La Federazione Italiana Media Ambientali (F.I.M.A.) ci prova…

Prova a fare che? In un mondo in cui, direttamente o via social si danno le risposte prima ancora di aver ascoltato le domande o, peggio, dopo avere “piazzato” domande “prevedibili” sulla bocca del competitor di turno, rispondendo a quel che si vuol capire.  Non sarà facile. E soprattutto non sarà facile cercare di coniugare  i legittimi e non “apparenti” principi di tutela dell’ambiente e della salute con le tematiche del lavoro. Il campo del “lavoro vero”, quello di tutti i giorni, quello che ti ammazza di giorno e ti fa star sveglio la notte…dove non c’è posto per le “fakes”. Comunque ci si prova, si tenta…perché si sa che si tratta di un passaggio necessario.

Come scalare il passo di Cadibona, dalla pianura verso Savona, senza allenamento e con una bici del Cinquantuno (1). Ma ci si prova. Convinti che, e qui vado a riprendere un testo del nostro presidente Renzo Penna che ad inizio agosto 2012, su questo giornale on line, scrisse proprio sulla necessità di coniugare Ambiente e Lavoro.  “La necessità di affermare il diritto a un lavoro dignitoso e sicuro ha caratterizzato, in particolare negli anni ’60 e ’70, l’iniziativa di fondo del movimento sindacale italiano. Una stagione “alta” di mobilitazione sociale e di lotte unitarie che ha voluto dare, e per alcuni aspetti vi è riuscita, concreta applicazione agli articoli fondamentali della prima parte della Costituzione. Con l’articolo 1: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”; l’articolo 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”; l’articolo 41: l’iniziativa economica privata è libera, ma “non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Una fase, durata circa un trentennio, che per i lavoratori dipendenti ha significato un indubbio miglioramento delle condizioni salariali e normative dei Contratti di lavoro, ma che, sul piano legislativo, ha anche influenzato e favorito l’approvazione di importanti riforme di natura sociale. Poi continua con una analisi della situazione attuale, per il vero non molto edificante, ma così stanno le cose.

Ecco, partiamo proprio di qui per “essere utili” e provare a superare i muri che da troppo tempo separano interessi e profili differenti. Da una parte chi ha scelto di fare impresa e, piano piano, tenta di uscire da un clichè ben noto… quello delle attivazioni facili di strutture fabbrica con le coperture amministrative e politiche a contorno di quanto era deciso in luoghi “amichevoli” e quello degli “altri”. Ai primi a cui si fa riferimento, i “signori del lavoro”, veniva comoda una opposizione di facciata, poco addentro alle cose e con scarse conoscenze dirette. Meglio se chiassosa e violenta.  Facile rispondere che “se questi sono gli interlocutori” non viene messo in discussione nulla riguardo  programmi e linee. Diversa la situazione nel caso ci fossero più attenzione (è sufficiente la sola applicazione delle normative di legge) e più informazioni sulle carte. Ben sapendo che l’obiettivo di tutti è il benessere comune, “facendo impresa”, investendo ricavi, creando nuova occupazione e, soprattutto evitando pericoli ai lavoratori e all’ambiente, questo dovrebbe essere lo scopo di ogni cittadino responsabile.

Il caso della “Solvay Solexis”, epigona di una lunga sequela di proprietà che si sono stratificate per più di un centinaio d’anni in quel di Spinetta Marengo, ci permetterà di conoscere alcuni passaggi interessanti di questo confronto, di cui inizio oggi la pubblicazione. Nel segno di F.I.M.A. che, per Statuto, recita, art. 2 “Principi”: “La Federazione opera esclusivamente secondo principi di solidarietà sociale al fine di promuovere la tutela e valorizzazione della natura e dell’ambiente. Si ispira ai valori della Costituzione della Repubblica Italiana per rendere il più possibile concreti i tre diritti fondamentali della comunicazione legata all’ambiente:

  1. il diritto di informarsi, inteso come diritto dal basso,che qualsiasi cittadino ha di accedere all’informazione ambientale;
  2. il diritto di essere informato, che presuppone, dall’alto, l’obbligo delle pubbliche autorità di cercare, raccogliere, conservare, diffondere in modo esaustivo, continuo, trasparente e tempestivo, rendere comprensibili e accessibili a tutti le informazioni, sia sullo stato dell’ambiente attuale, sia su quanto potrebbe in futuro influire su di esso, fornendo così anche il presupposto per processi decisionali inclusivi e forme partecipative di governance;
  3. il diritto di informare, cioè il diritto, orizzontale, dei cittadini di diffondere ad altri le informazioni ambientali.”

