L’Incredibile storia dell’isola delle rose

“Allora forse dovrei… costruirmi un mondo tutto mio”. 
Giorgio Rosa (Elio Germano)

Prima di dare un giudizio su questo film, è meglio raccontarvi la trama per filo e per segno, tratto da una storia vera:

Primavera 1968. Nell’anno della contestazione studentesca, un giovane ingegnere, Giorgio Rosa con un grande sogno e un genio visionario decide di costruire un’isola al largo di Rimini, fuori dalle acque territoriali, e la proclama stato indipendente. Un’isola d’acciaio in cui la libertà individuale è il valore assoluto: non ci sono regole!

In questa impresa impossibile Giorgio avrà al suo fianco un eterogeneo gruppo di complici: il suo migliore amico, un giovane imprenditore più propenso ai bagordi che all’azienda di papà, un misterioso naufrago in cerca di approdo, un animatore delle notti romagnole in cerca di una nuova vita e una ventenne romantica in cerca di lavoro. E poi Gabriella, la donna appassionata che Giorgio trascina nella sua ambiziosa avventura e nella sua vita. L’Isola delle Rose attira ben presto l’interesse della stampa e soprattutto di frotte di ragazzi da mezzo mondo, trasformandosi in mito, in caso internazionale e in un quasi insormontabile problema politico per il Governo italiano che non può tollerare la fondazione di un nuovo Stato in acque così vicine.

Perché un’utopia che diventa realtà non può che avere conseguenze imprevedibili, al di là di ogni immaginazione.

Ecco, adesso possiamo parlare del film:

Dopo la fortunata trilogia di Smetto quando voglio prosegue il sodalizio tra Matteo Rovere (in produzione) e Sydney Sibilia. Abbandonato il sentiero dell’heist movie “stupefacente” e prendendo spunto dalla vera (incredibile, sì) vicenda di Giorgio Rosa (con la collaborazione storica di Walter Veltroni), Sibilia mantiene vivo il tessuto abituale della commedia “ribelle” e chiede ad Elio Germano di interpretare questo ingegnere bolognese dal talento incompreso che, nel 1968 – annata manifesto di ribellioni e rivoluzioni – costruì un’isola in mezzo al mare, poco oltre il limite di 6 miglia delle acque territoriali italiane al largo di Rimini, fondando così la Repubblica dell’Isola delle Rose, territorio indipendente di cui divenne presidente.

il film sembra voler esaltare maggiormente, rimanendo sospeso in un’atmosfera di trattenuto disincanto, partendo dal Consiglio d’Europa di Strasburgo (con François Cluzet e Fabrizio Rongione che iniziano ad ascoltare la storia del protagonista) per finire dentro le stanze del potere italiano, con Zingaretti e Bentivoglio superlativi nel restituire le sagome del Presidente del Consiglio Giovanni Leone e del Ministro dell’interno Franco Restivo.

Il film di Sibilia – che funziona anche nel tratteggio della travagliata storia d’amore tra Giorgio Rosa e Gabriella Chierici (Matilda De Angelis) e nel rapporto d’amicizia con Maurizio Orlandini (Leonardo Lidi) – ritorna ad un episodio sui generis della storia italiana (ed extraterritoriale, seppur di pochi metri) per ragionare su un paradosso capace di contrapporre il senso della libertà individuale, assoluta, con quella irreggimentata degli Stati.
Nota di merito anche per Tom Wlaschiha (il Trono di Spade) e il suo Wolfgang Rudy Neumann, che approfitta  dello stato sulle palafitte per avere una cittadinanza e finalmente non essere più un clandestino figlio di buchi nel sistema e vizi di forma burocratici.
Nonostante una debole sceneggiatura scritta da Sibilia stesso insieme a Francesca Manieri, “L’Incredibile Storia  dell’Isola delle Rose” è un film che si lascia perdonare. Sopperisce a difetti evidenti con la scelta di mostrare una storia vera, seppur romanzata, ma di cuore. Affascina il personaggio dell’ing. Giorgio Rosa, affascina la sua idea e affascina l’intero racconto. Il nuovo film di Sydney Sibilia non è affatto un film perfetto, e non vuole neanche esserlo. Vuole raccontare anche in modo esasperato uno scontro generazionale giunto al limite, vuole raccontare quanto è bello avere dei Sogni e realizzarli. Un film per i sognatori che non si arrendono davanti ai meccanismi di una burocrazia che tende a standardizzare qualsiasi cosa per tenerla sotto controllo.
Un incredibile storia vera.

Riccardo Coloris

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