1992, 1993, 1994: Quando tutto cambiò. O No?

L’Italia del 1992, 1993, 1994 è l’unico luogo dove è stato possibile raccontare una storia come quella vissuta in questo grande progetto televisivo senza precendenti.

In questo articolo cercherò di raccontare più o meno tutte e tre le stagioni della grande serie tv Sky trasmessa rispettivamente nel 2015, 2017 e 2019, attraverso i suoi personaggi, le loro storie e il loro contesto, nata dall’esigenza di raccontare il nostro Paese, ambientata negli anni che cambiarono profondamente l’Italia. O forse No?

  • 1992: L’ANNO DELLA “RIVOLUZIONE”

Tutto comincia a Milano il 17 febbraio, con un arresto da cui prende il via Tangentopoli e l’inchiesta Mani Pulite. È il 1992. L’anno che questa serie vuole raccontare. L’anno della “Rivoluzione”.

Scorrono le prime scene, scattano le manette per Mario Chiesa, presidente per un ente comunale di assistenza agli anziani, il Pio Albergo Trivulzio. È la scintilla che genera il Big Bang, è l’inizio di Tangentopoli ed è anche la scena su cui si apre “1992, la serie di Sky Atlantic in 10 episodi, prodotta da Wildside e diretta da Giuseppe Gagliardi (“Tatanka”), nata da un’idea di Stefano Accorsi, che è uno dei protagonisti, creata da Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo, che hanno curato la scrittura delle sceneggiature.

Sia pure in modo indiretto, attraverso i cambiamenti che i fatti del 1992 causano nella vita quotidiana di sei persone comuni, “1992” è la prima storia TV ad affrontare le vicende che più di 25 anni fa sconvolsero il Paese e spazzarono via una intera classe politica, sostituita da uomini e movimenti nuovi.

La serie offre un accurato affresco d’epoca, realizzato attraverso una ricostruzione quasi maniacale di gusti, colori, abiti, stili di vita di quegli anni di crisi, in cui interagiscono personaggi immaginari con i protagonisti e le “vittime” che il 1992 portò alla ribalta della cronaca, presentati qui, grazie a una scelta coraggiosa quanto inedita, con i loro veri nomi e cognomi.

Antonio Di Pietro, Piercamillo Davigo, Gherardo Colombo, Giovanni Falcone, ma anche il leader referendario Mario Segni, il leghista Formentini, Umberto Bossi, Marcello Dell’Utri rivivono nell’interpretazione di attori che sullo sfondo ne riconsegnano i modi, il linguaggio, in alcuni casi persino le esatte frasi, oltre all’aspetto. Tutti personaggi che determineranno il futuro del Paese.

Sullo sfondo appare anche Silvio Berlusconi (in questa prima stagione, visto da dietro e mai in volto) con due suoi discorsi pubblici in cui parlò del futuro dell’Italia con una visione basata sull’ottimismo e sulla speranza.

Storie di personaggi di fantasia si intrecciano con la cronaca e con fatti realmente accaduti, mescolando realtà e finzione. Le vite di sei persone normali si muovono all’interno di avvenimenti che fanno da cornice e restituiscono lo spirito, i drammi e i cambiamenti epocali dell’anno che ha profondamente cambiato la storia del nostro Paese. I personaggi al centro della storia non sono poi così lontani dalle vicende di Tangentopoli. In una Milano non più “da bere” per i morsi della crisi, si muovono queste sei persone comuni, uomini nuovi chiamati a scrivere questo Italian Tabloid sulle pagine ancora bianche della Seconda Repubblica. Le loro storie personali, dapprima sullo sfondo, diventano via via sempre più centrali nella trama. Intanto, tutto intorno, si snodano i momenti chiave di quell’anno: le inchieste sempre più incalzanti, il crollo dell’impunità di politici e imprenditori, le logiche che avevano regolato quel mondo. E poi l’avanzata impetuosa della Lega Nord, i suicidi degli imprenditori travolti dall’inchiesta, gli attentati a Falcone e Borsellino e l’avvcinarsi di Mani Pulite ai nomi eccellenti, come Bettino Craxi.