Di questo argomento ebbi modo di interessarmene con il compianto amico sindacalista Angelo Mirabelli e con l’ancora attivissimo Dino Bianchi in due differenti fasi giusto alla fine del XX secolo. Ad inizio anni Novanta, in concomitanza con una mia attività di consigliere comunale “verde”, alla disperata ricerca di informazioni di prima mano su una “emergenza ecologica” (così venne definita nel Consiglio del 10 novembre 1994) data la cronica abitudine degli Uffici ad evitare di fornire dati a consiglieri “non introdotti” (2). Da quelle piccole indagini  (su quella che era ancora l’Ausimont) scaturirono due interpellanze e un ordine del giorno, quest’ ultimo accettato dall’allora Sindaco Calvo e “passato” all’unanimità. Il secondo periodo di “interessamento” alla questione Solvay parte invece dal 1995 e si protrae fino al 2003, con incontri, ricerche e riflessioni riprese in  dieci miei interventi tutti pubblicati in prima istanza sul periodico del sindacato alessandrino “Lotte unitarie”. La firma, in quei casi, era sempre collegata al Comitato Scientifico Regionale di Pro Natura Piemonte e, grazie a quel tipo di documentazione, siamo stati “accettati” come parte civile nei recenti passaggi processuali che hanno visto Ausimont ecc. sul banco degli imputati.

Ora è venuto il momento di utilizzare questo particolare “casus” per tentare di ricostruire l’intero quadro imprenditoriale specifico, inserendolo nella confusa congerie locale e nazionale. Con l’obiettivo, lo ripetiamo, di coniugare insieme “Ambiente” e “Lavoro” ricavandone effetti concreti.

Le origini

Cominciamo con un po’ di storia, utilizzando quanto ci dice uno dei dirigenti Solvay. Il suo “racconto” è preciso e documentato e ad esso ci uniformiamo.

Nel 1905 un gruppo di imprenditori di Alessandria comprò i locali di una fabbrica sorta qualche anno prima a Spinetta Marengo. Utilizzando quei capannoni provvisti di forni speciali, la neonata Società di Marengo iniziò la produzione di prodotti chimici.

Si cominciò con il solfato di rame. Fu poi costruito un impianto per la produzione di acido solforico e, per sfruttarne la quantità prodotta in eccesso, si edificò un impianto per la lavorazione di “Super”, un concime chimico che si rivelò un ottimo fertilizzante.

Nel 1910 Marengo aveva assunto le caratteristiche di un vero stabilimento: gli operai erano passati dai 20 del primo periodo a 60-80, secondo i vari periodi di produzione. Durante la guerra del 1915-1918 lo stabilimento non subì soste e, anzi, fu eretta una struttura per la produzione di ossigeno, considerato necessario per le forze armate. Dopo la guerra, lo sviluppo continuò con altri impianti e lavorazioni, anche se la produzione base era sempre costituita dal solfato di rame e dal Super.

A poca distanza da Marengo operava un’altra società, che subì una forte crisi durante gli anni Venti, e che fu acquisita da Marengo stessa nel 1928.

I due stabilimenti furono uniti e, sui terreni circostanti in seguito acquistati, fu costruita una linea di collegamento con le Ferrovie dello Stato.

Agli inizi degli anni Trenta la società acquisì altri stabilimenti in varie regioni d’Italia, diventando così una fra le principali realtà italiane in aperta concorrenza con Montecatini, azienda nata nel 1888 per la lavorazione del rame dell’area toscana di Montecatini Val di Cecina.

