La tecnologia può fare a meno delle persone?

Ho assistito a una delle presentazioni del progetto di smart city che dovrebbe interessare la città di Alessandria. Al di là del vezzo di usare un anglicismo – decisamente meglio città sostenibile o intelligente – la proposta, per quanto riguarda alcuni aspetti come l’illuminazione pubblica a led, il controllo del traffico attraverso la video sorveglianza o il risparmio energetico, può certamente essere presa in considerazione con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi offerti alla cittadinanza. Molto meno convincente risulta, a mio avviso, la parte del progetto riguardante l’installazione di “cassonetti intelligenti” per la raccolta dei rifiuti. Una parte, nel progetto, decisamente importante per un investimento di svariati milioni di euro.

Per valutare se tale modalità sia la più utile per Alessandria sarebbe servita una più attenta verifica preventiva. Le innovazioni tecnologiche sono, infatti, sempre benvenute, ma prestando attenzione a tutti gli aspetti e alle conseguenze del loro utilizzo. Nel settore è, infatti, in atto una riproposizione di soluzioni tecnologiche,come all’inizio degli anni 2000 con i grandi contenitori da 2,4 – 3,2 metri cubi che richiedevano grandi camion a “monoperatore a caricamento laterale”. Soluzione adottata in provincia dal comune di Novi Ligure e, di recente, abbandonata.

Come già per i grandi contenitori la soluzione dei “cassonetti intelligenti” è promossa dalle maggiori “multiutility” del settore che, qualche anno fa, avevano incentivato l’istallazione delle “isole interrate”. Proposta, quella delle “isole”, adottata a suo tempo dal comune di Valenza, dove, però, ha dato pessimi risultati. Ad Alessandria, in piazza della Libertà, è ancora presente e in “bella vista” una delle due “isole” installate che non ha mai funzionato. La filosofia che bravi commercialisti portano avanti, magnificando le doti dei “cassonetti intelligenti” risponde sempre alla stessa logica: quella di ritenere sia possibile risolvere i problemi con la sola tecnologia e facendo a meno del concorso delle persone.

Un indirizzo verso il quale molte pratiche esperienze suggeriscono di manifestare forti dubbi. Per funzionare il sistema necessita, in primo luogo, che la grande maggioranza dei cittadini sappia e sia abituata a raccogliere e a conferire i rifiuti in maniera separata per le diverse tipologie. Come avviene nelle zone del Trentino Alto Adige. Una capacità che gli alessandrini avevano iniziato ad apprendere negli anni del “porta a porta” (2005-2007), ma che in seguito, per i diversi e opposti cambiamenti intervenuti, hanno, come risulta con grande evidenza, perso.

Gli insuccessi dei “cassonetti intelligenti”

In assenza di questa consolidata abitudine il concreto rischio è che succeda come a Carrara dove, accanto ai nuovi cassonetti dotati di “eco card”, si sono formate vere discariche con sacchetti e immondizia di ogni genere. O a Siena dove è più volte capitato che il sistema di apertura dei cassonetti si sia bloccato per diverse ragioni e siano cresciuti i sacchetti abbandonati per terra. Va infatti precisato che questi nuovi contenitori necessitano di una costante manutenzione per il loro funzionamento, sono strutture rigide ed essendo posizionate lungo le strade anch’esse possono essere soggette a vandalismi. Inoltre il loro funzionamento non consente il calcolo della tariffa puntuale, come avviene molto più naturalmente con il “porta a porta”.

Inoltre l’investimento per il loro acquisto richiede risorse importanti, così come per i mezzi necessari a svuotare quei contenitori che non sono riutilizzabili per altro servizio. Acquistare sacchi, bidoncini e mastelli per la raccolta domiciliare costa molto meno e i mezzi di raccolta possono essere usati per diverse funzioni. Con il “porta a porta” il sistema si può facilmente adattare in base ai risultati che si conseguono. Se, come in genere avviene, si riduce la quantità di rifiuti totali raccolti, il sistema è in grado di riorganizzarsi rapidamente, abbassando le frequenze delle diverse tipologie da settimanale a mensile. Nei comuni a tariffa puntuale, tra il 70 e l’80% di RD, e con produzioni di indifferenziato sotto i 70 Kg/abitante anno, questo può essere addirittura raccolto ogni mese e mezzo – due. Con evidenti e generali risparmi.

