Una informazione corretta porta ad un voto consapevole

Ve li ricordate di certo i sondaggi ante 4 marzo fatti, con tanto di “studio mirato” delle domande e delle modalità di analisi, presso l’Università Bocconi a Milano? Penso di sì. I risultati furono “eclatanti” e in qualche modo indicativi di positività, almeno per coloro i quali pensavano ad un elettorato istruito e competente sugli argomenti. Il PD oltrepassava il 50 per cento dei consensi tra giovani studenti, professori di  ruolo e non (compreso il personale amministrativo e ausiliario, anche quello interpellato); soprattutto la formazione di Emma Bonino (+ Europa ) raccoglieva un significativo 12 per cento totale. Eureka. “Un segnale positivo su cui riflettere”, fu definito… Come è andata a finire lo sappiamo tutti.

Probabilmente in quel quasi settanta per cento (o, forse, nel restante trenta “leghista”) si sarebbe trovato il giornalista di Libero, Giornale, Grazia e altri vari, Filippo Facci. Personaggio “interessante”, per i nostri fini, già due volte al limite della radiazione dall’albo nazionale per posizioni “originali” (per esempio sull’ Islam, disprezzato, o su Bettino Craxi e la “Milano da bere”, magnificati entrambi) ma che ci viene bene per una serie di ragionamenti.

Uno che non le manda a dire e proprio non sopporta i “grillini”, la loro “spocchia”, la “presunta superiorità” e quant’altro.

Siccome la sua analisi (1) è presente in molti altri commentatori forse un po’ troppo sbrigativamente definiti “da bar”, ne propongo una sana lettura. Cominciamo.

“Sentirsi “antropologicamente” superiori ai grillini e al grillismo e figuriamoci ai Di Maio (non ce ne voglia, anzi sì) è più che mai legittimo, soprattutto ora. Ergo: tanti pentastellati devono mettersi l’ anima in pace, perché non c’ è miliardata di voti, o incarico possibile, che possa far cambiare idea a chi pensa che parlare con loro resti una perdita di tempo.”

Cioè, per esplicitare ancor meglio il “Facci-pensiero”: possono anche prendere il doppio dei voti “ma a me non convincono punto”.  Concezione della possibilità di espressione democratica su cui torneremo più avanti. Procediamo, comunque.

Continuare ad esaltare lo strumento democratico in ogni sua declinazione possibile (milioni di voti compresi) non può impedire di continuare a pensare che tizio o caio resti un perfetto cretino, e milioni di lemuri lo siano di conseguenza. Questa cosa è bene chiarirla subito, anche perché i grillini di lotta e di governo (quale?) si porteranno dietro la loro ansia di riconoscimento per chissà quanto tempo, essendo dei complessati che ostentano il classico complesso di superiorità che ne cela uno di inferiorità: perché è comunque un complesso di differenza.”

Ma esiste questa “ansia di riconoscimento “ da parte dei dirigenti del Movimento e, soprattutto, possono essere etichettati con una certa sufficienza come “cretini”? Si tratta di una questione di estrema delicatezza che ci porta al vero nucleo della questione. Siccome questo trenta e più per cento di elettorato non si documenta, non conosce (almeno non conosce a sufficienza) le regole della politica, non ha competenze particolari, produce solo “fuffa” e “chiacchiere” …deve solo stare zitto e quindi deve restare isolato e ben “disinfettato”. Niente di nuovo. Un ragionamento simile mi era già capitato di sentirlo anni addietro (al passaggio, quello vero, tra prima e seconda Repubblica) con rappresentanti della vecchia DC e della Lega Nord di allora che apostrofavano i Verdi a colpi di “cialtroni”, “incompetenti”, “cretini voi e chi  vi ha votati”, “asini raglianti” e… potrei continuare nei ricordi, ormai a  distanza di anni, accompagnati da un comprensivo sorriso. Il problema era, ad inizio anni Novanta (e ancora adesso) la possibilità di accesso ai dati, di superamento del muro di gomma che cementava (e cementa) interessi dei politici di turno e dei “funzionari” e “tecnici” di lungo corso. Una vera lobby. Pronta a “tagliare colletti”, a “disprezzare” , a “mettere in cattiva luce”,  a “ingolfare e condizionare la formazione delle opinioni altrui per poterne ricavare utili”   (2) .

La risposta dei Verdi di allora fu molto semplice nel percorso ideale, molto difficile nella realizzazione pratica: utilizzare con precisione e “durezza” gli strumenti politico-amministrativi a disposizione e, se del caso, passare alle denunce alla Magistratura. Oltre a “rinserrare i ranghi” delle file dei Verdi e degli ambientalisti di allora e dei pochi possibili alleati. (3)

Tornando al nostro Facci, sono di una certa rilevanza le ultime due considerazioni sulla “presunta superiorità politica” di qualcuno su qualcun altro e, ancor  più, il paragone con la lega Nord dei primordi, quella del “celodurismo”. Tutto da leggere e meditare.