La “Montecatini” di Spinetta M.go

Marengo produceva oltre un milione di quintali di Super all’anno, circa trecentomila quintali di solfato di rame, acido concentrato, bicromati e albumi di cromo, canfora sintetica e altre lavorazioni minori. Ma anche per Marengo si avvicinavano momenti difficili, tanto che nel 1933, appoggiata dal governo, Montecatini acquisì l’azienda alessandrina, e nel 1934 iniziò il nuovo piano di sviluppo.

Furono aperte le produzioni dei “colori” (arseniati di piombo, fluosilicati: sodio, bario, zinco, magnesio) e i reparti di acido muriatico e acido concentrato.

Tutte le produzioni lavorarono a pieno regime fino all’inizio della Seconda Guerra Mondiale, durante la quale le lavorazioni subirono rallentamenti per la mancanza di materie prime e per il calo della domanda. Al termine degli eventi bellici, si lavorò intensamente per il riordino dei reparti trascurati dalla manutenzione e corrosi dalle materie acide.

Successivamente presero il via altri moderni progetti: nel 1954 si iniziò con la produzione di pigmenti di ferro e di titanio e l’anno successivo con la lana di vetro. Nel 1960 entrò in funzione il nuovo impianto di acido concentrato; tutti i vecchi impianti solforici furono abbattuti e fu ampliato il laboratorio chimico per le ricerche.

Gli anni Sessanta videro la completa sostituzione delle produzioni originarie di Marengo con le nuove specialità di Montecatini. Il personale superava le mille unità e all’interno dello stabilimento erano numerose le imprese con varie specializzazioni.

La nascita di Montedison: il Gruppo, Montefluos, Ausimont

Nel 1966 Montecatini si fuse con Edison, società per la produzione elettrica, diventando Montedison, che nel 1981 si trasformerà in una holding industriale.

Montedison perseguì l’obiettivo di una più ampia internazionalizzazione e di una maggiore efficienza imprenditoriale, affrontando la sfida di un confronto concorrenziale con le più grandi multinazionali.

Nell’ambito del processo di razionalizzazione strutturale che seguì, fu costituita Montefluos, che operava nel campo dei prodotti chimici intermedi e finali per applicazioni industriali, con una significativa presenza nelle produzioni ad elevato contenuto tecnologico. In particolare, l’attività di Montefluos era rivolta al campo del cloro e dei fluoroderivati, degli ossigenati, degli additivi per polimeri e degli isolanti.

Montefluos si rivolgeva al mercato mondiale, possedeva una capillare rete distributiva ed operava in mercati ad alto contenuto tecnologico, come il settore aeronautico e spaziale, l’industria elettronica, chimica e nucleare. Nel 1992 la società assunse il nome di Ausimont.

L’acquisizione da parte del Gruppo Solvay

Nel 2002 Ausimont fu acquisita dal Gruppo Solvay, un gruppo multinazionale che opera nei settori chimico con sede a Bruxelles. Solvay è attiva in 55 Paesi con una forza lavoro di 29.000 unità.

Con l’acquisizione da parte di Solvay, la società assunse dapprima il nome di Solvay Solexis, il cui nome è un acronimo che significa: SOLvay EXcellence In Science, per poi diventare, nel 2011, Solvay Specialty Polymers.

 

Solvay Specialty Polymers

Solvay Specialty Polymers produce la più ampia gamma di polimeri ad alte prestazioni al mondo, ponendosi tra i leader mondiali nell’offerta di materiali innovativi in grado di superare i più alti standard di sostenibilità, longevità, resistenza chimica, termica e agli agenti atmosferici.

Grazie ad un portfolio composto da oltre 30 prodotti offerti in più di 1.500 formulazioni e ad una forte sinergia tra ricerca e collaborazione con i propri clienti, Solvay Specialty Polymers è fortemente impegnata nello sviluppo di soluzioni sostenibili in grado di migliorare la qualità della vita e tutelare l’ambiente.