1992” è anche e soprattutto una sfida produttiva e creativa, un progetto teso a raccontare la realtà senza rinunciare ad usare tutti gli strumenti della serialità più sofisticata. Innovativo nella forma e nella sostanza. L’obiettivo è produrre qualcosa che non sia stato ancora fatto, attraverso un racconto diretto della Storia, anche attraverso i suoi eventi più controversi. Così “1992” permette allo spettatore di restare legato ai personaggi lungo il filo della turbolenza e affascinante storia italiana.

Ancora oggi, a oltre 25 anni di distanza, si fa i conti con il nuovo mondo generato dal Big Bang di quell’anno e se ne percepisce la straordinaria ricchezza.

Al centro del racconto sei persone comuni la cui vita si intreccia con il terremoto politico, civile e sociale innescato dalla maxi-inchiesta:

  • Leonardo Notte (Stefano Accorsi) è un cinico ex autonomo in fuga da un passato poco chiaro, divenuto esperto di marketing e pubblicitario di successo che cerca di capire come evolverà il Paese e i suoi consumi in seguito al terremoto di Tangentopoli.

  • Luca Pastore (Domenico Diele), il poliziotto che entra nel pool di Mani Pulite in cerca di giustizia contro uno spregiudicato industriale del quale è stato vittima.

  • Rocco Venturi (Alessandro Roja) è un altro agente di polizia del pool di Di Pietro che non è chi appare.

  • Bibi Mainaghi (Tea Falco) è la figlia viziata di un ricco industriale, simbolo dell’imprenditoria collusa con la politica della Prima Repubblica.

  • Veronica Castello (Miriam Leone) è una showgirl pronta a tutto pur di agguantare un ruolo da star in tv.

  • Pietro Bosco (Guido Caprino) è un ex militare segnato dalla guerra in Iraq, che si trova catapultato alla Camera dei Deputati con la Lega Nord.

Attraverso le loro sei storie, il loro intrecciarsi, “1992” offre un punto di vista inedito su uno dei momenti decisivi della storia del nostro Paese e di quell’anno che ha cambiato l’Italia.

La colonna sonora della serie è curata da Davide “Boosta” Dileo, tastierista della grande band musicale Subsonica, a cominciare dalla potente sigla dei titoli di testa che apre ogni episodio.

  • 1993: L’ANNO DEL “TERRORE”

La seconda stagione della serie riparte dal 30 aprile 1993, con la celebre scena all’Hotel Raphael, a Roma, dove la folla scaglia monetine contro Bettino Craxi. Se il 1992 è l’anno in cui la rivoluzione di Mani Pulite ha avuto inizio, il 1993 è l’anno del “Terrore”.

Il vecchio potere è caduto, ma prima che se ne instauri uno nuovo bisogna correre a occupare i posti che si sono liberati. E alla fine ci saranno vincitori e vinti. In questo clima, i protagonisti della serie combattono per guadagnarsi un posto nel 1993.

Dietro la macchina da presa torna Giuseppe Gagliardi, “1993” è il secondo capitolo della trilogia, composta stavolta da 8 episodi, in cui riprendono le vicende di Leonardo, Veronica, Pietro, Luca e Bibi. Uomini e donne che, mossi da ambizione, rivincita e vendetta, si ritroveranno nel caos del passaggio tra Prima e Seconda Repubblica:

  • Leonardo Notte (Stefano Accorsi) sogna un’avventura politica al fianco di Silvio Berlusconi (qui finalmente in questa seconda stagione con il volto del grande Paolo Pierobon), che riscatti i suoi trascorsi. Ma per riuscirci dovrà superare i conflitti del suo animo scisso e le insidie di un passato che ritorna. Al suo fianco c’è Arianna (Laura Chiatti), una donna con cui Leo non dovrebbe stare e che, pure, ha cercato, voluto, ottenuto.

  • Il leghista Pietro Bosco (Guido Caprino) ha visto deteriorarsi la sua storia d’amore, Veronica è ancora la sua ossessione eppure, proprio quando riesce a liberarsi da questo fantasma, capisce che il gioco della politica gli piace davvero.

