Francesco Borrelli si aspettava altro…

A 89 anni ci ha lasciato il Procuratore Capo del team di “Mani Pulite” Saverio Borrelli. Divenne magistrato nel 1955 e nel 1983 fu nominato procuratore penale a Milano. Persona integerrima ed equilibrata, ben inserita nei tavoli che contavano (e contano),  non ha mai abbandonato la speranza di “servire in pieno la Repubblica”, come ha detto il presidente Mattarella. Persona  che ricorderemo a lungo. Il “Washington Post” e il “New York Times”  lo descrivono come “chief prosecutor led the 1990s corruption probes which toppled Italy’s long-ruling political class,” Cioè, in sostanza, come colui che dimostrò in tutta chiarezza i rapport fra mondo politico e malavita, tangenti comprese. Fatti soprattutto degli anni Novanta dello scorso secolo che portarono alla fine della c.d. “Prima Repubblica” e ad una rivoluzione, di fatto, non conclusa. Fece scuola il termine “Tangentopoli”, entrato di prepotenza in tutti i dizionari mondiali e che addirittura ha suggerito il vecchio termine “Bribesville” per tutto quanto di poco trasparente e “tangntato” poteva esserci nel mondo angloamericano. Tutti i commentatori ricordano, con distacco (ed è questo che fa pensare), che fu quella fase a portare alla fine dei cinquant’anni di potere democristiano e determinò la definitiva  estromissione dall’agone politico del PSI della DC e, in qualche mopdo, dello stsso PCI.  Chi fu soprattutto “toccato” fu Bettino Craxi e su questo vi sono state polemiche nelle ore immediatamente successive alla morte del procuratore capo di Milano. Le agenzie, ANSA, Reuters Itar Tass, France presse, insistono – più delle fonti nazionali –  sulla funzione epocale di quei provvedimenti giudiziari, degli sforzi di Borrelli, Davico, Di Pietro e di tutto il team, facendo pero’ trasparire che il lavoro dei magistrati si è fermato a metà … Impressione che è stata più volte comunicata dallo stesso Borrelli, ormai in pensione, ma attentissimo alle vicende italiane sconsolato al punto da dire: “Abbiamo sbrogliata una matassa ingarbugliata, abbiamo intaccato il sistema malato dei partiti ma il risultato non è soddisfacente”. Sul perché non sia accettabile ciò che è venuto dopo, la Seconda e l’attuale terza Repubblica, lascio al buon senso dei lettori. Tre linee politiche spessissimo in collisione, nepotismo, soldi dall’estero, ritorno delle truppe cammellate, marginalizzazione oggettiva della politica, caratterizzano l’attuale governo giallo-verde, portando all’ennesima potenza un esautoramento già presente a metà anni Novanta. Frutto della magnificazione dell’ “uomo solo al comando”, della “cyberdemocrazia”, dell’abbondono di ogni progetto di rilancio serio dell’economia, dell’industria green, in vista di un maggiore equilibrio fra nord e sud del Paese. Fra aree avvantaggiate dalla congiuntura ed altre sempre più emarginate. Borrelli era un magistrato scrupoloso, attento all’impiego del Codice, mai sopra le righe, mai alla ricerca di pubblicità, per quella che lui stesso definiva “giustizia giusta”. Forse “resistere” non basta… bisognerebbe finalmente capire ed agire di conseguenza.

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