I suoi polimeri includono fluoropolimeri, fluoroelastomeri, fluidi fluorurati, poliammidi semiaromatiche, polimeri sulfonici, ultrapolimeri aromatici, polimeri ad elevata proprietà barriera e compositi reticolati, impiegati in applicazioni per l’industria aerospaziale, dei trasporti, medica, petrolifera, elettronica, dei cavi, così come in settori rivolti alle energie alternative, per la produzione di impianti fotovoltaici, celle a combustibile e batterie al litio di nuova generazione per la mobilità del futuro. Il dettaglio dell’informazione si può trovare su

https://www.solvayspinettamarengo.com/it/lo-stabilimento/la-storia/index.html Ma Bigini va oltre e ci spiega qualcosa di più, ovviamente dal punto di vista dell’azienda… “Noi di Solvay Specialty Polymers abbiamo individuato un solo modo: cercare di tradurre il concetto di sostenibilità in un percorso da compiere un passo alla volta, senza enfasi, ma con il necessario pragmatismo. Senza sottrarci a un confronto trasparente e responsabile con chi ha delle domande da porci, dei dubbi da chiarire e delle preoccupazioni irrisolte.”   Ci piace la decisione nella comunicazione ed il suo significato performante. Ci auguriamo che sia veramente così… Anche se alcune situazioni, incidenti striscianti e – comunque- a impatto medio / alto, obsolescenza degli impianti (secondo le stesse autodenunce dell’azienda), sottovalutazione nelle modalità di raccolta, diffusione e analisi dei dati, ci dicono il contrario. Ma l’ing. Bigini è incontenibile e, pertanto, lo lasciamo continuare: “Sì, perché le preoccupazioni dei cittadini di una comunità che ospita uno stabilimento industriale sono sempre comprensibili e legittime. E lo sono a maggior ragione nel caso del sito di Spinetta Marengo, uno stabilimento di produzione chimica che opera sin dai tempi in cui le conseguenze di una gestione non adeguata nel trattare materiali pericolosi erano poco comprese e una cultura ambientale non si era ancora sviluppata (in fabbrica come nella società). 

A pagarne il prezzo, oggi, sono tanto la comunità in senso lato quanto chi, come noi, opera ogni giorno in questo stabilimento con tecniche, strumenti e modalità all’avanguardia, anche in termini di sicurezza. “ Ora questa cultura ambientale c’è, così come anche una abbondante documentazione medica che ci segnala sei picchi di affezioni tumorali “concentrate” nello spinettese e zone limitrofe. Con i medici dell’ASL che già in più occasioni ne hanno confermato il rapporto di causa effetto con le attività svolte in fabbrica. Tra l’altro estremamente varie e diffuse su un quadrilatero a ridosso dell’abitato di Spinetta Marengo, di estensione pari al borgo medesimo. E di queste reminescenze, di “questo passato ingombrante” tratta lo stesso ingegnere…  “Ecco, allora, che accanto ad un’orgogliosa presentazione degli investimenti in innovazione, sviluppo e ricerca che contraddistinguono il nostro modo di fare chimica oggi, abbiamo il dovere di rendere puntualmente conto degli interventi messi in campo per “rimediare” alle conseguenze di un passato ingombrante e complesso che abbiamo ereditato nel 2002, l’anno in cui il Gruppo Solvay ha acquistato Ausimont e lo stabilimento di Spinetta.”

Fino ad oggi (i dati sono del 2017) il Gruppo Solvay  ha investito 350 milioni di euro (di cui circa 80 in ambiente e sicurezza) per: – aggiornare e adeguare le unità produttive di Spinetta Marengo, garantendo la massima sicurezza dei lavoratori e della popolazione; – per ridurre al minimo sia le problematiche ambientali del passato sia l’attuale impatto produttivo. In questo modo si è ottenuto il rilascio da parte delle autorità competenti dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) nel 2010; e, soprattutto, l’approvazione da parte del Comune di Alessandria del progetto di Messa in Sicurezza Operativa e primi interventi di Bonifica (datato  2012). https://www.solvayspinettamarengo.com/it/ambiente-e-sicurezza-a-spinetta/index.html

