“L’uomo del labirinto”

Il Donato Carrisi regista calpesta per la seconda volta il Donato Carrisi scrittore.

Dopo la sua prima trasposizione cinematografica de “La Ragazza nella nebbia”, Donato Carrisi ritorna alla regia, tratto di nuovo da un altro suo romanzo “L’Uomo del Labirinto”, un thriller all’italiana con richiami ed echi da cinema americano, una pellicola che si muove tra cinema italiano e cinema americano.

“L’Uomo del Labirinto” ha pochissima cognizione di quel che fa ma una gran fiducia di trovarsi sul percorso giusto. Corre così a gran velocità nel racconto di due storie parallele: un detective puzzolente e morente (Toni Servillo), che tuttavia ha un’ultima indagine da compiere. Odiato dai poliziotti macchietta, vessato dalla vita per via del suo caratteraccio ha però la testa dura a sufficienza per insistere e scoperchiare un vaso di orrore contadino. Dall’altra parte un profiler (Dustin Hoffman) interroga una sopravvissuta ad un rapimento (Valentina Bellè).

Questi due segmenti paralleli che prima o poi si incroceranno rivelando verità nascoste in un finale che è proprio quello che cerca di fare.

Con un buon lavoro sugli interni e uno pessimo sugli esterni, “L’Uomo del Labirinto” è un film in cui Carrisi ci porta all’interno del romanzo stesso ambientato in un mondo a sé, fuori dalla nostra vera realtà che ci circonda, e lo percepiamo attraverso i suoi luoghi oscuri da genere noir, partendo sempre dai canoni e schemi che conosciamo, senza troppa ulteriore fantasia e da cui non riusciamo ad uscirne, esattamente come in un Labirinto.

Riccardo Coloris

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