“F for Fail”

Ricordando il titolo di un film del regista americano Orson Welles, “F for Fake”, è anche normale giocare con questo titolo molto efficace e trasformarlo in “F for Fail”. Perché questa modifica?

L’Italia si appresta a votare: il 25 Settembre 2022 ci saranno le elezioni per scegliere chi guiderà il prossimo governo.
Le previsioni sono tutte a favore della Destra, capeggiata nei sondaggi da Fratelli d’Italia con alla guida Giorgia Meloni.
Infatti, mentre Berlusconi porta avanti i soliti slogan, anche su social network, affinché possa fare breccia su un pubblico più giovane, e Salvini, reo di aver “tradito” le idee di Umberto Bossi, ovvero della Lega originaria, che guardava con occhio di riguardo la cosiddetta Padania e sosteneva gli imprenditori e i lavoratori del Nord Italia, almeno a parole, ha tentato il colpaccio cercando di trasformare la Lega in un partito nazionale, con esiti sempre più tristi per Salvini, giacché il consenso del Nord va scemando, soprattutto in Veneto, dove recentemente Giorgia Meloni ha tenuto dei comizi molto accorati e simil-leghisti, con la speranza di accaparrarsi il maggior numero possibile di ex-elettori Lega, per assurgere definitivamente a egemone della coalizione di Centro-Destra, ma, palesemente, sempre più marcatamente di Destra.
Questo clima di “attacco” da parte della Meloni non aiuta certamente la coalizione capeggiata dal PD di Enrico Letta, sempre più allo sbando e per niente convincente in campagna elettorale, giacché cerca di rattoppare i buchi che il partito ha da sempre insiti, sin dalla sua fondazione, con esiti terrificanti.
Sembra che Letta sia incapace di contrastare l’ondata della Destra, non sa come controbattere contenutisticamente alle provocazioni di Meloni, ma si è attaccato a un concetto di antifascismo molto labile e per niente concreto: la democrazia è in pericolo, certamente, ma la ricetta ha portato all’ennesima accozzaglia senza più identità e senza più senso della Storia.
Meloni sta sfruttando tutte queste indecisioni, moderando il linguaggio, mascherando anche i suoi istinti più estremi, per rassicurare il popolo medio italiano, un gruppo di indecisi o completamente deluso oppure decisamente incosciente della scelta che potrebbe fare.
Il popolo italiano si è dimostrato, soprattutto negli ultimi decenni, volatile, ambiguo, ma anche, e giustamente, stufo di certe indecisioni: governare è una cosa seria.
Meloni ha un atteggiamente deciso, rappresenta il nuovo che avanza, ma un nuovo già visto, soprattutto negli anni ’20 del secolo scorso.
“M.” è il titolo di un libro di ottimo successo come quello di Antonio Scurati, ma ricorda anche un altro titolo, di un film capolavoro, ovvero “M. – Il Mostro di Dusseldorf” di Fritz Lang.
Questa “M.” sembra tornare violentemente: è una lettera chiaramente evocativa e certi accostamenti non sono casuali…
Meloni rappresenta quell’Italia nostalgica revanscista, pseudo-pragmatica, che proclama di fare e saper fare, ma in realtà riporta concetti cari al vecchio e stantio nazionalismo di Corradini, confluito nel becero e volgare fascismo.
Ecco, aggiungerei “F for Fascism”: Meloni non ha mai fatto i conti col suo passato, e non li vorrà mai fare…
Le origini sono quelle di un movimento violento, razzista, omofobo, volatile e trasformista, ma soprattutto maschilista e patriarcale: Meloni non è un soggetto politico inclusivo, ma molto esclusivo, divisivo e selettivo.
Giorgia è una donna, ma vista come inferiore all’uomo, quindi bisogna che la donna nella nuova società si comporti da “uomo”, un uomo non autorevole, ma autoritario, un uomo deciso, ma più che altro autoreferente, che ascolta se stesso, che non può ascoltare il popolo.
Fratelli d’Italia, che si dichiara movimento che viene dal basso, è il vero promotore dell’elitarismo volgare, del potere al singolo, non al popolo…
Bella democrazia quella che si prospetta, qualora FDI vinca le prossime elezioni…
Il prezzo? Presidenzialismo, con necessario accentramento del potere nelle mani di un individuo, contro le basi della democrazia parlamentare per cui hanno lottato i nostri “padri fondatori”; politica corporativa, di mussoliniana memoria; passi notevolmente indietro sui temi civili quali i diritti degli omosessuali, visto l’interesse della Meloni a tutelare famiglia “tradizionale” e morale cattolica (Giorgia, ricordiamolo, è cattolica…); e poi rapporti da partito trasformista nei confronti dell’Europa, ieri fuori, oggi vediamo…
Insomma, FDI è un partito conservatore, nazionalista, sovranista, che si pone come il nuovo pronto a portare aria fresca in Parlamento: Santanché, La Russa, la stessa Meloni… Volti nuovi insomma!
“F for Fratelli d’Italia”, ovvero “F for Fascism”, “F for Fake” (sic) e “F for Fail”, ovvero fallimento, quello che sembra preannunciarsi per lo Stato italiano, il cui popolo sa farsi ammaliare da discorsi di una leader che guarda indietro, che il progresso non sa cosa è, per tutelare il suo posto al potere.
Ma anche M. come…
“La Storia insegna, ma non ha scolari”, per citare Gramsci: quanta saggezza…
Votare Meloni significa votare per il fallimento, non solo istituzionale, ma anche economico, sociale e civile.
Marco Penzo

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