per diverse ore ad un altro posto di blocco.
Questo è l’Apartheid coloniale dell’attuale Israele. Le incursioni dell’esercito di occupazione contro le manifestazioni di solidarietà con Gaza e contro l’occupazione militare hanno provocato 12 morti nella sola giornata di ieri, portando le vittime palestinesi della Cisgiordania nella prima settimana di guerra a 52 persone.

È alta tensione nel sud Libano. Caccia israeliani hanno compiuto attacchi sulle città libanesi di confine. Ucciso un giornalista e feriti altri 5 operatori dei media, mentre stavano seguendo la situazione bellica.

Si sono tenute grandi manifestazioni in solidarietà con il popolo palestinese in molte città e capitali del mondo arabo, islamico e internazionali. In Francia la polizia ha vietato le manifestazioni pro-Palestina ed è intervenuta duramente per colpire la gente che portava le bandiere palestinesi e gridava Palestina libera.

Austin a Tel Aviv e Blinken ad Amman dove si è incontrato con re Abdallah II e con il presidente palestinese Abbas. Il ministro della guerra statunitense ha garantito al suo omologo israeliano,
Galant, tutto il supporto logistico e di armamenti per l’operazione a terra contro la popolazione di Gaza. Aerei militari statunitensi hanno trasferito in Israele unità speciali Delta degli incursori per eventuali operazioni di liberazione degli ostaggi. Tra i prigionieri catturati dai miliziani di Hamas ci sono cittadini statunitensi.

Al Consiglio di sicurezza è in discussione una bozza di risoluzione presentata dal Brasile. La risoluzione condanna esplicitamente l’attacco di Hamas contro il territorio israeliano e chiede la liberazione dei prigionieri; condanna tutte le operazioni contro i civili e invita Israele (senza nominarlo) a mettere fine all’embargo contro la popolazione civile e di non agire per la deportazione dei palestinesi e infine chiede un cessate il fuoco. Anche la Russia ha presentato un testo di risoluzione che chiede il cessate il fuoco. Il rappresentante di Washington ha chiesto corridoi umanitari per salvare i civili in fuga. Prima della seduta del Consiglio, il segretario generale
dell’ONU, Guterres, ha invitato le parti a rispettare il diritto internazionale e umanitario, chiedendo al governo di Tel Aviv di mettere fine all’embargo totale e di non deportare la popolazione.

https://www.democracynow.org/2023/10/10/haggai_matar_israel_reservists_palestine

Israele ha mobilitato circa 300.000 riservisti dell’esercito mentre intensifica la guerra contro Gaza in seguito al devastante attacco a sorpresa dei militanti di Hamas sabato che ha ucciso centinaia di persone all’interno di Israele, tra cui molti civili. Il giornalista Haggai Matar di +972 Magazine afferma che, mentre la violenza ha scioccato gli israeliani, l’occupazione militare senza fine e l’apartheid hanno preparato il terreno per gli eventi di questo fine settimana. “Non esiste una soluzione militare. Questi attacchi ricorrenti a Gaza non portano altro che morte e distruzione, e nessuna speranza per nessuno di noi”, dice Matar, un obiettore di coscienza che ha rifiutato il servizio nelle forze di difesa israeliane.”. 

In Israele può tranquillamente essere obiettore e assolutamente libero di esprimere le sue opinioni, così come il premier  Netaniyau esprime volontà vendicative e di eradicazione totale rispetto alle (molte) forze di Hamas ed Ezbullah vari… Ricordiamocelo…. in Israele possono farlo, nei vicini Stati arabi no. E non chiedeteci il perchè…(cfr. sopra n.d.r.)

Video citato in

https://www.democracynow.org/2023/10/20/divide_and_rule_how_israel_helped   (“Divide and Rule”: How Israel Helped Start Hamas to Weaken Palestinian Hopes for Statehood)

 

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