La mancanza di misura un elemento costitutivo del governo Meloni

Stupisce che non sia previsto anche un tratto di corda come punizione per i benzinari che non si adeguano alle nuove norme palesemente vessatorie sulla “trasparenza” dei prezzi della benzina alla pompa. Logica vorrebbe che la richiesta di trasparenza fosse rivolta ai grandi petrolieri che fissano il prezzo in base alle logiche di mercato e non ai loro impiegati che nessuna responsabilità hanno di questo fatto. Ma ovviamente le “sette sorelle” non si toccano e comunque, dato che la logica non fa quasi mai parte della politica almeno si vorrebbe vedere un minimo di senso della misura nelle iniziative che si intraprendono. Questo non può mai mancare, perché prima o dopo va a finire che gli elettori, per quanto assuefatti ormai al peggio, si arrabbiano. Capiamo bene che una “leader di destra” che aspira a essere carismatica, una donna forte, che tira diritto e non si guarda mai indietro, che cade in un evidente errore di valutazione sulla sospensione del taglio sulle accise non voglia rinunciare alla propria aura di invincibilità e cerchi di salvare in qualche modo le apparenze di fronte agli elettori. A quel punto devi inventarti una balla, spararla un po’ grossa, reggere la parte, si capisce. Però c’è anche un limite: perché se esageri il rischio di cadere nel ridicolo è imminente. Caratteristica del governo Meloni è proprio la mancanza di misura. Un governo che si sfoga malamente contro chiunque si mette sulla sua strada, che sia per sua volontà propria o per puro caso, come nel caso dei benzinari che si trovavano là in mezzo alle contraddizioni della legge di bilancio senza nessuna nemmeno lontana aspirazione a mettersi di traverso; quindi si trova una qualche scusa d’occasione, pseudo-ideologica o di preservazione di una presunta coerenza. Prima dunque se la prende contro i percettori del reddito di cittadinanza. Si mette a moraleggiare sull’importanza di essere attivi e di non stare sul divano (le tiritere che sappiamo). Ma è evidente che lo scopo è di rapinare i poveri di quel poco che hanno e fare cassa per la finanziaria. Con la scusa che sono gente che non lavora e dunque parassiti. Se siete poveri la colpa è vostra, levatevi di mezzo e chiedete anche scusa!

Oggi le vittime della furia del presidente del Consiglio, col fido Giorgetti (fido finché non si stufa pure lui di mettere pezze ai pasticci della premier) sono i poveri benzinari la cui unica colpa è di essersi trovati sulla strada del governo e delle sue “epocali” ambizioni, ma per puro caso. Pur di non ammettere il marchiano errore nella legge finanziaria, sottovalutando l’effetto del rincaro dei carburanti sulla vita quotidiana del ceto medio e basso (quelli che per lavorare devono essere auto-muniti sono i più poveri) e sul rialzo dell’inflazione, la premier Meloni si scaglia con norme particolarmente umilianti e vessatorie contro i benzinai: lavoratori trattati come biechi profittatori e speculatori.

Il grande Dario Fo ci ha insegnato a riconoscere le chiavi principali del Comico: è la “situazione” insieme ai giusti tempi comici a determinare l’effetto della risata. La situazione risulta dunque particolarmente divertente, in chiave comica, e sta nel fatto che questa volta il governo Meloni dopo aver colpito i percettori del reddito in quanto parassiti che non lavorano (questa ovviamente la penosa scusa accampata), ora se la prende con gente che si alza alle cinque del mattino per andare a lavorare! Praticamente non andiamo mai bene a lorsignori: che tu lavori, che non lavori, che ti impegni o meno in realtà a lorsignori non vai mai bene. Anzi se per caso fai troppo bene, corri pure il rischio di essere visto come un pericoloso intralcio (e sempre allegri bisogna stare). Ma poi il secondo elemento comico (e qui verrebbe giù il teatro) è che il o la presidente si scaglia contro una categoria tradizionalmente orientata verso il centrodestra. La coperta dell’inutile contabile keynesiano è sempre corta e “finita la pacchia” delle promesse elettorali senza limite si chiudono i boccaporti e chi è fuori dalle scialuppe di salvataggio peggio per lui, non solo sarà penalizzato dalle leggi ma anche additato come il colpevole della rovina della nazione: anziché una classe dirigente di improvvisatori (non comici) totalmente incompetente e auto-riferita, non sia mai.

Una mancanza della misura che si è già vista con il decreto “rave”: sono ancora previsti sei anni di galera come pena massima, nonostante le correzioni! Che neanche ai mafiosi. Mentre agli ultras che si danno appuntamento in autostrada per menarsi, distruggendo arredi pubblici e causando code di chilometri, una pacca sulla spalla e via, due mesi di sospensione dalle partite, so’ ragazzi che si sfogano (e la macchina narcotica di massa del circo calcistico non si tocca e non sarà mai toccata neanche per sbaglio, tanto è vero che gli hanno dato quasi un miliardo in finanziaria proprio rapinando i percettori di rdc).

Ma se l’esagerazione, la mancanza della misura è un elemento fondamentale della commedia, non è in realtà particolarmente divertente per i cittadini che si trovano spettatori paganti di uno spettacolo miserevole di incompetenza e improvvisazione politica e amministrativa. Che o si rassegnano, come i disoccupati che non si sono ancora organizzati per difendere i propri diritti, o si incazzano perché erano ancora speranzosi di avere qualche legittimo guadagno dall’esito elettorale: tutti mazzuolati uguale. Vogliono dunque lorsignori del governo darsi una regolata o andranno avanti in modo scientifico a fare arrabbiare cerchie sempre più ampie di categorie, di corporazioni, di cittadini? Attenzione che poi il conto comunque arriva, “signor” presidente del Consiglio! Intanto noi ci consoliamo per ora col pensiero comico che al politico della prima repubblica si poteva dire “ruba, ma non esagerare, e almeno governa bene”. O come diceva sempre Dario Fo: “ruba un po’ meno!”. Ma al politico attuale verrebbe veramente da chiedere: “ma tu oltre a rubare, cosa fai?”.

Filippo Boatti

 14 gennaio 2023

Fonte: elaborazione personale su immagine tratta da Wikipedia raffigurante lo storico manifesto dell’ENI di Mattei

2 Commenti

  1. I molti “laudatores” più o meno sinceri confondono forse la Furbizia da politicanti con l’Intelligenza che serve ai “gubernatores”?

    • Io sono sconcertato perché è la prima volta che abbiamo un governo che se la prende coi cittadini, rischiando di porli direttamente uno contro l’altro (scenario da guerra civile se amplificato in prospettiva) anziché coi loro rappresentanti politici o sindacali, che in fin dei conti sono lì apposta a prendere e a rendere i colpi in modo regolato. In un paese civile quale eravamo tutto sommato fino a poco tempo fa, funziona così. C’è già stata per la verità un’avvisaglia col monito di Draghi: “volete la pace o il condizionatore?”, questo per dire che è un segno dei tempi più che del tipo di governo anche se questi sono i più scarsi e incompetenti che abbiamo mai avuto e per distacco.

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*