Il benessere in fondo al vulcano

Ringraziamo Renza Manzone per l’opera preziosa che sta facendo… E’ un po’ come se Guido fosse ancora con noi…

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Ciò che non piace ai petrolieri non esiste. Quanto ciò sia vero, lo si sta scoprendo con il lento farsi strada della verità in merito alle nostre scelte di politica energetica sia presenti che passate. Infatti, si scopre solo ora che, in Italia, vi sono ampie e non sfruttate possibilità di utilizzo di energia geotermica, ossia del calore degli strati profondi della terra. E’ dal 1904 che, proprio nel nostri paese, a Larderello, per la prima volta nel mondo, si iniziò ad utilizzare praticamente questa fonte di energia che, tra l’altro, ha il pregio di costare nulla e di non inquinare per produrre corrente elettrica. Intorno agli anni ’50 quasi il 10 per cento del nostro fabbisogno elettrico veniva soddisfatto tramite questo tipo di sfruttamento di una risorsa naturale. Ma da quel momento furono interrotte le ricerche di nuove fonti, e pur rimanendo in funzione, alla chetichella, gli impianti preesistenti, di geotermia, in Italia, non se ne parlò praticamente più. Anzi, nei recenti dibattiti, le rare volte in cui si toccò questo argomento lo si fece come si trattasse di qualcosa di misterioso e futuribile, anziché di una realtà concreta con ben 70 anni di positiva esperienza pratica alle spalle.

Il motivo della dimenticanza, e le cause del mancato sviluppo di questo settore dell’energia, sono semplici, le stesse che causarono l’arresto delle installazioni delle centrali termonucleari. I petrolieri, già da allora, avevano la necessità di trovare un mercato per la nafta pesante, un sottoprodotto che costituisce l’inevitabile “scarto” finale di ogni processo di raffinazione, e indirizzarono lo sviluppo energetico. Pertanto nel ventennio che va dagli anni ’50 ad oggi, si creò nel campo della ricerca geotermica una situazione paradossale. Poiché, in tutto il mondo, gli esperti migliori in questo ramo erano italiani, finirono per lavorare all’estero, dove la produzione geotermica era in espansione (e lo è tuttora) ed in alcuni casi persino negli stessi paesi che ci vendevano il petrolio per le nostre centrali termoelettriche. Basti pensare che, mentre in Italia vi è una sola nuova perforazione in corso di realizzo, le domande di concessioni per trivellazioni geotermiche sono oltre 2000 nei soli Stati Uniti e si contano a migliaia in tutti gli altri paesi del mondo. Tra l’altro, questo settore di ricerca non richiede grandi mezzi ed essendo sperimentato da decenni non vi è il pericolo di incerti e di imprevisti che sono propri di altri campi energetici di recente interesse. Anche i dati di studio previsionale, contrariamente a quanto avviene per le ricerche petrolifere (in cui le previsioni sono sempre aleatorie), danno invece risultati praticamente sicuri, per cui è rarissimo il caso di trivellazioni improduttive. Le aree più ricche di energia geotermica sono quelle che presentano fenomeni vulcanici secondari, i quali fungono da spia per la ricchezza sottostante. L’energia geotermica è infatti prodotta da una comune vena d’acqua sotterranea che, venuta in contatto con rocce calde, si surriscalda fino a raggiungere la temperatura di oltre 200°. Perforando un pozzo artificiale, in comunicazione con la superficie, si riduce la pressione, l’acqua si trasforma istantaneamente in vapore che può essere utilizzato per azionare turbine. Poiché il calore naturale della Terra è inestinguibile e le acque profonde si rinnovano per continue infiltrazioni dalla superficie, ci troviamo di fronte ad una delle poche fonti di energia pressochè eterne e non soggette ad esaurirsi come il carbone, il petrolio e l’uranio. Anzi, tramite questo tipo di utilizzo, le aree vulcaniche, fino a ieri ritenute calamitose, potrebbero essere trasformate, da una tecnologia al servizio dell’uomo, in fonti di ricchezza inestimabile.

Guido Manzone (*Aydin)

L’ESPRESSO 7-4-1974

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