Documento costitutivo (2002)

Settembre 2002

Documento costitutivo

Circa un anno fa il risultato elettorale ha creato nel parlamento italiano un’ampia maggioranza di centro-destra, che a sua volta ha espresso il secondo governo Berlusconi. In tutto ciò non ci sarebbe nulla di straordinario: solo dal 1996 al 2001 le forze dell’intera sinistra hanno condiviso con alleati del centro la responsabilità di governare l’Italia repubblicana. Ma nel caso attuale, e per la prima volta, il governo e la sua maggioranza arrecano gravi lesioni al tessuto costituzionale, abbassandone i livelli di democrazia e mettendo a rischio l’indipendenza dell’ordine giudiziario e di molte istituzioni, la coesione sociale e l’unità del Paese, il carattere universale e pubblico del servizio sanitario e della scuola, il pluralismo nell’informazione. Il monopolio di fatto delle reti televisive e il conflitto di interessi che lo alimenta infliggono all’Italia una delle anomalie meno onorevoli. Ma questa è soltanto una delle inedite qualità di questa maggioranza di governo che, più in generale, risulta estranea, quando assolutamente non vi si riconosce, non solo ai più conclamati valori liberali, ma ai fondamenti della Repubblica, che sono l’antifascismo e il significato storico del binomio di giustizia e libertà.
Crediamo perciò indispensabile un processo di chiarificazione interna alla sinistra, e insieme di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, nonché di stimolo a tutte le forze democratiche e istituzionali per rispondere con la necessaria efficacia all’azione governativa.  E qui si collocano anche il senso e gli obiettivi di un’associazione come la nostra, aperta a quanti nel territorio alessandrino sentano  la stessa esigenza di chiarificazione e di risposta culturale, sociale e politica.
Abbiamo cominciato manifestando  pubblicamente, il 10 luglio scorso, il nostro sostegno alla  difesa dell’art.18 dello Statuto dei lavoratori, e quindi alla CGIL, aggredita tramite molteplici tentativi di diffamarla e isolarla, con l’obiettivo, da sempre perseguito nelle intenzioni  berlusconiane  e nel coro dei giornali di famiglia, di togliersi l’ostacolo di uno schieramento sindacale unitario. Confermiamo lo stesso sostegno alla sua raccolta di firme per i due no e due sì a tutela di tutte le forme di lavoro subordinato, tradizionale e atipico. Non accettiamo l’idea che il mercato senza regole possa determinare la vita di ciascuno sotto la minaccia della precarietà e dell’insicurezza lavorativa ed esistenziale.  Intendiamo affermare, insieme al valore sociale del lavoro, un’altra concezione  di società, fondata sull’uguaglianza e sulla solidarietà, sulla possibilità per tutti di accedere al sapere e alla conoscenza, sull’estensione dei diritti a chi ne è privo e sulla loro conferma per chi li possiede.
Pensiamo che altrettanto impegno vada profuso, oltre che per i temi dell’economia e del lavoro, per quelli della giustizia, della scuola, della sanità e delle comunicazioni, tutti nel loro intreccio primario con le politiche civili, sociali e ambientali.
Circa la giustizia, consideriamo prioritaria la battaglia contro le pretese riforme garantistiche del governo che, invece di risolvere i problemi dei suoi mezzi, dei suoi organici e del suo corretto e tempestivo funzionamento, mirano a lederne l’autonomia  e a incepparla ulteriormente allo scopo, del resto anche dichiarato, di garantire l’impunità ad alcuni imputati oggi al potere, con conseguenze devastanti per l’intera azione dello Stato nei confronti della mafia, del terrorismo e delle altre forme vecchie e nuove di criminalità che si avvarranno delle nuove ‘garanzie’.
Sono perciò almeno di tre ordini le urgenze a cui intendiamo recare contributi di riflessione, di dibattito e di intervento.

