“In nome del popolo sovrano…”

Recensione P.P.

Paolo Protopapa continua il suo lavoro di ricerca e la sua riflessione sul grande e complesso tema della democrazia moderna. Dopo la recente (2016) pubblicazione de In nome del popolo sovrano. Sudditi in democrazia, esce ora, per i tipi di Fara Editore (Rimini), Etica e Politica. Prove di dialogo sulla democrazia,scritto in collaborazione con Giuseppe Moscati, dottore di ricerca e suo antico allievo.

L’espediente letterario utilizzato -quello di un dialogo fra due donne (Etica e Politica, appunto)- per dare un tocco di levità a temi ardui, assai difficili, non porti fuori strada: il volumetto pur nella sua sinteticità ha un intrinseco rigore teorico e argomentativo e un respiro ampio che gli deriva anche dalla oggettiva portata dei problemi affrontati. L’ultimo capitolo condensa in poche battute e in modo esplicito il tema centrale dell’intero “dialogo”: come nella società moderna, nei moderni sistemi democratici è possibile tenere insieme individuo e comunità, egoismo privato e interesse , <<libertà politica e uguaglianza sociale>> senza scadere tanto in un eticismo antistorico quanto in una politica pragmatica e senza valori. Da qui si dipana un ragionamento fitto e complesso, in alcuni passaggi perfino ostico, che gli autori conducono con linguaggio forbito e aderente alla natura dei molti quesiti formulati. Il libro, infatti, in tutti i suoi svelti cinque capitoli , non dà risposte o soluzioni, ma pone solo domande e problemi, in un intreccio da cui si viene a capo con molta applicazione. Si inizia proprio con una domanda: fra etica e politica esiste davvero <<una distanza incolmabile>>. Tenendo conto del processo storico la risposta non potrebbe essere che affermativa. Ma qui è chiaro che ci si riferisce alla capacità della politica di salire alla dimensione dei valori dopo la sua piena laicizzazione, cioè la sua completa separazione -appunto- dalla ipoteca dell’etica religiosa e trascendente. Non c’è dubbio che nel tempo la necessità imprescindibile della politica di innestarsi agli interessi economici concreti abbia comportato un suo impoverimento valoriale e il rischio di ridursi a semplice “politica degli interessi”.

D’altronde, proprio i nostri tempi sono la testimonianza più eloquente di questo decadimento e delle difficoltà della nostra democrazia a causa dell’estrema pragmatizzazione della politica e della sua riduzione a pura logica di potere. Il libro pone molta attenzione al tema della democrazia e alle ragioni della sua “crisi”. Suscita però qualche riserva quando dà l’impressione di aderire al punto di vista di chi parla di “limiti della democrazia” e scambia l’effetto per la causa nell’analisi delle criticità della convivenza pubblica. Infatti, non è lo stato di salute della democrazia che determina la qualità dei cittadini, ma è la qualità dei cittadini a determinare lo stato di salute della democrazia. Lo stato democratico vive e si rafforza se forte nel cittadino è il sentimento della dimensione pubblica, dello stare insieme come valore. La democrazia non è in nessun modo un problema da risolvere perché è essa stessa “ la soluzione dell’enigma” della fonte del potere, della decisività delle responsabilità individuali, della totale laicità e terrestrità della nostra condizione.

Gli autori riescono a farsi interpreti fedeli del bisogno diffuso di una politica che ritorni in modo sistematico a porsi i grandi problemi della volontà generale, dei suoi obblighi morali e dei suoi orizzonti etici. Ma anche il loro riferimento alla dimensione etica è ricco di problematicità. L’etica che invocano è l’etica laica: quella che è stata capace di liberarsi da ogni trascendenza e che ricava i suoi valori dalla storia dell’uomo senza cadere nel relativismo; che non si ritiene, insomma, <<immodificabile e tetragona allo spietato fluire del tempo>> né <<eterno fortilizio di imperituri valori>>. L’etica laica per Protopapa e Moscati è quella che nello scontro tra trascendenza e conoscenza razionale si schiera sempre con quest’ultima. In tutto il libro si avverte la presenza di questa dialettica tra etica, ragione, diritto,politica, interessi e dello sforzo di riuscire a compiere il cammino inverso: dagli interessi all’etica attraverso la politica, il diritto e la ragione. Il senso della ricerca sta proprio nella indicazione della necessità di questo cammino: della sua difficoltà immane e, ad un tempo, della sua ineludibilità che rende ‘senza scampo’ la condizione dell’uomo moderno . L’obbligo dello stare insieme deve conciliarsi con gli interessi e gli egoismi individuali: è questa l’impresa che quotidianamente bisogna compiere – e che è propria solo della società moderna e della sua democrazia- senza poter contare su illusori aiuti esterni, su autorità trascendenti da invocare, su risorse extraumane. O facciamo tutto da soli, con le nostre mani, o è la barbarie. Potremmo riassumere il dilemma in questo modo: poiché la politica moderna si è costruita a ridosso dell’economia, per riconnetterla con i valori da cui è nata bisogna mitigare la centralità degli interessi senza cadere nell’astrattezza etica.

In questa realtà nuova anche l’etica si carica dell’obbligo di procedere lungo lo stretto crinale della politica: deve infatti essere laica sapendo conservare la sua forza valoriale senza negare il primato della vita positiva. E’ l’ equilibrio richiesto tanto alla politica quanto all’etica che induce gli autori a parlare di <<eticità della politica e politicità dell’etica>>. Etica e politica in questa prospettiva non sono più sfere separate e conquistano una dimensione unitaria. L’etica cessa di essere straniera per la politica facendo sua la concretezza del mondo; la politica, prima ancella della morale , si emancipa e raggiunge orizzonti etici producendo una sua propria “morale civica”. La democrazia costituisce l’ingrediente più prezioso di questo processo alchemico. Mettendo ciascuno di fronte alla propria responsabilità e potenziando i valori culturali da cui sono nate le libertà moderne, accresce la capacità di integrare i bisogni di breve periodo (interessi immediati) con quelli di lungo periodo(valori laici) propri di una società divenuta complessa. Nutrendola con più cultura, essa soltanto può tenere insieme, integrandoli, economico, politico, giuridico e morale. E rendere grande la nostra umanità.

Egidio ZACHEO

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