Mamma, tu compri soltanto profumi per te

Sono le parole di una canzone in voga molti anni fa, per i più una canzonetta orecchiabile, per me una visione inquietante, da sempre.

La mamma della canzone, davanti allo specchio – allora, nelle camere da letto, si usavano le toilettes con lo specchio girevole, il tulle bianco a nascondere il metallo delle gambe e il ripiano pieno di cianfrusaglie – intenta a farsi bella, mentre la piccola figlia è nel letto, ammalata e non c’è alcuno sguardo, alcuna cura per lei. Tanto che il suo destino sarà la morte.

Lo stesso destino della piccola Diana, dimenticata da una madre troppo intenta a dover ancora riconoscere sé stessa. L’immagine di una donna, già madre, allo specchio che scruta nel vuoto, un arcano desiderio d’essere, senza ancora sapere che significa “essere”.

Essere o non essere, questo è il problema “, diceva qualcuno non facile a dire trombonate.

La madre di Diana fotografata in molte pose sempre con un abito rosso: cosa si nasconde dietro la forza erotica di questo colore ? Cosa racconta di questa donna ?  Comprendere non vuol dire giustificare.

Abbiamo dentro di noi “legioni”, eppure crediamo di essere solo quello che viviamo, senza nemmeno sapere che il più delle volte siamo vissuti da forze così violente che, se non incontrate, trascineranno non solo la nostra vita, ma anche quella di chi più abbiamo vicino e diciamo di amare, nel baratro della disperazione, del dolore, della menzogna, sino ad arrivare ai delitti più atroci.

Sempre di più vengono chiamate in causa le “cause psicologiche “ ma paradossalmente continuiamo ad ignorare cosa veramente significhi “conoscere sé stessi “.

E sì che era scritto sul tempio di Delfi, e sì che ne hanno parlato le tragedie di Eschilo e la poesia d’ogni tempo e la psicanalisi di Freud e la letteratura di Dostoevskij e l’esperienza della Hillesum …

Continuiamo a parlare di questa invisibile psiche, eppure continuiamo a sbranarci da figli e da genitori. Ne parliamo in Tv, sui social, nelle pubblicità, ma blateriamo solo come povere cornacchie. Siamo sempre più disonesti nella vita, perchè lo siamo soprattutto con noi stessi.

Preferiamo raccontarci frottole, nascondere la polvere sotto i molti tappeti, ignorando che tutto quel che ci lasciamo dietro le spalle tornerà con un prezzo più alto.

Anche questa volta ci saranno dibattiti, in tv, sui settimanali sempre più miseramente scandalistici, per capire come mai una madre possa arrivare a tanto, ma senza mai assumerci alcuna responsabilità di questi accadimenti.

Le vediamo le mamme al telefonino con le cuffiette e li vediamo i loro piccoli col musetto all’insù che chiedono, senza essere visti ?

Le vediamo le madri che non sanno rispondere ai loro bambini, alle loro domande meravigliose, alle loro voglie di un gioco insieme, di un tocco gentile, di un silenzio che ci accomuni all’universo intero?

I bambini ci guardano, diceva qualcuno, e come se ci guardano! e ci vedono per quello che siamo diventati. Dobbiamo solo stare attenti a non ridurli come noi.

Poveri umani inebetiti dai media e dal consumismo, dai vestiti e dai profumi, dalla macchina più grande, dalla plastica facciale, dalla sete di potere, dall’accumulo di danaro, dall’indurimento del cuore.

Forse che quella canzonetta fosse una semplice sapiente profezia dell’oggi ?

di Patrizia Gioia

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