L’inizio della Trilogia: “Batman begins”

“Se ti tramuti in qualcosa di più di un semplice uomo, se consacri te stesso a un ideale e se nessuno riesce a fermarti, allora diventerai tutta un’altra cosa.

Una Leggenda, Sig. Wayne. Una leggenda!”

Sulla scia del successo di “Memento” e “Insomnia”, Christopher Nolan insieme allo sceneggiatore David S. Goyer, ingaggiano quello che è diventato il rilancio cinematografico dell’icona dei fumetti DC con il primo capitolo della Trilogia del Cavaliere Oscuro: BATMAN BEGINS.

A differenza delle altre trasposizioni cinematografiche di Tim Burton (Batman, Batman – il Ritorno) e del compianto Joel Schumacher (Batman Forever, Batman & Robin), questo ne abbandona tutto l’aspetto fumettistico e fantascientifico innestando un nuovo tipo di trasposizione realistica, più da thriller e genere d’azione.

L’arma vincente è quindi l’uso del realismo. Quella di Batman è una storia profondamente umana e profondamente tragica, per questo così avvincente ed emotivamente coinvolgente per tutti, dai fan dei fumetti a quelli che di solito non amano o snobbano i film sui supereroi. Le scelte sono realistiche: la Batmobile è un carrarmato (le scene con Fox e Wayne che selezionano i famosi gadget ricordano da vicino le identiche scene dei vecchi film di James Bond, che Nolan adora e lo hanno decisamente influenzato), l’armatura ha i suoi difetti, nessun nemico ha menomazioni o stramberie fisiche, il nostro deve avere il giusto allenamento e il giusto fisico. La scelta di Christian Bale come Bruce Wayne/Batman è, in questo senso, a dir poco perfetta, la presenza fisica e l’energia si sposano con l’indubbio talento nel costruire un vuoto emotivo, l’attore gallese domina la scena ed è sempre più convincente nel suo percorso di consapevolezza. Intorno a lui la galleria di personaggi di supporto è gestita in maniera certosina ed interpretata benissimo, da Morgan Freeman a Liam Neeson, da Michael Caine a Gary Oldman, in particolar modo gli ultimi due i cui personaggi, Alfred e Gordon, hanno finalmente la dignità mai avuta nei precedenti film, non devono svolgere solo un compitino, ma diventano le vere colonne morali che completano la personalità di Bruce Wayne. La caduta purtroppo c’è nel casting di Katie Holmes, che recita senza molta convinzione e non fa mai scattare una vera chimica tra lei e Bale, e nell’utilizzo dello Spaventapasseri (uno dei villain dell’universo di Batman mai portati sul grande schermo fino al quel momento) più che altro un mero strumento all’interno di uno schema più grande. Ma Nolan sopperisce a questi errori con tutti i trucchi del mestieri e non li fa pesare nella storia e nello sviluppo, regalandoci sentimento ed azione. La chiave è l’elemento alla base di ogni film, troppo spesso sottovalutato o messo in secondo piano in film d’azione o film di supereroi: la sceneggiatura. Nolan costruisce e studia attentamente quello che noi vediamo sullo schermo, la struttura del racconto, ogni comportamento che ha una motivazione ed una reazione, ed ogni frase che non viene mai detta caso, ma anzi molti concetti ritornano con un nuovo senso nel corso del film (e nel corso dell’intera trilogia addirittura).

Il Batman di Nolan è minaccioso, cupo, solitario a tratti perfino disperato. Nolan ha letto le storie su carta di Batman quali “Year One-Anno Uno” e “Il Ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller e si vede ma ha anche letto quelle meno note come “The Man Who Fall” e “The Long Halloween” da cui ha tratto spunti interessanti rendendo finalmente corretta la visione di un eroe cupo e gotico quale era all’inizio, nel 1939 quando “il” Batman uscì dalle matite e dagli inchiostri di Bob Kane. Il film è introspettivo nella prima parte con Bruce Wayne che precipita nell’abisso della rabbia, del dolore e della disperazione e comincia la sua lenta risalita.

Tutto il film è imperneato sul concetto di “paura” ed è molto interessante come questo concetto che a primo acchitto possa sembrare banale, venga reso così intelligentemente interessante. Nolan è stato capace di mescolare sapientemente le diverse sfumature stilistiche e grafiche di “Year One”, opera da cui prende maggiore spunto, adattandole ad una realtà drammatica, cruda, tetra ma terribilmente viva e reale. il modo in cui viene reso il tutto è geniale inoltre è sopraelevato da ottimi dialoghi, curati nei minimi particolari (seppur a volte pecchino di alcune incertezze), ma sempre e comunque molto interessanti, anche perché, per la prima volta, lo spettatore prende pieno potere della psicologia del personaggio e non ha difficoltà nell’identificarsi già dopo pochi minuti sino al finale.

La colonna sonora è firmata da Hans Zimmer e James Newton Howard, ed è una partitura dal sapore primordiale, in perfetta sintonia con la genesi del supereroe, studiata alla perfezione sia nell’orchestrazione che nell’elettronica in una fusione suggestiva di motivi tribali, arie dal sapore wagneriano e minacciosi versi animali realizzati coi synth.

Tralasciando alcune banalità nell’intreccio del secondo atto, che paga il suo tributo al cinema action, le due ore e venti di durata filano che sono una bellezza e il finale che introduce Joker è un biglietto da visita perfetto per il grande seguito “il Cavaliere Oscuro” del 2008.

Un grande film realistico (come lo saranno anche gli altri due capitoli) che restituisce lo spessore che merita a un personaggio amatissimo dal pubblico di tutto il mondo e di tutte le età.

Batman Begins è il film che ogni fan di Batman, e del genere fumettistico in generale, meritava da tempo, si aspettava di vedere e finalmente può godere. Nolan dà dignità ai suoi personaggi, non li usa come macchiette o strumenti commerciali, ma come caratteri drammatici a tutto tondo. Un film importantissimo perché ha dato inizio ad un “qualcosa” che ha cambiato per sempre la percezione di questi film ed il modo di realizzarli, e noi fortunatamente ancora oggi ne sentiamo le conseguenze.

 

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