  • Il poliziotto di Mani Pulite, Luca Pastore (Domenico Dieli), invece, non cerca il potere, lo combatte. Ha una missione da portare a termine e il 1993 è l’ultima occasione per ottenere vendetta. Per questo, Luca gioca il tutto per tutto, ma per un nuovo amore Eva (Camilla Semino Favro), lo spingerà a farsi delle domande e le sue certezze cominceranno a vacillare.

  • Accanto a Luca, torna l’allora PM di Mani Pulite Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi), che continua la sua battaglia per portare alla sbarra l’intero Sistema nel processo più famoso della storia italiana: il processo Cusani/Processo Enimont che sarà definita nell’ottobre del 1993 come “il Funerale della Prima Repubblica”.

  • Veronica Castello (Miriam Leone) ha ottenuto il successo che cercava in tv. Ma la competizione è agguerrita. E, soprattutto, quanto può durare questa carriera? Il rapporto con Davide, uno scrittore intepretato da Flavio Parenti, le darà nuovi strumenti per riflettere su se stessa.

  • Per Bibi Mainaghi (Tea Falco) ricchezza e potere ci sono già, ma Bibi è sola, senza amore e con un fratello Zeno (Eros Galbiati), che si sta perdendo. Forse la sua unica speranza è decidere di combattere quel potere che si è fatto oscuro.

Accanto a loro, nel cast, si ritrovano la giornalista d’inchiesta Giulia Castello (Elena Radonicich), il leghista Gianni Bortolotti (Teco Celio), la figlia di Leo Notte, Viola, interpretata dalla giovane Irene Casagrande, Giovanni Ludeno (Dario Scaglia) e un inedito Vinicio Marchioni nel ruolo di Massimo D’Alema.

Se il 1992 è l’anno dell’illusione, il 1993 è quello della paura. I personaggi vivono in un’epoca di grande smarrimento, ciascuno di loro deve fare i conti con il proprio lato oscuro e cercare di non soccombere. Un terremoto ha fatto crollare un sistema politico che sembrava inossidabile. La battaglia per il potere è aperta e vede schierati sul campo diversi contendenti. L’aria che si respira è pesante, ad aggravare la situazione le bombe della mafia che scuotono il Paese. Le linee telefoniche del palazzo del Governo si interrompono misteriosamente, il black-out democaratico è a un passo.

Ora l’intreccio si fa più articolato, le vicende più complesse. E’ l’ansia del riscatto a muovere i protagonisti e lo stile della serie riflette la loro inquietudine. Il confine tra luce e ombra si fa più marcato. Sono le regole del dramma politico a disegnare la fisionomia del racconto e a influenzarne lo stile. Le rigorose scelte fotografiche, la corrispondenza cromatica tra costumi e scenografia, il pop, e la reinterpretazione delle sonorità anni ’90, lavorano alla costruzione dell’immaginario di un’epoca che non si può leggere con una sola lente né si può filmare da un solo punto di vista.

Come in un classico noir, i personaggi si muovono in un contesto caratterizzato dall’incertezza, dove la realtà è perennemente ingannevole, in un universo corrotto e dove spesso rischiano la loro incolumità e sopravvivono violando le leggi.

Le loro vite, così come le vicende storiche che raccontano la serie, sono sfaccettate e segnate dalle sfumature. La macchina da presa cerca di catturare le diverse anime dei protagonisti senza giudicarli, mostrandoli nella luce e nell’ombra delle loro solitutdini e delle loro contraddizioni.

1993” è il racconto di un’epoca, ma soprattutto il racconto delle vite di uomini e donne che, più o meno consapevolmente, cercano di sopravvivere a se stessi e alla Storia.

  • 1994: L’ANNO DELLA “RESTAURAZIONE”

Tre furono le stagioni della Rivoluzione Francese. Per prima venne la Rivoluzione. Poi ci fu il Terrore. Infine la “Restaurazione”. È da qui che la terza ed ultima stagione della serie “1994”, sempre composta da 8 episodi, riparte alla grande con un modello differente dalle prime due stagioni, uscendo fuori dal tradizionale schema delle vincende intreccate dei nostri protagonisti, concentrandosi stavolta, su ognuno di loro.

