Una nuova restaurazione in vista

Il presidente dell’Unione Industriali l’aveva detto a Mario Draghi in quel di Cernobbio, poco prima che fosse dichiarata la morte per asfissia del governo stesso. L’aveva detto sia in Confindustria, che alla Bocconi e, poi, ancora a Cernobbio, appunto, diventato vera vetrina della politica economica dai tempi del primo Berlusconi. Carlo Bonomi era stato chiaro…”i problemi sono molti e derivano dalla scarsa tendenza all’investimento dell’italiano medio, dalla sua tendenza ad essere “accumulatore compulsivo” con una concezione del denaro da anni Sessanta dello scorso secolo“. Situazione aggravata, secondo Bonomi, dal  rifiuto di ogni lavoro minimamente impegnativo, ripiegando sul “comodo cuscino” del “reddito di cittadinanza”. Applausi scroscianti hanno accolto passaggi di questo genere come quelli che rimandavano ad una riforma del sistema pensionistico che, comunque, doveva tener conto delle “giuste premesse” (sic) della già ministra Fornero. Cercando di alleggerire il peso pensionistico per lo Stato e lodando al contempo tutto quello che sapeva di investimento pensionistico privato. Idem per il comparto sanitario, definito “difficilmente riformabile” (1) in presenza di lacci e lacciuoli di ogni tipo, di incongruenze tra regione e regione e di presenza, comunque invasiva del controllo dello Stato al momento dell’assegnazione degli appalti. In una parola “liberalizzazione”. Su “Libero”, sul “Giornale”, sul “Foglio”, questi ragionamenti venivano riportati con asettica freddezza o, nel caso di Libero, addirittura come una liberazi0ne vera e propria. Gli altri “giornaloni” tenevano la notizia in settima / ottava pagina, avvertendo il calor bianco che sottendeva…

Detto fatto….ecco il governo Meloni che si allinea immediatamente e propone una legge finanziaria che va oltre i freddi  numeri, per andare  a rispondere alla pancia di chi ha già avuto e ha molto e non è disposto a mollare di un millimtro i suoi privilegi.

Il segretario della CGIL nazionale ci ha aiutatao, da par suo, a capirci di più. Ecco cosa ne è venuto fuori.

Una manovra sbagliata, che colpisce i più poveri e accresce la precarietà, reintroducendo i voucher”.   E’ durissimo Maurizio Landini e, purtroppo, è ben consapevole che l’affermazione non sia solo una forzatura da comizio ma la triste realtà che ci aspetta. E’ molto chiaro nello specificare che “la finanziaria 2023 presentata dal Governo Meloni andrebbe rifatta integralmente. Nei prossimi giorni proporremo queste valutazioni a Cisl e Uil. Considereremo tutte le iniziative necessarie a sostegno delle nostre richieste”. Per il leader Cgil le misure della legge di bilancio muovono “in una direzione diversa dai bisogni reali. Delineano l’arretramento del Paese. Nel momento in cui bisogna unire, loro propongono l’autonomia differenziata. Quando servirebbero fraternità e solidarietà, cancellano il reddito di cittadinanza e premiano gli evasori. Il messaggio è che i furbi sono quelli che evadono”.

Comincia con l’analizzare il metodo usato per la proposta di programmazione economica. Ci ricorda che il Sindacato nel suo insieme non è stato ascoltato e che quel che ne è venuto fuori è poco più che un pateracchio indigeribile . “Proprio perché il momento è uno dei più difficili di sempre abbiamo proposto al governo che con questa legge finanziaria si avviassero riforme vere, coinvolgendo il mondo del lavoro, ragionando su interventi fondati su qualità e sicurezza sul lavoro, su nuove politiche di sviluppo. Non sulla precarietà”. Sembrava ci fosse un avvicinamento, per lo meno nei modi, dopo l’incontro dello scorso 9 novembre alla presenza della stessa presidente Meloni e di alcuni suoi qualificati ministri e sottosegretari poi il nulla… O, meglio, la lettura di quanto è stato deciso senza più interpellare, neanche indirettamente, il mondo sindacale.

Oltretutto alcuni provvedimenti sono al limite del ridicolo. Riguardo al cosiddetto “cuneo fiscale” avevamo suggerito di riprendere la proposta fatta al Governo Draghi. Invece un punto in più sino a 20 mila euro, corrisponde a circa 12 euro lordi. Le rappresentanze confederali dopo mesi di incontri con Draghi e co. spuntarono ben altro:  il 5 per cento perché chi lavora in modo da poter  recuperare una mensilità. In aggiunta, un meccanismo automatico, il recupero del fiscal drag.Invece ci troviamo di fronte ad una “concessione” degna di Maria Antonietta ma niente che vada ad incidere davvero.  La Cgil aveva anche proposto di “detassare gli aumenti nei contratti nazionali e di assegnare loro, attraverso la via legislativa, un valore generale, sancendo così un salario minimo e diritti normativi per tutte le forme di lavoro. Non c’è traccia di tutto ciò. Invece ecco i voucher. E la flat tax: a parità di reddito, un dipendente paga il 43 per cento e un autonomo il 15 per cento”.

