Via dalla pazza folla

E’ il titolo di un romanzo di Thomas Hardy, da cui fu tratto un film circa 100 anni dopo diretto da John Schlesinger e interpretato da attori britannici del calibro di Julie Christie, Terence Stamp ed Alan Bates, che io ebbi modo di conoscere personalmente.

Ma per me questa frase significa starsene per conto proprio, non entrare nei processi di massificazione, cercare di trovarsi in un piccolo angolo di mondo tutto per sé, lontano dal frastuono provocato da “gli altri”.
Mi sembra che questo processo di massificazione sia rimasto uguale o simile negli ultimi 50 anni, rivedo le lunghe file di macchine che, in autostrada, procedono verso le località di mare, come se la promessa di un fazzoletto di sabbia fosse sufficiente ad assicurare la felicità vacanziera. Illusioni televisive…
Ed anche il miraggio della riviera romagnola l’ho provato personalmente tanti anni fa, con il terrore di calpestare corpi ignudi, contenti di questa illusione del tempo libero. Ero assieme a degli amici a Rimini, con la mente che si interrogava sul valore di quel sole e di quel mare condiviso da tanti corpi.
Non ci fu felicità quell’estate, solo la constatazione che ogni essere umano ha bisogno di uno spazio vitale attorno a sé e solo questo veramente conta.
Ecco, per me, c’è questo rapporto col mare, qualunque esso sia, o il piccolo mare Adriatico o il fascinoso Mediterraneo o l’immenso Oceano Pacifico.
Ed allora mi rivedo bambino, su una piccola barca, a largo di Santa Margherita, sperimentare i miei primi rapporti con l’acqua e, più tardi, giovane uomo, veleggiare lungo le coste della Dalmazia, come un piccolo Ulisse coperto di sale, contento di nutrirmi soltanto di pesce e di bere qualche bottiglia di aspro Malvasia.
Non posso fare a meno di ricordare la mia più grande avventura sul Mare, e cioè nel pieno Oceano Pacifico, un viaggio di 45 minuti su di un aliscafo, pronto a raggiungere la destinazione finale, l’atollo di Manu-Manu, fantastico anello circolare avente all’interno un lago di acqua dolce e all’esterno l’immenso oceano salato: sulla stretta striscia di sabbia qualche rado turista e dei piccoli baracchini malmessi, sui quali i locali vendevano pesce e frutta tropicale. Certo, magnifico, e con un senso di infinitezza.
Ma, devo dirlo, il ricordo che più mi avvince è quello della mia giovinezza, quando, uscito dal palazzo dei Doria a San Fruttuoso, ben munito di pinne, maschera e snorkel, mi gettai in acqua e mi immersi verso il Cristo degli abissi, ivi collocato pochi anni prima.
Ero veramente solo, ma come protetto da una mano divina che mi seguiva e mi accompagnava, far from the madding crowd.

Viator

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