Milord se ne è andato con lei…un ricordo di Milva

Anni 60, una cintura stretta in vita, un impermeabile alla Bogart, una bocca grande e una voce profonda che dava alla canzone “milord”, portata al successo dalla Piaf, lo spirito di un’invocazione impossibile.

E la sua vita mi è sempre sembrata così, un’invocazione verso qualcosa di irraggiungibile, che riporta al cuore le parole di Mario Luzi: “e non darsi per vinti nemmeno da vinti”.

Sì, sto parlando di lei, della Rossa, della Pantera di Goro, di quella giovane ragazza smilza che sforava le note della Vita, come per trattenere quelle che te la rendono cara, la Vita.

Ma , nonostante i tanti meritati successi, la vita credo sia stata difficile per lei, segnata da grandi amori e da grandi dolori, come se la bilancia che pesa i nostri giorni volesse ogni volta spareggiare i conti, non lasciare mai che il piatto della  la felicità superasse quello della perdita.

Osare la scena non è, lo si sa, cosa per tutti. Lo può fare qualcuno che ha già in sè quel talento e che incontra qualcuno che quel talento lo tira fuori, come si tira fuori il bucato dall’oblò della lavatrice. Devi poi dare a quel bucato la sua giusta forma.

Milva ha avuto grandi maestri, Sthreler tra i tanti, ma credo che il più importante sia stato Maurizio Corgnati, marito e padre della figlia Martina. Un marito-padre per quella giovane ragazza di provincia, un uomo colto che sapeva come nutrire qualcuno che ancora non sa, ma che anela a quel cibo.

Si pagano sempre care le nostre scelte; la via ci pone davanti a bivi e a strade senza uscita e a volte la fatica che il vero lavoro per arrivare al successo chiede lascia ferite invisibili e profonde.

La legge del contrappasso mi inquieta sempre.

L’ultima volta che vidi “la Rossa” era già ammalata e accompagnata dalla fedele Edith; era seduta su un piccolo sgabello, fuori da un cinema milanese, in attesa di entrare.

Io ero proprio di fronte a lei e per qualche istante ci siamo guardate negli occhi, io ho abbassato il mio viso in un silenzioso saluto gentile e lei ha corrisposto, con un delicato sorriso.  E’ passata tra noi in quei pochi attimi madama Malinconia, quella che ho ancora vicino ora, nello scrivere questo saluto ad una grande Artista, ma soprattutto un saluto a quella esile giovane inquieta ragazza di provincia.

di Patrizia Gioia

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