Stesso discorso trito e ritrito in campo fiscale. Le timide aperture messe in campo dal seciondo governo Conte e dal governo Draghi hanno trovato uno stop corporativo che va ad approfondire una disparità evidente fra chi è tartassato davvero (e non se ne accorge) e chi continua bellamente a non pagare nulla o quasi. Affermazioni come “Il fisco è un elemento fondamentale di cittadinanza” fatte dal segretario landini e riprese con un roboante: “si tratta di un patto su cui si regge il Paese, che ha più di 100 miliardi di evasione annui. Non si può non affrontare. È una cultura sbagliata, uno schiaffo in faccia a chi ha pagato le tasse. Se vogliamo offrire più diritti e più sanità, il fisco deve essere giusto”. Non solo. Landini critica la flat tax (“un grave errore anche questo”, afferma) e rimarca l’atteggiamento dell’esecutivo verso l’evasione: “Non hanno dichiarato guerra agli evasori. Siamo ancora ai condoni mascherati. Così il Paese arretra. Combattere l’evasione vuol dire tracciare tutti i pagamenti e non invece aumentare la circolazione del contante. Nell’era digitale si può fare, ma manca la volontà politica”.

A dimostrare la “benevolenza” del governo c’è anche “la tassa degli extraprofitti, che si è fermata al 35 per cento e non recupera i miliardi che si potrebbero”. E c’è la scarsa considerazione di “salari e pensioni, che sono tassati più delle rendite finanziarie. Sono mosse che favoriscono i ricchi e diffondono la povertà”

Altro passaggio cruciale della proposta economica in via di approvazione (al massimo con qualche piccola variazione) è l’attacco al c.d. “reddito di cittadinanza”, diventato improvvisamente la causa della mancanza di lavoro e della subalternità di fette importanti di popolazione. “Abbiamo presentato proposte per migliorarlo, loro lo stanno cancellando. Hanno preso tempo per arrivare nel 2024 e buttarlo via”, commenta Landini, ricordando che “già adesso non si poteva rifiutare una proposta di lavoro. Ma deve essere una proposta congrua e dignitosa. Oltretutto il reddito è familiare, non individuale. Dimenticano che creare lavoro vuol dire aiutare anche chi ha solo la terza media, e non va bene un impiego pur che sia. Cancellare il reddito non è una politica attiva del lavoro”.

Anzi. In mancanza di percorsi di sostegno seri diventa, di fatto, una penalizzazione per le fasce già in difficoltà oggi, arrivando addirittura ad ipotizzare un draconiano “chi non si adeguerà sarà tagliato fuori” (parole della presidente Meloni a “Porta a porta”). D’altra parte questo è il governo di chi non vuole cambiare nulla, dei “parvenus” di provincia e senza cultura, più che dei “ricchi” o presunti tali. E, proprio su questa china, in tema di politiche attive, il Governo Meloni ripropone i voucher. “In questo Paese si è fatta una battaglia contro i voucher. Avevamo raccolto milioni di firme per abrogarli, di fatto ora si torna alla liberalizzazione”, prosegue il segretario generale: “Questo implica che nell’agricoltura, nel turismo e nei servizi, si sostituisce il lavoro contrattuale e garantito con un semplice voucher. Si aumenta la precarietà”. D’altra parte una nazione che non vota se non per il cinquanta per cento, che ha un tasso di abbondono scolastico post obbligo da Terzo Mondo, che ha la più bassa percentuale di universitari in vista della laurea di tutta Europa, non può che essere preda di tutte le varie forme di precariato non tracciabile che fanno dell’Italia, il paradiso del “lavoro nero”. Tra l’altro, l’attacco al “reddito di cittadinanza” avrà una notevole ricaduta anche sulla previdenza: “Quando una persona deve costruirsi un percorso pensionistico con forme di lavoro sottopagate, vuol dire che non avrà la pensione. Questi tornano indietro. Riportano le persone e il lavoro a essere una merce che può essere comprata e venduta”.

E non è finita qui. In tema di pensioni, non solo vi è la tendenza a rendere ancora più rigida e pesante l’attuale normativa ma si cercano tutti i modi per penalizzare chi la pensione ce l’ha già.

In tema di previdenza, il primo argomento toccato da Landini è quella di “Opzione donna”, che varierà secondo il numero dei figli. “Un altro errore”, dice: “Bisognerebbe riconoscere alle donne che hanno avuto dei figli un anno di contributi per figlio, come se avessero lavorato. Cambiare il requisito dell’Opzione donna è discriminatorio. La maternità è una scelta libera che non può essere penalizzata”.

