Manifesto della Ragione

“Uno spettro s’aggira per l’Europa: lo spettro del razzismo … .

Le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe nei confronti del popolo russo. E’ ormai tempo che la ragione si contrapponga al pericolo di una deriva intimidatoria che riporti alla memoria l’emarginazione razziale”.

L’incipit del Manifesto di Marx esercita su di me un tale fascino da indurmi a seguirne la traccia ogni volta che l’indignazione mi pervade, e non è consolatorio il fatto che il vento dell’irrazionalità e del pressapochismo si estenda oltre i nostri confini .

L’apice dell’idiozia s’è manifestato con la censura del “russo” Dostoevskij, all’Università della Bicocca: lo scrittore Paolo Nori doveva tenere un corso sull’Autore partendo dal suo libro. “Non solo essere un russo vivente è una colpa oggi in Italia ma anche essere un russo morto …”, anticipa e riassume quanto ne è seguito qui e altrove, un virus infestante l’intelligenza. Si era agli inizi di Marzo, un segnale di ciò che aveva preso forma estendendosi al mondo della cultura, dello spettacolo e dello sport anche oltre i nostri confini. Il ripensamento, dopo le vibranti proteste dei docenti, non cancella la colpa.

S’è dato spazio alla propaganda dei giornalisti asserviti al regime per insinuare quanto i Russi siano cattivi e indottrinati, con minor presenza di altre voci fuori dal coro … e nemmeno ci è stato risparmiato l’imbarazzo di alcune, attualmente in Italia, costrette ad una sorta di cerimonia pubblica di abiura da connazionali aggressive. Anche la donna che reggeva il crocifisso alla celebrazione della Via Crucis, ha subito un imbarazzante trattamento.

Così sono proseguite le “purghe” estese a raggio: l’esclusione del massimo italianista russo Solonovich dalla giuria del premio Strega (anche se all’ultima ora palazzo Chigi ha indotto la Farnesina al dietro front), sarebbe stata perlomeno grottesca.

Lo Sport che tutti dovrebbe riunire in nome della fratellanza tra i popoli è diventato complice di un’infamia verso gli atleti russi spingendomi a dire che alle Olimpiadi del ’36, pur segnate da una sordida mistificazione per ottenere il consenso internazionale, Hitler ammise Jesse Owens, atleta di colore, ed Helen Mayer, in parte ebrea, che vinse per la Germania la medaglia d’argento nella scherma individuale, prima di fare ritorno negli Stati Uniti.

La Russia conta circa 144 milioni di abitanti … e sembrano tutti colpevoli anche se appartengono a mondi diversi e pensano in modo diverso: atleti, intellettuali, artisti e persone che valgono in quanto tali, subiscono la gogna internazionale.

La colpa di uno investe ed emargina tutto un popolo. E noi Italiani ci uniformiamo, con becera sudditanza.

Marina Elettra Maranetto

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*