Il convento

Durante il Medioevo, ogni convento aveva un suo frate elemosiniere, che si spostava anche molto lontano per ricevere elemosine e doni per la ristrutturazione del convento stesso e per cibare i frati.

Anche oggi, un frate elemosiniere, Nobile Garganico, sta girando per tutta Europa presso i suoi confratelli per ottenere aiuti e prebende.
Evidentemente, i suoi confratelli interlocutori lo accolgono in modo diverso, anche se con spirito cristiano.
C’è quello a Nord-Ovest, di spirito clunyacense, che lo accoglie con simpatia, ma anche con una buona dose di razionalità cartesiana, come d’uopo nel paese che accolse Tommaso D’Aquino.
A Nord, oltre le Alpi, lo spirito di accoglienza è molto più freddo, poiché ancora si ricorda il viaggio di Martin Lutero fra le mollizie e le lussurie della Roma del primo ‘500.
E così, il nostro elemosiniere, di porta in porta, di convento in convento, si avvicina anche alle zone più inospitali dell’Europa dell’Est, dove impera un conservatorismo che a volte si scontra con un genuino spirito cristiano.
Quale è il fine di questa operazione?
Recuperare soldi per ravvivare questo stivale così amato e così odiato, così pieno di bellezze e di odiose brutture, fisiche e spirituali.
Ma, il Nobile Garganico, ben impostato nel suo saio firmato, con tanto di pochette, non rinuncia alla sua maschera e, senza mai aver ricevuto un voto in vita sua, ma valendosi della sua rodata esperienza di ago della bilancia fra un movimento risibile e un piatto che può essere alternativamente di Destra o di Sinistra (tanto non è importante), si muove di convento in convento, di parrocchia in parrocchia, senza perdere la caratteristica di retore verboso, ma non produttivo.
Cosa oppongono al suo dire i confratelli dell’Ovest, del Nord, dell’Est?
Poche cose, ma decisive: l’enorme deficit dei conti (vedi evasione fiscale); la malavita imperante in tante sezioni del convento (se ne contano almeno quattro, ma forse sono di più); la lentezza bradipesca della burocrazia; l’incapacità di organizzare la vita del convento.
E non ci si rivolga continuamente a un passato glorioso, che Non è Più.
Il Nobile Garganico si aggira di convento in convento aggiustandosi il saio ed attendendo la risposta ai suoi problemi da confratelli che non lo amano più, poiché sono stufi di lui.
Ma questa Roma famelica, cuore del convento, tolti di mezzo per un istante i rancori antieuropei, si rivolge ai suoi presunti amici e confratelli come se tutto le fosse dovuto, come se non fosse Essa a doversi prostrare e dichiarare, di fronte al mondo, “Mea Culpa, Mea Culpa, Mea Grandissima Culpa”.

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