L’Osservatorio Ambientale, la Consulta Comunale dell’Ambiente (associazioni di Volontariato) e… una delibera da 50.000 euro

Questa prima “puntata” sulla situazione di area Spinetta, fabbrica e questioni correlate la concludo con un riferimento diretto ad una delibera comunale, assai interessante, del 2008. In epoca Sindaco Pier Carlo Fabbio, in pieno regime forzitaliota. Forse si tratta di una delle tante “spese discutibili” alla base del cosiddetto “dissesto” (dichiarato poi nel 2012 con la successiva Giunta di centro sinistra), forse – molto più prosaicamente – il tentativo di dare seguito ad una delle tante emergenze che hanno riguardato  l’area fabbrica. Da quando era un semplice centro di produzione di fertilizzanti (e polveri “particolari” per uso bellico) fino al XXI secolo con lavorati di avanguardia, come si è visto più sopra. Qui, comunque, mi attengo ai fatti. Interessanti e forieri di evoluzioni che, all’atto della realtà, non si sono verificati. L’ “Osservatorio della Fraschetta” è ancora di là da venire, mentre la “Consulta comunale del Volontariato”, nella versione portata a termine dall’ottimo assessore Gianni Ivaldi, non fu che una sonora presa in giro. Qualcosa di simile a quel che successe a me per due volte successe negli anni Novanta con i “Verdi” di allora… Ma di questo ne parleremo prossimamente.

Da analizzare a fondo, invece, tutta la parte della delibera riguardante i criteri di incarico per un “Affidamento di Incarico di studio, ricerca e consulenza amministrativa e giuridica connessa a questioni conseguenti all’inquinamento ambientale nel sobborgo di Spinetta Marengo “, una vera chicca, assolutamente da recuperare e consultare. Ma il testo, in formato .pdf è già in nostro possesso e, anche di questo, avremo modo di ridiscutere…

 

Vediamo di che si tratta con la “delibera” dell’Assessorato all’Ambiente e con questo terminiamo.

11 luglio 2008 . Incarico Comune di Alessandria

CITTA’ DI ALESSANDRIA

DIREZIONE TERRITORIO ED AMBIENTE SERVIZIO  – SERVIZIO AMBIENTE

Det. n. 1944 / Pratica N. 4130N – 1

Oggetto: Affidamento di Incarico di studio, ricerca e consulenza amministrativa e giuridica connessa a questioni conseguenti all’inquinamento ambientale nel sobborgo di Spinetta Marengo