“L’ espressione “antropologicamente” è sempre stata una sciocchezza; i più la pronunciano senza conoscerne il reale significato: ma si è sempre usata per indicare una presunta superiorità morale e intellettuale della sinistra italiana verso la destra catacombale, roba che peraltro in certe fasi non è parsa del tutto ingiustificata. Ora è cambiato e ricambiato e stra-cambiato tutto (soprattutto le categorie sociali attribuibili a determinati partiti) e quindi lo snobismo categorico che fu della sinistra è divenuto un patrimonio liberamente disponibile: per dirla ancora più facile, con Jep Gambardella ne “La Grande Bellezza”, «dopo una certa età non posso più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare».”
“Ricordo i primi leghisti a fine anni Ottanta: snobbavo anche loro, e li snobbavamo tutti. Ma esprimevano qualcosa che perlomeno c’ era, covava, e infatti, piano piano, costrinsero le altre forze politiche a parlare di federalismo oltreché di immigrazione, sicurezza, temi attualissimi al punto da essere divenuti banali.”
“Ora ditemi un tema su cui il grillismo ha costretto la politica a riscrivere davvero l’ agenda: qualcosa che non sia il reddito di cittadinanza (una sciagura, fattibile solo nella misura in cui esiste già) e che non sia in realtà il mero costringerci tutti, per adeguarci davvero all’ andazzo, a diventare un po’ più stupidi.”

Beh…. Pur non entrando nei dettagli, sarebbe bello capire quanto la c.d. “riforma del Titolo Quinto” ha determinato cambiamenti significativi, in meglio, nella vita dei cittadini italiani, di tutte le regioni e latitudini. Come sarebbe bello, utile e significativo, comprendere su quali basi e con quali prospettive si è inteso trattare il delicato tema delle “migrazioni”, di qualunque tipo, dalle sacche di povertà del mondo verso quel che resta del “ricco” Occidente capitalista.

Al massimo i rappresentanti delle destre, della Lega Nord prima e della Lega oggi, si sono limitati alla denuncia e alla “magnificazione”, anche ben oltre la realtà effettiva, della presenza di migranti provenienti da Africa e Medio Oriente, ingigantendone gli aspetti negativi e segnalando eventuali nuovi problemi “per i bianchi residenti”. Non una considerazione seria su cosa comporterebbe “veramente” un aiuto su larga scala nei Paesi del “Terzo Mondo” (volendo usare una categoria d’altri tempi), non una parola su come dovrebbero cambiare i sistemi di lavoro e di trasporto dei semilavorati che sono alla base della c.d. “rivoluzione logistica”. Non un verbo sugli interessi, ancor più forti oggi di ieri, in miniere e piantagioni di ogni tipo. Non un accenno sulle caratteristiche del nostro sistema industriale italiano sempre più legato alla produzione all’estero, anche in settori di dubbia compatibilità ambientale o etica (vedi il + 12 per cento annuo del 2017, rispetto al 2016 per le sole commesse militari). Un mondo chiuso, che non ammette discussioni e “percorsi alternativi”. Al massimo può concedere alle forze che vogliono segnalare un disagio un effimero risultato elettorale, da “bollare” comunque come “reazione da incompetenti” e, in definitiva, non significativa. Il voto al Movimento Cinque Stelle (ancor più che quello dato alla Lega, con marcate sottolineature autarchiche e isolazioniste) va interpretato per quello che è stato, non esorcizzato o, in modo subdolo, degradato. Può diventare un Movimento Civico con sue correnti all’interno, con una buona dialettica democratica e un inserimento completo nelle dinamiche che contano. Far finta di avere a che fare con “extraterrestri” non aiuta. Quindi, riprendendo l’accenno al “valore del numero di voti”, si tratta di rendere quei “numeri”, specie se determinanti, la  conseguenza di una scelta consapevole e informata. Il problema non è “chi vota” o “come vota” ma se è stato messo nelle condizioni migliori per esprimersi.

Alexandr Isajevič Solženicyn, scrittore, drammaturgo e storico russo (1918 – 2008) ci ricordava nel suo romanzo “Il Primo Cerchio” che “un uomo d’ingegno che sa di possedere sempre molto, non si rammarica di dover dividere con altri.“ Quindi il “piacere” vero di chi fa politica non dovrebbe essere la tendenza a “chiudere” a “escludere” o, peggio ,  “dileggiare l’impegno altrui”, ma una sana compartecipazione basata sulla divisione ed estensione delle conoscenze, nella ricerca delle migliori soluzioni possibili.

Ah… scusate “faccio ridere” e mi scuso. Appartengo alla genìa di sfigati che non “ha saputo prendere il massimo dalla politica”… Già. E’ vero…. Preferisco fare altro che condividere anche un solo passo con chi non condivide –praticamente nulla – con me.

.(1) – Filippo Facci –  https://www.pressreader.com/italy/libero/20180407/281492161886513  

.(2) – M. Mac Luhan . 1964 Understanding Media: The Extensions of Man; 1st ed. McGraw Hill, NY; reissued by MIT Press, 1994, with introduction by Lewis H. Lapham; reissued by Gingko Press, 2003. ISBN 1-58423-073-8.

.(3) – Fui per due volte autore con Macello Libener di una rotazione “a metà mandato amministrativo” proprio per “far crescere il gruppo” e cercare di essere più precisi, più competenti ed incisivi… ma qualcosa andò storto.

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