A corollario di quanto accennato prima si arriva alla promessa di superare la legge Fornero con Quota 103. Landini è lapidario: “Una grande presa in giro. Si va da Quota 100 a 103, ma la riforma Fornero è sempre lì, uguale a prima. Addirittura, adesso incentivano chi in pensione non vuole andare. Non modifica in modo strutturale il quadro normativo. Non pensa alla pensione di garanzia per i giovani e per chi ha carriere discontinue e povere. Non si riconosce la diversa gravosità del lavoro e le differenze di genere. Una furbata che peggiora in certi casi la legge Fornero”. Esattamente l’obiettivo che si erano prefissati i “soloni” esperti in economia di cui si è circondata la Giorgia nazionale.

Ma questa non è l’unica “furbata”,  tanto da far rimpiangere, per certi aspetti, l’esecutivo Draghi.  “Si è modificato il meccanismo d’indicizzazione delle pensioni, senza alcun confronto preventivo coi sindacati. Lo Stato risparmia 3,5 miliardi, mentre sono dieci anni che chiediamo un meccanismo d’indicizzazione per tutelare il valore reale dei vitalizi. Con il Governo Draghi ciò era stato deciso. Questo governo peggiora la situazione”. Ancora una volta preciso e documentato il nostro Landini, mai come in questo periodo oscurato da media tv e giornali.

Altro tema di scontro è quello della sanità. Tutte le componenti sindacali, le rappresentanze di medici e operatori del settore sono concordi nell’affermare che  bisognerebbe “investire, rendere stabili i precari e puntare sulla sanità pubblica. Lo stesso Pnrr prevede investimenti per consolidare le strutture pubbliche e costruire sul territorio. Ridurre la spesa per la sanità pubblica vuol dire avere in testa di aprire a quella privata. Si mette in dubbio la tenuta delle singole Regioni che hanno speso di più durante la pandemia e rischiano di dover tagliare i servizi”. Il governo, però, lamenta la mancanza di risorse. “I soldi vanno presi dove ci sono”, chiarisce Landini: “Bisogna tassare tutti gli extraprofitti e chiedere un contributo straordinario di solidarietà a chi ha fatto profitti in tutti i settori per contribuire al bene comune. Invece non si sostengono i salari, non si crea nuova occupazione e il conto lo pagano le persone che hanno tenuto in piedi questo Paese”.  Un passaggio già  ben argomentato durante la riunione del 9 novembre ma, evidentemente, non nei desiderata di chi conta veramente in questa Nazione.

La manovra 2023, insomma, è da bocciare. E c’è dell’altro: “I provvedimenti per l’energia arrivano sino a marzo. Se continua la guerra che si fa dopo? Che iniziative si stanno prendendo? Che scelte per renderci autonomi, con un piano energetico fondato sulle fonti rinnovabili? E sul piano delle politiche e delle scelte economiche?”.  Si riparla, però, del ponte sullo Stretto. “Abbiamo bisogno di autostrade digitali che connettano l’Italia”, annota il leader Cgil: “Il ponte non mi sembra l’esigenza di un Paese che ha bisogno d’infrastrutture materiali, sociali come asili e scuole, sanitarie come gli ospedali. Il resto sono bandierine, specchietti per le allodole”. (1)

Centrale in tutto l’ambaradam è la funzione oscurante dei media di Stato e della stessa Mediaset. Meglio parlare d’altro o lasciar dire alla Meloni o a Tajani (ora anche da Lollobrigida) che tutto va bene. Che la presenza del nuovo leader a Palazzo Chigi non solo ha trovato sostegno e interesse in tutta (quasi) Europa ma ha avuto la conferma dei grossi investitori che, tranquillamente, vedono ancor più sicuri i loro profitti in Italia. Un governo di destra/centro che al primo posto mette il classico “queta non movere”, “cerca di andare d’accordo con tutti”, “segui il branco e non te ne pentirai”. E il “branco” che conta è quello dei soliti potentati che muovono miliardi come caramelle e che detengono fondi, poteri, conoscenze, che neanche uno Stato moderno come la Svizzera riesce ad avere. Il mondo sindacale ci prova…Prova a togliere il velo di omertà che da troppo tempo garantisce a chi ha fatto soldi (specco in modo discutibile) di continuare a farne sempre più infischiandosene di fabbriche, operai e ambiente. Il mondo della scienza (e di quella economica in particolare) è ben cosciente di quello che sta succedendo e, in qualche caso, prova a segnalarne la pericolosità. Ora si tratta di vedere se questa collaborazione, più volte auspicata, tra mondo della cultura economica e quello del lavoro (nuovo e vecchio), troverà una sintesi efficace e dirimente. Una delle poche cose concrete che, se ben veicolata e gestita, potrebbe mettere in crisi il goverso di Giorgia Meloni. Vedremo.

 

.1. https://www.radioradicale.it/scheda/664487/economia-la-conferenza-stampa-del-presidente-di-confindustria-carlo-bonomi

.2. https://www.collettiva.it/copertine/italia/2022/11/25/news/ervgtrb5ryb5n5yn-2523371/

 

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