Alessandria, Città del Monumento…

o Città del Nocumento?

Presentiamo nella sua forma integrale una significativa lettera del civis Franco Castelli,  sicuri di un vostro gradimento

Cari amici di Città Futura,

in questa calda e afosa estate 2019 sono francamente disgustato dall’invereconda baracconata con cui Alessandria ha voluto, ancora una volta, non onorare, ma insultare  la memoria di Umberto Eco.

Quasi 40 anni fa, in una mia rubrica dal titolo “Mitologica Alessandrina”, agrodolce scorribanda su miti e  riti degli  alessandrini, assai apprezzata da pochi valorosi amici, avevo ad un certo punto affrontato la vexata questio del rapporto di Alessandria con la Monumentalità. Ovviamente, ironicamente partivo da lontano, dal senso stesso del concetto di Monumento, legato/contrapposto al concetto di Documento, come ci insegna il buon vecchio Le Goff.

Se non ricordo male, facevo una rapida carrellata su alcuni deplorevoli prodotti pseudomonumentali che la nostra città ancor oggi esibisce. Purtroppo, ciò che è seguito da allora (l’orrendo rifacimento del monumento a Rattazzi in piazza della Libertà, e ora questa volgare e incredibile operazione “di regime”) non fanno che confermare e – ahimé! – inverare il malvezzo, sino a ipostatizzarlo, rendendolo insomma qualcosa di indissolubilmente radicato nell’ethos degli alessandrini.

In un altro mio articolo, uscito sul Piccolo il 12 novembre1983, provocatoriamente intitolato Gli alessandrini becchini… del loro futuro (intervento  su “Una certa idea di Alessandria”), se ben ricordo, avevo ripreso qualcosa su questo tema. L’articolo era piaciuto molto a Franco Livorsi, ma adesso non saprei proprio come recuperarlo.

Io (ancora dolorante per un infortunio occorsomi un mese fa) sono in montagna, a

Sestriere con il nipotino, e sui social ho appena sfiorato l’accaduto con alcuni post ironici su Facebook, ma credetemi che la cosa mi pesa, mi angustia e disgusta profondamente. Non ho letto nulla di ciò che può essere apparso localmente sui giornali, per cui magari dico cose già espresse da qualcun altro (e ciò mi conforterebbe), ma l’impressione che ne ho tratto da alcuni commenti letti sui social, è che la maggioranza sia appagata e plaudente. Il che conferma l’amara chiusa dell’antica bosinata:

                                     e ‘r bon pòpul bunason

                                      er peja tüt per lacabon.[1]

Che dire? Mala tempora… Buona estate, nonostante tutto

 

Franco

Ecco i titoli delle prime 5 puntate di quella lontana MITOLOGICA ALESSANDRINA scritta per scherzare e che, purtroppo, non fa che inverare le sue più pessimistiche visioni/pre-visioni…

            Mitologica  alessandrina, una ironica scorribanda su miti e  riti degli  alessandrini: 22    puntate sul settimanale “La Settimana” di Alessandria, dal  19.5.1983 al 25.10.1984;             ripresa sul mensile “La Città” nel 1996-97

 

  1. Ouverture, ossia Dal blasone comunale al pian di  babi:  il conflitto  fra  l’Alto  e  il Basso,  perno  della  storia  degli Alessandrini de Palea.(19.5.1983)
  2. La Vertigine delle Altezze: dove si discorre di Campanili che stentano a tirarsi su, di Monumenti che fan presto a tirarsi giù, e d’altre cose, come Palloni volanti e Palloni gonfiati, che agli alessandrini non vanno proprio a genio…(2.6.1983)
  3. La Città del Nocumento: dove si mostra come ben convenga tale inusitato  titolo  alla  città nostra, che  con  tanta  pervicace solerzia  ha sistematicamente distrutto e demolito, attraverso  i tempi,  Documenti  e  Monumenti,  ‘segni’  di  una  intollerabile verticalità. (23.6.1983)
  4. La strage dei Monumenti, ovvero La Cultura del Rimosso: dove si  dimostra come Alessandria sia nemica della retorica  e  della monumentalità,  non  abbia  mai gradito  Eroi  da  piedistallo  e Guerrieri  a  cavallo, e tolleri a mala pena  bustini,  bronzini, ninnoli, statuette da presepio… (14.7.1983)
  5. La Sindrome  dell’avvocato  Tronconi,  ovvero  Dell’Ebbrezza demolitoria: dove si parla dell’ininterrotta serie di rimozioni e distruzioni  compiute  dagli alessandrini, che potrebbero  ben  a ragione  essere  considerati assertori entusiasti  della  “teoria delle  catastrofi”. La “stimmata storica” di Bergoglio,  raso  al suolo dai Savoia nel 1728.(21.7.1983)

[1] il buon popolo bonaccione

prende tutto per “lacabon”    (sorta di caramella; lett. laca =lecca bon=buono)

 

 

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