  1. Rivalutare la nozione e l’immagine stessa della politica. Poco più di un anno di governo non ha fatto altro che infliggere alla coscienza pubblica i guasti di una campagna elettorale permanente che ha cercato il consenso vellicando il peggio dei disvalori italici, dal pressapochismo dilettantistico alla complicità con chi è capace di furberia, dall’analfabetismo culturale al deficit cronico di senso dello Stato. Bisogna recuperare una concezione alta e severa della politica, che contrapponga  la consapevolezza della complessità dei problemi e la fatica civile del confronto e della discussione ai lazzi barzellettistici, alla volgarità intellettuale, agli insulti e alle semplificazioni a colpi di spot televisivi di cui è maestra la premiership nazionale. E, soprattutto, occorre rivalutare il nesso inscindibile tra impegno politico e impegno etico, per cui ciò che si fa non vuole catturare l’adesione di subalterni a cui dispensare menzogne e irresponsabili promesse,  bensì promuovere la costante, reciproca  conquista  dell’autonomia, della conoscenza e della responsabilità individuale e collettiva.
  2. Perseguire rigorose coerenze tra tutte le scelte, anche di più stretto riferimento quotidiano e locale, con la dimensione europea e planetaria. Alla globalizzazione selvaggia, che sottomette le politiche di ogni Stato nazionale agli immediati interessi delle oligarchie economiche, è per noi necessario rispondere riaffermando il primato della politica e per ciò stesso operando nei termini continentali dell’Europa dei valori di libertà, uguaglianza e solidarietà della Carta dei diritti di Nice, dell’Europa politica autenticamente federale, portatrice di un’investitura forte, ben oltre gli ambiti dei ciechi egoismi degli stati e delle piccole patrie,  in grado di rafforzare e rendere decisivo il ruolo dell’ONU di fronte ai conflitti internazionali, e di affrontare il pianeta della fame, delle malattie e dello sconvolgimento degli ecosistemi.
  3. Ricercare le convergenze con tutte le forze – movimenti, associazioni, sindacati, partiti – che, con pari dignità di patrimoni ideali, laici e religiosi, si riconoscano in un comune laboratorio, e con le quali sia possibile misurare il nostro orizzonte finalistico, che resta ancorato ai valori che della sinistra consideriamo peculiari: il nesso di giustizia e di libertà, la partecipazione e l’autogoverno dei lavoratori e dell’intera cittadinanza, la tensione senza fine alla responsabilità e alla democrazia dalla base della società e dello Stato. E, nella situazione presente, la promozione di una vera e propria cultura costituzionale repubblicana, insieme alla riproposizione delle sue radici storiche, democratiche e antifasciste.

Siamo consapevoli del fatto che una delle ragioni di fondo dell’attuale potere della destra sia anche da individuare in una ormai lunga crisi di identità della sinistra. E’ dunque più che mai necessario contribuire a una rinnovata definizione  dei suoi princìpi fondativi, di dottrina e di programmi politici, rifiutando ogni logica di reciproca esclusione tra le forze che ad essa si richiamano.

Associandoci con questi intenti, ci proponiamo di realizzare innanzi tutto un calendario di attività seminariali interne che, attraverso il confronto tra differenti punti di vista, ci consentano di promuovere nella città  momenti di dibattito culturale e di iniziativa politica.

Alessandria, 11 settembre 2002

Giuseppe Amadio
Donata Amelotti
Claudio Andreano
Mario Annone
Mario Arnoldi
Claudia Barberis
Enrica Beltrami
Elvio Bombonato
Gian Carlo Borelli
Liana Calcagno
Giorgio Canestri
Giovani Carpené
Franco Castelli
Mauro Cattaneo
Pier Luigi Cavalchini
Massimo Cellerino
Giuseppe Emiliani
Franco Ferrari
Walter Ferrari
Maria Rita Gelsomino
Carlo Gilardenghi
Grazia Ivaldi
Ettore Livorsi
Fanco Livorsi
Nuccio Lodato
Delmo Maestri
Massimo Marchese
Maurizio Mariani
Maria Monza
Patrizia Nosengo
Renzo Penna
Cesare Ponzano
Fabiana Ponzano
Giuseppe Rinaldi
Gianni Stefanutto
Luciana Ziruolo