IL DIRETTORE Premesso che a partire dallo scorso mese di maggio (2008)  è in corso un complesso procedimento attivato e coordinato dall’Amministrazione Comunale teso a fronteggiare l’emergenza ambientale verificatasi in un’ampia area circostante il sito industriale ubicato nel sobborgo di Spinetta Marengo in cui sono insediate le aziende Solvay Solexis S.p.A., Co-Energy Power S.r.l. e Arkema S.r.l., conseguente al riscontro, per talune sostanze e segnatamente il contenuto di cromo esavalente, di valori nei terreni e nelle acque di falda eccedenti i limiti normativi prescritti per diversi tipi di utilizzo; tale procedimento è condotto tramite convocazione di una conferenza dei servizi cui partecipano, oltre all’Amministrazione Comunale, diversi altri soggetti pubblici ed i vertici delle stesse aziende localizzate nel sito industriale coinvolto nella procedura di bonifica in corso (Solvay Solexis S.p.A., Co-Energy Power S.r.l. e Arkema S.r.l.), e si avvale altresì dell’attività di due tavoli tecnici, cui partecipano per le rispettive competenze il Comune, la Provincia, l’A.R.P.A., l’A.M.A.G., l’A.S.L., nei quali vengono presentati ed analizzati i dati tecnici raccolti in una serie di sondaggi ed accertamenti puntuali condotti sul territorio interessato, con la finalità di fornire all’A.C. gli elementi idonei ad assumere i provvedimenti idonei alla migliore tutela della salute pubblica; superata la fase di emergenza, è poi prevista l’attivazione di una procedura di risanamento ambientale con la preliminare definizione di un Accordo di Programma che verosimilmente vedrà partecipi il Comune di Alessandria, il Ministero dell’Ambiente, l’azienda Solvay Solexis S.p.A. ed altri Enti a vario titolo interessati dalla problematica; le indagini condotte hanno prodotto una considerevole mole di dati che necessitano di una sintesi che ne consenta una corretta interpretazione al fine di definire le implicazioni che conseguono al fenomeno a livello urbanistico, sociale, industriale e agricolo; l’organizzazione ed il coordinamento delle procedure connesse alla succitata emergenza ed alla fase di risanamento ambientale, massimamente demandate al Servizio Ambiente dell’A.C., si sono rivelate di problematica gestione da parte del solo personale interno disponibile, ed inoltre appare opportuno, alla luce del caso verificatosi, che i molteplici dati raccolti vengano convenientemente riassunti e sintetizzati analizzando altresì le conseguenze che possono aversi sulla fruibilità del territorio interessato, che venga opportunamente organizzata e seguita la Determinazione Dirigenziale del 11 luglio 2008 n. 1944 procedura di risanamento ambientale e che venga valutata l’ipotesi di costituzione di un centro permanente di controllo ambientale nella zona, tenendo altresì conto che da parte dell’A.C. è in via di costituzione una Consulta Comunale per l’Ambiente che potrebbe avere un rilevante ruolo di supporto all’azione dell’A.C.

Ritenuto che per quanto sopra esposto, sia necessaria l’individuazione di una figura professionale idonea a rendere una prestazione comprendente:

  1. a) l’analisi critica del fenomeno di inquinamento recentemente verificatosi nella zona di Spinetta Marengo, che partendo dai dati raccolti ne illustri in dettaglio le conseguenti implicazioni a livello urbanistico, sociale, industriale, agricolo,
  2. b) la definizione e di tutti gli atti connessi alla fase di risanamento ambientale;
  3. c) l’elaborazione di una ipotesi di costituzione di un centro comunale permanente di controllo ambientale;
  4. d) la stesura di una bozza di regolamento per definire attribuzioni e modalità di funzionamento della istituenda Consulta Comunale per l’Ambiente; per le caratteristiche di detto studio, esso dovrebbe essere affidato a un soggetto che possegga appropriate competenze tecniche e giuridiche sia in materia di tutela ambientale sia in materia di organizzazione e gestione amministrativa.

Visti gli articoli 21 – 28 e 29 del “Regolamento Comunale per il conferimento degli incarichi di collaborazione coordinata occasionale o continuativa di alta professionalità, di lavoro autonomo, di consulenza, ricerca e studio” e in particolare l’articolo 23 verificando l’inesistenza, presso l’intera struttura comunale, di figura professionale idonea o preposta per lo svolgimento dell’attività oggetto dell’incarico, come comunicato dalla Direzione Risorse Umane con nota prot. 548 in data 08/07/08.

Accertato che ricorrono i presupposti per l’affidamento di un incarico esterno di studio, ricerca e consulenza compatibile con quanto previsto nella scheda n° 35 del “Programma degli incarichi di studio, di ricerca ovvero consulenza a soggetti estranei all’Amministrazione”, approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n° 23 del 20.03.2008, ai sensi dell’art.3, comma 55 della Legge 24.12.2007 n° 244 e dell’art. 46 del Decreto Legge n° 112 del 25.06.2008 – come proposto dal Sindaco con nota prot. 55707 in data 09/07/08.

