Il cammino della speranza da Alessandria all’Italia

Finalmente una buona notizia in questa fine di giugno del 2022, in un anno nero che più nero non avrebbe potuto e non potrebbe essere, tra Covid vinto ma non domo, e la grande tragedia umana della guerra in Ucraina e delle sue gravi conseguenze economico-sociali per la stessa Europa e soprattutto per l’Africa. Volesse Dio che questa guerra dannosa a tutti finisse presto, con la pace che sarà possibile fare.

Ma nel gran buio di quest’anno “dei tormenti” (invece che “dei portenti”), ora vediamo un po’ di luce almeno alla porta di casa, nei nostri Comuni, e in particolare nel nostro Comune: Alessandria. Giorgio Abonante e la sinistra hanno vinto. E pure al di là di Alessandria il centrosinistra è andato bene, strappando alla destra diversi Comuni importanti e gettando quasi nel panico – in riferimento alle ormai prossime elezioni politiche – i “grandi” capi dei tre gruppi fondamentali del centrodestra: Lega, Fratelli d’Italia e quel che resta di Forza Italia. Non sarà una campana a morto?

Il centrosinistra ha dunque vinto nelle elezioni parziali in corso. La vittoria non va enfatizzata perché queste elezioni concernevano solo due milioni di elettori, ma è molto significativa come indicazione di tendenza di tipo nazionale. Le elezioni locali saranno pure locali, ma hanno sempre un senso nazionale: i Comuni fanno parte dell’Italia, e l’Italia del mondo (guai a dimenticarlo). In Alessandria vale persino un poco di più. Mi ricordo che un compagno ed amico scomparso da tanti anni, Carlo Pollidoro di Tortona, poi senatore del PCI e allora, verso il 1972, segretario della federazione comunista alessandrina, mi diceva, allora, che quando c’erano le elezioni – in un tempo senza sondaggi – la prima telefonata dalle Botteghe Oscure, per capire come andava il partito in Italia, Palmiro Togliatti la faceva alla federazione del PCI di Alessandria. Considerava Alessandria rappresentativa delle città d’Italia. Il vento che soffiava in Alessandria sarebbe stato più o meno quello del Bel Paese: la fortuna di chiamarsi “grigi”. Ora, in queste elezioni amministrative molto parziali, ma non prive di senso a livello nazionale come gli stessi perdenti, o comunque “declinanti”, hanno ammesso, il centrosinistra è in netta ripresa, e il motore del centrodestra batte in testa. E proprio da Alessandria “si vede”.

Nella ripresa del centrosinistra, la vittoria di Alessandria è davvero molto significativa. È palese che qui il candidato di sinistra, Giorgio Abonante del PD, è prevalso in una delle pretese roccaforti del leghismo (anche se un tempo lo era stata, molto a lungo, del socialismo e comunismo). La vittoria è significativa perché qui era nata tanti anni fa la Giunta leghista antelucana di Francesca Calvo, durata due consiliature; e qui opera uno che è quasi il delfino di Salvini, il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. E la Lega esprimeva il sindaco “uscente”, ed ora “uscito: il nobile Gianfranco Cuttica di Revigliasco. Sono stati tutti “trombati”. Come direbbe Machiavelli, “la fortuna” sembra da alcuni anni aver abbandonato Salvini e la Lega. Sarà così anche domani?

È difficile non cogliere un dato di difficoltà grave della Lega, in Alessandria e in Italia. I “leghisti” sono al Governo nel Paese. Sono fortissimi in Parlamento, dove dopo la scissione dal M5S di Di Maio sono il partito di maggioranza relativa. Governano importanti Regioni e Comuni. Sono un partito “vero”, più degli altri partiti. Ma nonostante ciò sono riusciti a dare agli alessandrini un’impressione di forte inettitudine. Non tornerò a fare l’elenco delle cose che non vanno nella nostra città. Purtroppo sono pecche arcinote, e io le ho ricordate anche nell’ultimo articolo che ho scritto qui per queste elezioni: Alessandria in cammino (si verum est), il 4 maggio 2022. Richiamavo lo stato di crisi della città e dicevo che in tanta crisi Abonante era una vera speranza da cogliere senza se e senza ma. L’hanno pensato, evidentemente, anche gli alessandrini, che sono spesso scettici in modo inverosimile, ma non certo stupidi.

Il fatto che Abonante sia stato e sia il trionfo del “principio speranza” è dimostrato dal fatto che la Giunta di centrodestra uscente ha dovuto enunciare soprattutto buoni propositi per il futuro, quasi che nel quinquennio precedente non fosse stata al governo della città. Pur avendo tanto potere a livello nazionale, regionale e locale, i principali nodi sono rimasti irrisolti. Cuttica di Revigliasco è una persona ben intenzionata e gentile (e basta!). Ma il centrodestra non aveva nessuno migliore. E del resto cambiare il sindaco uscente significava riconoscere che si era governato male.