Alla regia dell’ultima stagione sempre Giuseppe Gagliardi, a cui viene affiancato il regista Claudio Noce dirigendo 4 episodi a testa.

I primi 4 episodi sono incentrati sui nostri protagonisti, uno per episodio:

  • L’Italia è il Paese che amo. Qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti…”, non poteva che iniziare così il primo episodio, ma nella telecamera della “Discesa in Campo” non troviamo il Cavaliere Nero, bensì Leonardo Notte (Stefano Accorsi) che recita il celebre discorso, però è un sogno. Il nostro Leo Notte si sveglia in una stanza all’interno di uno studio televisivo. È il 23 marzo 1994. A pochi giorni dalle elezioni politiche a “Braccio di Ferro” la trasmissione condotta da Enrico Mentana su Canale 5 va in scena il dibattito tra Berlusconi (Paolo Pierobon) e Achille Occhetto, candidato dell’Alleanza dei Progressisti. Questo primo episodio è incentrato su Notte in cui riuscirà a chiudere definitamente con il suo oscuro passato.

  • Il secondo episodio è invece tutto al femminile con Veronica Castello (Miriam Leone), dove dopo la sua carriera di showgirl interrotta nella stagione precedente, viene eletta deputata di Forza Italia il 28 marzo 1994, il giorno della vittoria del centrodestra e di Silvio Berlusconi, dove fa la conoscenza di Giovanna Melandri, Anna Finocchiaro e Sesa Amici, deputate del PDS (Partito Democaratico della Sinistra) a cui stanno lavorando a un disegno di legge contro la violenza sulle donne e dove inevitabilemente si incrocia di nuovo faccia a faccia con il suo vecchio ed inarrivabile “amore”: Pietro Bosco.

  • È il terzo episodio quello dedicato a lui. Pietro Bosco (Guido Caprino), il 13 maggio 1994 viene eletto sottosegretario agli Interni voluto da Umberto Bossi per tenere sotto controllo il ministro Roberto Maroni (interpretato da un bravissimo Rosario Lisma), temendo che possa cedere alle lusinghe di Berlusconi come hanno già fatto alcuni parlamentari. Ma il famoso “Decreto Biondi” lascia in libertà parecchi arrestati, tra cui l’ex-ministro della Sanità Francesco De Lorenzo e di un noto calabrese Giuseppe Izzo (personaggio inventato) l’assassino del padre di Pietro Bosco, Dino. Questo convince Bosco a fare un passo indietro e a sentire un suo vecchio amico per annunciargli la sua intenzione di sostenere la caduta del governo. In questo episodio i personaggi di Pietro Bosco e di Leonardo Notte si incontrano per la prima volta, decisivi per gli episodi successivi.

  • Il quarto episodio si svolge là dove tutto ha avuto inizio, nelle stanze della procura di Milano con Antonio Di Pietro (Antonio Gerardi) e il suo collaboratore fidato Dario Scaglia (Giovanni Ludeno) che dovrà fare i conti con il padre Donato, ex colonnello della Guardia di Finanza, che gli annuncia di essere prossimo alla morte per una malattia terminale. Nel frattempo il pool di Mani Pulite si occupa delle tangenti pagate sul caso Mondadori.

Se questi primi 4 episodi sono solo un assaggio, il quinto e il sesto episodio di questa grande stagione sono il vero e proprio fiore all’occhiello della serie, due episodi pazzeschi:

  • La scelta del quinto episodio (l’ultimo diretto da Giuseppe Gagliardi) va a cadere a Villa Certosa per raccontare l’incontro tra Berlusconi e Bossi nell’estate del 1994, rimasto famoso per la canottiera ostentata da leader leghista come simbolo di diversità. La serie qui tocca le più alte vette della serialità televisiva: Billy Wilder, Paul Thomas Anderson, “Weekend con il morto” e “House of Cards” splendidamente mescolati insieme.