Ritenuto che la prestazione di studio, ricerca e consulenza di cui sopra possa comportare, nella fase iniziale, una spesa non eccedente la somma di € 50.000; che per l’affidamento di detto incarico debbano essere richieste quale titolo di studio la laurea in Giurisprudenza e quale abilità professionale la comprovata esperienza, almeno quadriennale, maturata con mansioni direttive presso strutture pubbliche o private, con funzioni connesse alle problematiche di tutela e risanamento ambientale, e che l’affidatario dell’incarico possa essere individuato tramite selezione pubblica comparativa disciplinata dal bando allegato alla presente; di dare al suddetto bando la massima diffusione, mediante affissione dello stesso all’Albo Pretorio dell’Ente, pubblicazione sul sito Internet dell’Ente e comunicazione per estratto ai media locali.

Verificato che con la spesa per l’incarico conferito, pari a complessivi € 50.000,00 comprensivi di ogni onere anche fiscale, non viene raggiunto il limite di spesa indicato all’art. 29 del “Regolamento Comunale per il conferimento degli incarichi di collaborazione coordinata occasionale o continuativa di alta professionalità, di lavoro autonomo, di consulenza, ricerca e studio”, approvato con D.G.C. n° 28 del 27.01.2008. Determinazione Dirigenziale del 11 luglio 2008 n. 1944 Visto l’art. 23, comma 4 del “Regolamento Comunale per il conferimento degli incarichi di collaborazione coordinata occasionale o continuativa di alta professionalità, di lavoro autonomo, di consulenza, ricerca e studio” relativo al parere del Collegio dei Revisori in merito ai provvedimenti relativi ad incarichi conferiti ai sensi del citato regolamento Comunale.

Visti la Deliberazione del Consiglio Comunale n° 23 del 20.03.2008, il D. L.gs. 30.03.2001 n. 165; l’art. 107 del T.U.E.L. – D. L.gs. 18.08.2000, n. 267; l’art. 44 dello Statuto del Comune di Alessandria, l’art. 125 del D.Lgs. 12.04.2006 n. 163; il Regolamento Comunale per il conferimento degli incarichi di collaborazione coordinata occasionale o continuativa di alta professionalità, di lavoro autonomo, di consulenza, ricerca e studio.

DETERMINA

  1. di approvare l’allegato bando per l’affidamento di Incarico di studio, ricerca e consulenza per la definizione di questioni conseguenti all’inquinamento ambientale nel sobborgo di Spinetta Marengo; di demandare ai competenti uffici la pubblicazione del bando sul sito internet del Comune di Alessandria ed all’Albo Pretorio comunale e la comunicazione per estratto ai media locali;
  2. di impegnare la somma di € 50.000,00 comprensivo di ogni onere anche fiscale, ove dovuto, imputati al cap. 10906252 del PEG 2008, approvato con D.G.C. n° 129 del 07.05.2008; di trasmettere il presente provvedimento, secondo quanto disposto dalla Legge n° 311/2004, al Collegio dei Revisori per l’espressione del parere di competenza e il successivo inoltro alla Corte dei Conti ai fin dell’esercizio del controllo di gestione, come previsto dall’art. 1, comma 173 della Legge n° 266/2005. Il Direttore della Direzione Ing. Gianpiero Cerruti Determinazione Dirigenziale del 11 luglio 2008 n. 1944 per l’ affidamento di Incarico di studio, ricerca e consulenza amministrativa e giuridica connessa a questioni conseguenti all’inquinamento ambientale nel sobborgo di Spinetta Marengo

IL DIRETTORE

PREMESSO che: – il Comune, in relazione al rilevante fenomeno di inquinamento ambientale verificatosi recentemente in zona Spinetta Marengo è interessato ad una valutazione globale ed oggettiva delle condizioni di qualità del terreno e dell’acqua di falda in tale territorio, ad una corretta definizione di un Accordo di Programma relativo alla fase di risanamento ambientale, ed inoltre, più in generale e sulla scorta di tale esperienza, alla definizione di strutture, in corso di istituzione, di supporto all’azione dell’Amministrazione Comunale in materia ambientale, quali l’istituenda Consulta Comunale per l’Ambiente ed un prossimo centro permanente di monitoraggio ambientale – all’uopo si rende necessario l’affidamento di un incarico di studio, ricerca e consulenza amministrativa e giuridica che preveda:

