Il mito del leader

In Italia abbiamo avuto un leader indiscusso, ancorché discutibile, in Benito Mussolini.
Quando Margherita Sarfatti scrisse nel 1926 il suo “Dux”, già da quattro anni il Nostro era a capo dello Stato italiano e, credo, nello stesso anno, arrivarono le leggi fascistissime.
Un leader onnipresente ed onnipotente per oltre venti anni, ma, come sappiamo, la Storia si incaricò di detronizzarlo, farlo cadere nella polvere ed infine infierire sul suo cadavere.
Ma il mito del leader era nato e questo concetto si è dimostrato difficile da defenestrare.
A livelli molto diversi, il duo De Gasperi-Togliatti ne creò una rappresentazione attraverso gli anni ’40-’50, per poi proseguire sino agli anni ’70-’80 con Berlinguer e Moro.
Certo, i periodi storici erano molto diversi, quindi anche le personalità dei leader, ma questo concetto prosegue imperterrito negli anni ’80, con la figura di Craxi, che crede di essere un leader, sino alla sconfitta finale.
Poi tocca al suo miglior allievo, Berlusconi, che vuole essere un leader, contro tutto e contro tutti, ma anche per lui il risultato non sarà dei migliori.
Oggi, in fatto di leader, oserei dire che l’Italia non è messa molto bene.
Tutti si proclamano tale, ma ne hanno la stoffa?
Da Destra, Salvini e Meloni lanciano proclami che non sono monolitici, ma cambiano talvolta ogni mese, seguendo l’umore dei votanti.
Berlusconi, da qualcuna delle sue ville, volge e riavvolge le bende della sua mummia.
Del Movimento 5 Stelle preferisco non parlare, poiché non l’ho mai capito, non lo capisco e ritengo sia tempo perso rifletterci.
Dal lato della pseudo-Sinistra, un Letta catatombico quant’altri mai riporta frasi probabilmente rimasticate dai suoi corsi tenuti a Parigi qualche anno fa e che hanno il sapore della Ville Lumière.
Di piccoli deuteragonisti quali Renzi, Calenda, Fratoianni, direi che è futile parlare.
Arriviamo quindi al leader di oggi, leader indiscusso ed apparentemente indistruttibile: Mario Draghi.
Ma, una volta allontanato dalla sua turris eburnea, in fondo, chi è Draghi?
E’ un burocrate europeo, un mediatore con le banche, un interprete del Capitalismo di oggi.
Si è ritrovato, senza essere eletto e senza un suo partito, nella posizione di primus inter pares, come per decreto divino: ma quanto potrà durare in una scena politica così caotica come quella italiana?
Molto dipende dalla sua capacità di bilanciare forze anche opposte, e in questo si sta rivelando sicuramente abile.
Ma, signori, quando avremo nuovamente un leader eletto dalla maggioranza dei votanti, una persona dal carattere e dalla competenza indiscussi, e non dico che debba essere un De Gaulle o un Churchill, ma una persona di buonsenso, che viva in modo non formale nella realtà politica di oggi, così globale e policentrica?

Giorgio Penzo

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