“Come i funghi cerco poeti”

Mai come oggi il mondo ha necessità di Poesia ed è un paradosso, visto che – come scrive Holderlin – poeticamente vive la Vita, ma è in noi che difetta questo sguardo.

Alleniamoci, è come andare a cercar funghi cercar Poeti, quelli poco conosciuti, acquattati in piccoli paesi o chiusi nelle grandi città, sono isole isolate sempre, perchè più profondamente ci possano istigare Poesia.

La terra ligure, che tutti noi consideriamo “avara”, avara lo è per la sua naturale geografia, per le irte scale ove fuggire ai pirati, per la sua terra, terrazzata così faticosamente dal prezioso merletto dei suoi muretti a secco, non è invece avara di poeti e di poesia. Lo capisci dalle pieghe rugose dei volti:  arrafati dal sole, strizzati come acciughe  dentro il sale, occhi dallo sguardo lontano, a voler sempre scoprire quello che tanto manca. 

Oggi ve ne presento uno che si scoprì poeta a cinquant’anni e la cui leggenda, nata sin dalla pubblicazione del suo primo libro, lo definisce “coltivatore di mimose”: Francesco Biamonti

Io credo che uno si metta ad amare le cose per crearsi un piccolo angolo dove rifugiarsi […] ci si sente in esilio al mondo ed allora ci se ne crea uno proprio […] non è l’amore che spinge a scrivere; è il disagio, la ferita che c’è fra noi e il mondo.  ( Francesco Biamonti).

 

Francesco Biamonti nasce il 3 Marzo del 1928, a S. Biagio della Cima, in provincia di Imperia, nell’entroterra di Vallecrosia.  E là  vive quasi sempre.
Diplomato in ragioneria, coltiva fin da giovane profondi studi letterari e artistici da autodidatta. Trascorre  alcuni periodi della sua giovinezza in Francia e in Spagna; ottiene l’incarico di bibliotecario all’Aprosiana di Ventimiglia tra gli anni ’50 e gli anni ’60.

L’opera di Biamonti si snoda lungo un continuo colloquio poetico con la natura, alla ricerca dello sguardo giusto tramite il quale raccontare il paesaggio della sua terra, vero protagonista dei suoi romanzi. Il paesaggio descritto da Biamonti nei suoi romanzi è quello dell’estremo ponente ligure, “porzione” di Liguria tra l’entroterra montuoso e il mare, “zattera sospesa tra cielo e mare”*

Nel1983  pubblica il suo primo romanzo, L’Angelo di Avrigue, seguono  Vento Largo nel 1991, Attesa sul mare nel 1994, Le parole la notte nel 1998, e infine, pubblicato postumo ma incompiuto nel 2003, Il silenzio. Muore il 17 ottobre del 2001.

* F. Improta, Un mondo alla deriva, in “La Gazzetta di San Biagio”, Anno 5, n° 3, ottobre 2002, p. 3

 

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