Carnevale a Rio

Mi trovavo in Sud America, in realtà abbastanza lontano, poiché stavo lavorando a Panama.

Ma il richiamo di Rio era irresistibile poiché proprio in quei giorni si festeggiava il carnevale: io non sono un fanatico di questa festa, ma tuttavia il richiamo era forte.

Non avevo mai partecipato ad altri carnevali, se non quello di Venezia e forse, se ricordo bene, a Viareggio da bambino; ma evidentemente Rio era un’altra cosa.

Deciso di rivolgermi ad una agenzia di viaggio, che in brevissimo tempo mi riservò una stanza presso l’hotel Oton a Copacabana e decisi così di ritagliarmi un lungo weekend.

Il volo fu notturno e non troppo sicuro, nel senso che l’aereo era una carretta del cielo e dovevo attraversare mezzo Sud America.

Alla fine raggiunsi Rio e volteggiai attorno al Cristo Salvatore, poi la discesa fu facile.

Tutto sembrava pronto ad accogliere turisti stranieri per questa kermesse così legata ai luoghi ed alla musica locale.

Ero stato poche volte in Brasile, non parlavo il portoghese, lo capivo soltanto, per cui fu per me una grande fortuna incontrare alla reception un personaggio molto amichevole che era italo-brasiliano.

Non so se fu un gesto d’aiuto per un compatriota o un atto di simpatia, fatto sta che mi prese da parte e mi diede alcuni consigli per la partecipazione al carnevale.

Per prima cosa mi disse di vestire molto modestamente, quasi da pover uomo, poi aggiunse che dovevo portare con me un po’ di banconote, cruzeiros o dollari, comunque né troppi né troppo pochi, e mi disse candidamente che in caso di rapina, se non avessero trovato qualcosa nelle mie tasche, rischiavo una coltellata, poi aggiunse che era meglio se avessi portato al collo una sorta di ciondolo con l’indicazione del nome dell’hotel, se qualche anima buona non avesse voluto fregarmi i soldi, ma indirizzarmi verso un rifugio sicuro.

Al momento, fui allarmato da questi consigli, ma poi, da buon viaggiatore, decisi che bisognava rischiare almeno un po’.

Così passai parte della giornata visitando alcuni luoghi turistici e mi preparai per la serata e la sfilata dei carri.

Devo dire onestamente che non ricordo molto di quanto avvenne allora, anche perché i miei ricordi furono e sono affievoliti dalla quantità di cachaca e caipirinha disponibili in ogni momento.

Certo, a parte gli sfarzosi colori locali, l’attenzione era attirata dalle bellissime mulatte, che mostravano, sambando, il famoso bum-bum, tanto esaltato dalle riviste locali.

Colori, musica, esposizione di corpi femminili, costituivano un insieme di sensazioni che chiaramente rendevano i carnevali visti in Italia alquanto smortini.

Ripeto, ricordo poco di quello che accadde quella notte, ma so che mi ritrovai al mattino davanti alle scale dell’hotel senza nessuna banconota in tasca, ma forse, proprio per la presenza di quelle banconote, qualche anima buona mi aveva trovato un taxi o portato direttamente sulle scale dell’hotel, questo non lo so.

Comunque, di carnevale ne avevo avuto abbastanza, passai ancora un giorno a rimettermi in sesto assaggiando qualche bolas di frutti esotici dell’Amazzonia e poi ripresi la via dell’aeroporto verso Panama.

Ritornavo alla mia vita di routine, quella del viaggiatore.

Viator

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