Intelligenza artificiale e umanità nel libro di Kazuo Ishiguro “Klara e il Sole”

Siamo nel cuore di una fase storica in cui il rapporto uomo-intelligenza artificiale sta stimolando capitali riflessioni etiche, sociali, economiche, geopolitiche e, ovviamente, scientifiche. La costruzione e l’utilizzazione sempre più accelerate di robot, di macchine umanoidi, di macchine parlanti stanno suscitando numerosi dibattiti, prese di posizioni, documenti ufficiali, iniziative accademiche. Perfino in Italia, la bella addormentata “scientifica”. Grazie alla collaborazione tra la Statale di Milano, l’Università di Pavia e Milano-Bicocca, anche da noi, infatti, è nato il primo Bachelor of Science in Artificial Intelligence, un corso di laurea triennale, interdisciplinare e interateneo. Nell’aprile scorso l’autorità garante per la protezione dei dati personali ha organizzato un convegno che sin dal titolo – “Profili giuridici, economici e sociali dell’intelligenza artificiale” – segnala la complessità e problematicità dei temi che lo sviluppo tecnologico solleva. L’Unione Europea ha ritenuto necessario varare un regolamento sull’intelligenza artificiale per cercare di stabilire i confini entro i quali può esprimersi la “volontà di potenza” della tecnologia. Da noi, proprio negli ultimi mesi, si è avviato un dibattito, con interventi autorevoli – tra i quali si segnalano quelli della vice presidente dell’Autorità Garante per la Protezione dei Dati Personali e quello dell’ex ministro professoressa Paola Severino- sul rischio che le macchine intelligenti detronizzino l’uomo e ne mettano in discussione il primato.

E’ facile prevedere che l’I.A. sarà sempre più il terreno di un confronto strategico globale decisivo per le sorti di tutti perché, come ha scritto la giornalista del “Financial Times” Gillian Tett nel suo recente libro “Anthro Vision: un nuovo modo di vedere negli affari e nella vita”, non si tratta solo <<di competizione tecnologica, ma della natura profonda che l’umanità assumerà>>.

Per la verità, già da ora non mancano segnali che devono allertarci perché l’intelligenza artificiale è ormai talmente avanzata che, come è possibile sapere anche dalle semplici cronache quotidiane, addirittura << i sistemi complessi AI non sono, a fondo, compresi dai loro stessi progettisti>>. Matura sempre più, insomma, il bisogno di stabilire un più forte controllo sociale e democratico sulla rivoluzione tecnico-scientifica in atto, per non rischiare di rendere reale il paradosso colto con grande ironia e intelligenza dal noto disegnatore Massimo Bucchi quando in una sua recente vignetta scrive:<<Il tragico limite dell’intelligenza artificiale è che è al servizio di quella normale>>.

Nell’ultimo romanzo del premio Nobel per la letteratura Kazuo Ishiguro (“Klara e il Sole”, Einaudi) c’è acuta consapevolezza di tutte le difficoltà e problematiche che genera il rapporto uomo-intelligenza artificiale, umanità-tecnologia. Prospetta scenari di un possibile futuro prossimo in cui confusa potrebbe risultare la stessa distinzione tra l’essere umano e il robot. Adottando l’espediente letterario di affidare proprio al robot umanoide -Klara- il compito di “io narrante”, immerge subito il lettore in un’altra dimensione. Sin dalle prime battute sentiamo l’amichevolezza di questo incontro con Klara, la protagonista assoluta del romanzo. Tra la sua esposizione in vetrina per essere venduta, come un qualsiasi articolo commerciale, e il suo mesto ricovero come merce ormai deperita in un deposito c’è l’intera gamma delle questioni inedite della contemporaneità, il conflitto esplicito fra chi teme che la tecnologia spossessi l’uomo della sua umanità e chi pensa che la tecnologia apra invece nuove vie “a prescindere”. Fra chi è rassegnato alla prospettiva che Klara giunga a sostituire in tutto e per tutto (anche nelle emozioni, anche nella psiche) Josie, la sua padroncina gravemente malata, e chi tenacemente vuole continuare a ritenere impossibile la sostituzione di un essere umano con un androide che lo riproduca fedelmente. Fra chi <<si ostina a voler credere che ci sia qualcosa di inaccessibile dentro ognuno di noi, qualcosa di unico e non trasferibile>>, e chi ritiene che non ci sia <<niente. Niente dentro Josie che le Klare di questo mondo non possano proseguire>>, che <<la seconda Josie non sarà una copia. Sarà esattamente identica>>. In ogni caso, Jshiguro ci presenta una realtà in cui il processo di disumanizzazione è già iniziato, in cui la nuova generazione è abituata a stare più con una macchina che con un altro essere umano e in cui anche gli adulti ormai rinunciano agli amici ed evitano nuove relazioni.

In questa visione dualistica però le cose non sembrano tornare tutte al loro posto. Pur in una situazione di formidabile sviluppo tecnico-scientifico, la trascendenza inonda la scena, e pur capaci di accurata manipolazione genetica per potenziare l’individuo non si riesce poi a curare comuni malattie. Klara, robot sofisticato, infatti, per guarire la sua padroncina invece di affidarsi alla medicina invoca i poteri, ritenuti soprannaturali, del Sole.

Queste contraddizioni sono l’anima del romanzo di Ishiguro, non per limiti dell’autore ma perché riflettono la effettiva condizione dell’uomo di oggi. E’ chiaro che questo mondo così com’è non gli piace e che il mondo tecnologico che descrive funziona come una possibilità di avere quello che la vita che si vive nega. C’è, da un lato, la denuncia dei limiti del presente e, dall’altro, l’illusione che la tecnologia di per sé (disinserita da ogni contesto storico-sociale) possa farceli superare. La struttura del romanzo appare permanentemente incardinata su un “al di qua” costituito dalla vita “normale”, quotidiana, da una normale grigia esistenza, e su un “al di là” costituito dallo sviluppo tecnico-scientifico (e dalla fede), al quale affidare attese e speranze, come se fra i due non ci fosse alcun rapporto. Come se la tecnologia da sola potesse cambiare il mondo senza cambiare i rapporti umano-sociali.

Ma non c’è una tecnologia fuori dalla società. Come ha detto qualcuno, apparati tecnici, macchine, mezzi materiali di lavoro non sono cose senza storia, ma cose sociali. Ne percepiamo la scissione perché scissa è l’esistenza reale, per cui l’impresa da compiere rimane proprio quella della riunificazione dell’uomo con le cose che produce, tecnologia innanzitutto.

A modo suo, con la bravura della scrittura, Kazuo Ishiguro questo ci dice. La sua arte descrive il mondo per dare a tutti altri strumenti per cambiarlo.

Egidio Zacheo

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*