ART. 1 – OGGETTO DEL CONTRATTO: LA PRESTAZIONE OGGETTO DEL PRESENTE CONTRATTO HA COME OBIETTIVO L’ANALISI AMMINISTRATIVA E GIURIDICA DEL FENOMENO DI INQUINAMENTO RECENTEMENTE VERIFICATOSI NELLA ZONA DI SPINETTA MARENGO, CHE PARTENDO DAI DATI DISPONIBILI, DALLE ISTRUTTORIE PROCEDIMENTALI IN CORSO E NEL RISPETTO DELLA VOLONTÀ POLITICA DELL’AMMINISTRAZIONE, FORMULI UNA PROPOSTA CIRCA LE AZIONI GENERALI DA INTRAPRENDERE PER IL RISANAMENTO AMBIENTALE E FORNISCA GLI ELEMENTI NECESSARI AD UNA CORRETTA PIANIFICAZIONE DEL TERRITORIO INTERESSATO, EVIDENZIANDO LE IMPLICAZIONI DERIVANTI DALL’INQUINAMENTO A LIVELLO URBANISTICO, SOCIALE, INDUSTRIALE, AGRICOLO.

LO STUDIO DOVRÀ POI ELABORARE UNA IPOTESI DI COSTITUZIONE DI UN CENTRO COMUNALE PERMANENTE DI CONTROLLO AMBIENTALE ED UNA BOZZA DI REGOLAMENTO PER DEFINIRE ATTRIBUZIONI E MODALITÀ DI FUNZIONAMENTO DELLA ISTITUENDA CONSULTA COMUNALE PER L’AMBIENTE.

ART. 2 – PRESTAZIONI RICHIESTE: LO STUDIO E LA PREDISPOSIZIONE DEGLI ELABORATI CONSEGUENTI SARANNO SVOLTI AUTONOMAMENTE DA PARTE DEL SOGGETTO INCARICATO, CUI SONO RICHIESTE:

  1. a) Predisposizione di una relazione a carattere amministrativo e giuridico di inquadramento generale e di sintesi del fenomeno di inquinamento ambientale verificatosi in zona Spinetta Marengo, contenente un inquadramento amministrativo e normativo, ed un approfondimento del bilancio ambientale, con formulazione di ipotesi di intervento complessivo di recupero produttivo della zona Proposta di documento programmatico da adottare da parte dell’A.C. per il recupero ambientale e produttivo della zona, a seguito della formulazione delle azioni da intraprendere; Elaborazione di una proposta di costituzione ed attivazione di un osservatorio permanente ambientale, e definizione delle modalità di funzionamento della Consulta Comunale per l’Ambiente; Assistenza e supporto al Comune nelle operazioni connesse agli aspetti sopra elencati alle lettere a,b,c

Fin qui la prima parte. Ad inizio marzo, sempre su www.cittafutura.al.it la seconda parte.

 

  • L’esperienza titanica di provare ad arrivare al mare con un “ferro” del 1951 fu mia. Ci arrivai (nel 1989, se non vado errato) … ma fu un’esperienza devastante. Quelle prove, tutte le prove, si affrontano con cognizione di termini.
  • Ad inizio anni Novanta, in concomitanza con una mia attività di consigliere comunale “verde”, alla disperata ricerca di informazioni di prima mano su una “emergenza ecologica” (così venne definita nel Consiglio del 10 novembre 1994) data la cronica abitudine degli Uffici ad evitare di fornire dati a consiglieri “non introdotti”… E i “non introdotti” sono quelli che non hanno contatti con gli uffici , percepiti come “rompiscatole” o, “ignoranti” e approssimativi. Il problema era, però , che – visto che non esisteva una struttura seria dei “Verdi” che aiutasse i consiglieri nella loro attività…ci si doveva ingegnare. Ma , per fortuna, nel 1996 – due anni prima del termine mandato previsto – ebbi il coraggio di tagliare quel “cordone ombelicale”. Persi dei sedicenti amici ma acquistai in tranquillità e libertà.

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