Tutto ciò rendeva ancora più credibile l’avversario del centrodestra, Giorgio Abonante, amministratore di lungo corso, di studi politico amministrativi seri e verificati sul campo, sia all’Università, sia a Palazzo Rosso, e sia a Palazzo Ghilini come funzionario in Provincia: un vero profilo da amministratore pubblico preparato, sperimentato, e a detta di tutti totalmente onesto e di buona volontà. E questo sicuramente porterà bene alla Città. Segnatevi la cosa sul vostro taccuino, e tra cinque anni guardate se avrà avuto ragione il matto che scrive: vedrete che Abonante farà il sindaco anche nella prossima consiliatura. Lo conosco appena, sono da tanto tempo “fuori dai giochi”, e quindi non sto sviolinando nessuno. Non sto descrivendo per niente un uomo eccezionale, un “leader” nazionale in pectore o un grande intellettuale, ma semplicemente uno in cui, in base a una lunga esperienza, credo di cogliere le qualità che occorrono a un primo cittadino in “un Comune così”. Credo che farà bene, e senza essere fazioso con nessuno.

Oltre alla figura di Abonante, che cosa ha determinato la vittoria del centrosinistra, specie in Alessandria?

Elementare Watson! Il solito “divide et impera”, o comunque “se vi dividete, imperant gli altri”, e se vi unite farete vedere i sorci verdi agli altri. Vale a sinistra come a destra. Ma se accade o non accade, non è deciso da un “destino cinico e baro”, ma dalle persone e forze effettivamente in campo; e questo, però – pur radicandosi in contesti locali – ha sempre un significato non solo locale.

Questa volta Alessandria, ben più che altrove, ha saputo mettere in campo un centrosinistra che si allargava. Intanto qui il Movimento Cinque Stelle, il cui protagonista è Michelangelo Serra, ha sostenuto il candidato del centrosinistra, Abonante, sin dal primo turno. Ma, soprattutto, ha pesato molto il passaggio di Giovanni Barosini dal centrodestra al partito di Calenda, Azione. Non si tratta però solo di faccende legate alla cucina locale, perché la ricerca di una forte convergenza, o “campo largo”, tra PD e M5S, è da anni la chiave di volta della politica del PD e pure del M5S di Conte. Quindi l’opzione di alleanza tra Abonante e Serra sta nella miglior tradizione del PD da Zingaretti a Letta, per non dir di Bersani. Ma su scala nazionale l’alleanza è riuscita male perché il M5S – gruppo che ormai è, ed è stato in pochissimi anni, tutto e il contrario di tutto – sta letteralmente evaporando, tanto che insistere troppo sull’alleanza col M5S da parte del PD rischia di configurare la classica situazione in cui il vivo abbraccia il morto. In materia, in Alessandria, con PD e M5S alleati sin dal primo turno, comunque c’è stata una felice eccezione. Siccome il M5S è andato male dovunque. Il suo risultato è stato modesto, ma significativo.

Ma a parte il M5S, ora va tenuto molto d’occhio il movimento di Calenda, Azione (qui a questo punto “incarnato” da Giovanni Barosini, che quantunque sia venuto dal centrodestra “verso” il centrosinistra non si può più snobbare in nessun modo). Non si sa come il rapporto del PD con “Azione” di Calenda andrà a finire, alle elezioni politiche e dopo, ma per me è totalmente ipotizzabile che un “centro riformista” del genere, in base a scenari difficili da descrivere a tavolino, sarà per il PD l’alleato di domani. Senza “centro” o “nella” sinistra (per me sarebbe meglio, nella logica dei “plurimi in uno” che sostengo da oltre trent’anni) o alleato “della” sinistra (come oramai è quello che si può fare in Italia), nessun’area progressista può vincere. Il M5S non è mai stato una roba così, se non a scapito del PD.

È vero che il centro in Italia ha più generali che soldati, o che voti – sol che si pensi, nel contesto d’oggi, a Renzi, o Calenda o Di Maio, e altri, ma secondo me tra questi qua quello “buono”, destinato a durare, e con cui il PD si dovrà alleare lasciando che le stelle cadenti vadano dove devono andare, sarà proprio il centro riformista di Carlo Calenda, destinato a egemonizzare gli affini. Meditate, compagni, meditate. E siccome è ormai chiaro che “Azione” di Calenda qui si chiama e chiamerà, per alcuni anni, Barosini, il PD dovrà dialogare, con rispetto e cordialità, anche senza esagerare con gli “embrassons nous”, che non sono decorosi e non servono a nessuno (nemmeno agli “abbracciati”).

E per ora qui faccio punto, augurando Buon lavoro, per cinque anni, a Abonante, alle amiche e amici eletti specie del PD (ma pure non elette o eletti), e alle liste “alleate”, e ai loro alleati di domani.

di Franco Livorsi

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