Infine, secondo gli amministratori di “Amag” uno degli aspetti positivi del nuovo sistema consisterebbe nel risparmio di personale. Posizione che, se veicolata dai commercialisti con la finalità di vendere il prodotto si può comprendere, ma se sostenuta da amministratori pubblici, in una fase di grave crisi occupazionale come l’attuale, sorprende e dovrebbe anche preoccupare le organizzazioni sindacali. Ricordo, infatti, che i posti di lavoro che si creano con una buona raccolta domiciliare e attraverso la filiera del riciclo (vetro, carta, plastica Raee, compostaggio) sono nettamente superiori ai posti di lavoro che si hanno conferendo i rifiuti sia in discarica che nell’inceneritore.

Cosa consigliano i dati del Consorzio alessandrino.

Nella raccolta differenziata i 30 piccoli comuni del Consorzio alessandrino che superano abbondantemente la percentuale del 65% (tutti oltre il 70% e 16 oltre l’80%) adottano un servizio di raccolta “porta a porta” semplificato: a domicilio di divide e raccoglie l’organico e il differenziato, mentre il resto dei materiali (vetro, carta, plastica, alluminio etc.) si conferisce in isole ecologiche facili da raggiungere e sorvegliate. Di seguito i miei consigli:

a) Il sistema in atto nei piccoli comuni, che “Amag Ambiente” ben conosce, essendo l’azienda che serve e gestisce la raccolta in quasi tutte queste realtà, potrebbe essere esteso a tutti i sobborghi e le frazioni del Comune di Alessandria senza particolari costi aggiuntivi: Cabanette, Cantalupo, Casalbagliano e Villa del Foro per la zona a Sud; Spinetta Marengo, Mandrogne, Litta Parodi, Cascinagrossa, San Giuliano Vecchio e Nuovo, Lobbi, Castelceriolo per la “Fraschetta” e ancora San Michele, Valmadonna e Valle San Barlolomeo. Sobborghi e frazioni che rappresentano, per numero di abitanti, il 30% del Comune di Alessandria.

  1. Alessandria ha ancora due zone nelle quali la raccolta viene realizzata con il sistema “porta a porta”: il Centro e una parte del quartiere Cristo. Ma con risultati modesti (50% o poco più). Qui il consiglio è quello di riprendere una campagna di comunicazione dell’azienda e del Consorzio, assente da anni e aumentare i controlli da parte di “Amag Ambiente”. Controlli che risultano del tutto inefficaci per la raccolta stradale, mentre si dimostrano molto utili e produttivi dove la raccolta è domiciliare. Inoltre per Corso Acqui e altre vie del Cristo, con la proposta contenuta nel progetto di smart-city, i cassonetti tornerebbero sulle strade a occupare uno spazio già oggi carente.
  2. Per la raccolta stradale vanno, da subito, eliminati i cassonetti nelle zone artigianali e industriali (es. la D4) i quali, più che in altre zone, finiscono per diventare piccole discariche. Spostandoli, senza costi aggiuntivi, all’interno delle aziende presenti.

Valutati i risultati di queste azioni ’azienda e il Consorzio di Bacino avrebbero maggiori elementi per decidere nuove e diverse soluzioni. Anche se, vista anche la condizione difficile del bilancio comunale, ritengo si dovrebbe, gradualmente, ritornare, dove oggi è assente, alla raccolta domiciliare “porta a porta”, eliminando del tutto i cassonetti, normali o “intelligenti”, dalle strade. Come, da tempo e con ottimi risultati, fanno gli altri comuni capoluogo di provincia della Regione Piemonte.

Renzo PENNA

Alessandria, 20 aprile 2022

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