  • Tutto a vantaggio per l’episodio successivo, diretto da Claudio Noce, ambientato a Napoli durante il G7, summit internazionale contro la criminalità organizzata nel giorno dell’arrivo dell’avviso di garanzia per Silvio Berlusconi, tutto incentrato sulla guerra tra procura e governo con in mezzo il travet della situazione, Leonardo Notte, l’uomo che voleva scampare il carcere. Momenti musicali permettamente montati sulle loro scene, un grande thriller politico pieno di meccanismi ed intrecci volti a far interagire lo spettatore all’interno di quel mondo.

Il settimo episodio, invece, che chuide male il triangolo sentimentale Notte/Castello/Bosco ambientato a Dicembre durante la caduta del primo governo Berlusconi (il famoso “Ribaltone”), è l’unico episodio che si svolge in un mondo a sé, esterno dalla politica e dall’attualità del ’94, centrato sul solo triangolo sentimentale. Qualcuno volta faccia (uno dei pochi momenti attaccati a ciò che avvenne sta all’inizio sono le dimissioni di Di Pietro), qualcuno si scuserà alla fine. In mezzo la puntata chiude i conti con la storia d’amore che ha sorretto la seconda e la terza stagione, quella che vede Veronica Castello divisa tra un amore burrascoso e uno che forse nemmeno è tale ma è il più conveniente per lei. È questo l’episodio più deludente della stagione.

Ma per fortuna che c’è l’ultimo episodio a risanare il bilancio della serie, ambientata a sorpresa 17 anni dopo, nel 2011, durante il giorno più lungo di Berlusconi (il 12 Novembre). Leonardo Notte è un impreditore di successo a Londra, (come suo collaboratore fidato troviamo proprio Dario Scaglia (Giovanni Ludeno) che aveva lasciato anni prima il pool di Mani Pulite dopo le dimissioni di Di Pietro) ma quando uno scandalo per una sua linea aerea rischia di andare in default, Leo Notte ritorna a Roma, nel posto giusto ma nel momento sbagliato. Qui troviamo un perfettto lavoro di invecchiamento fatto su Silvio Berlusconi (Paolo Pierobon), incartapecorito, così gonfio come un otre di risentimento che nel confronto finale sembra il Pinguino di Batman.

Pietro Bosco esce da un carcere di Roma sotto libertà vigilata dopo anni di latitanza dopo aver fatto fuori l’assassino di suo padre 17 anni prima, nel ’94. Mentre lo troviamo baffone, capellone e invecchiato, si imbatte in suo figlio ormai adolescente cresciuto da Veronica Castello e portato da lei in grembo anni fa.

Veronica, invece è ministro ancora per poco nell’ultimo governo Berlusconi, dove lei sembrerebbe essere la chiave per la caduta del governo.

Anche altri personaggi ritornano leggermente invecchiati segnati da vari destini differenti.

Ed è proprio qui, in una delle scene finali, che la genialata degli sceneggiatori della serie Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo si fa sentire eccome:

Dario Scaglia (Ludeno), in mezzo alla piazza in cui si è appena dimesso Berlusconi, reincontra Antonio Di Pietro, qui ormai leader del suo partito l’Italia dei Valori (IDV) dire: “Senti la gente che esulta, senti. Senti che musica…”,

Scaglia risponde: “La Gente?”,

Di Pietro: “La Gente!”

Scaglia: “Quella che ha fatto vincere tre volte le elezioni a Silvio, o quella che tirava le monetine a Craxi? No, perchè io sto un poco confuso, dottò. La stessa gente che per strada gridava ‘DI PIETRO, DI PIETRO’, se lo ricorda? Poi è andata a votare Berlusconi alle elezioni del ’94. La gente non ci capisce una mazza, dottò. E lei adesso gongola. Ma sta tarantella qua è cominciata con Mani Pulite e più andrà avanti e più sarà peggio… a dare ascolto alla gente. Quindi dottò non rida troppo, dia retta a me”.

Eh già… la stessa gente che poi voterà il Movimento 5 Stelle.

1994” è la stagione migliore di questa grande serie tv senza precedenti.

In conclusione, l’intera serie riesce benissimo a raccontare le vicende di personaggi di pura finzione mescolati sullo sfondo di fatti realmente accaduti, raccontando lo specchio perfetto dell’Italia negli anni che hanno scosso la storia del nostro Paese. O forse No?

Riccardo Coloris

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