Mondo difficile

è un mondo difficile
e vita intensa
felicità a momenti
e futuro incerto…”

Antonio de la Cuesta (in arte, Tonino Carotone), Me cago en el amor,

Virgin Records, Stoccolma 1999

Il grande filosofo della scienza Karl Popper (1902-1994) ci ricorda che “Le democrazie non sono sovranità popolari, ma in primo luogo istituzioni attrezzate per difendersi dalle dittature”.1 Egli consiglia inoltre di far precedere ad ogni analisi (scientifica) la seguente affermazione: “Potrei sbagliarmi”. Non avendo la pretesa (e le capacità) di analizzare ‘scientificamente’ l’esito del voto delle recenti elezioni del Parlamento europeo sicuramente mi sbaglierò, ma due considerazioni desidero farle ugualmente.

Due fatti sono incontestabili. In primo luogo, considerando la campagna elettorale permanente sia sui social che sulle trasmissioni radio televisive (almeno quelle che mi è capitato di ascoltare/vedere), le elezioni che si sono svolte qui da noi, più che riguardare il Parlamento Europeo, si sono risolte in una sorta di ‘rivincita’ delle elezioni politiche di un anno fa: un referendum (stravinto dalla Lega di Salvini) sui due Vice Presidenti del Consiglio dei Ministri del Governo giallo-verde. E tuttavia, nel Parlamento, ovvero nell’istituzione che per eccellenza dovrebbe esercitare la funzione legislativa (ridotta a semplice ‘passacarte’ dei decreti governativi), la forza politica tuttora dominante in termini numerici (praticamente a percentuali invertite) resta il M5S.

Il secondo fatto incontestabile è la disillusione subita da una parte consistente del ‘popolo grillino’. A questo proposito mi è tornata alla mente quella memorabile intervista di Enzo Biagi al Senatore a vita Giovanni Agnelli, nel corso della quale Biagi “disse all’Avvocato: «Mi sento deluso dal Governo dell’Ulivo». «Per essere delusi bisogna essersi illusi» rispose Agnelli”.2

Per tutti coloro che non si si sono mai illusi, ma soprattutto per avere un’idea di ciò che potrebbe accadere in seguito ai due fatti sopra ricordati, rammento alcuni dati economici rilevanti, conoscendo i quali ci si dovrebbe astenere dal ‘dichiarare guerra all’Europa’, anche se, per nostra fortuna, non v’è alcuna possibilità che l’Italia possa essere estromessa né dall’Eurozona né tanto meno, specie dopo l’esperienza dell’infausto referendum del 2016 sulla Brexit, dall’Unione Europea.

Dai dati del World Development Indicators della Banca Mondiale del 29 aprile scorso apprendiamo che: 1) essendo stata superata nel 2017 dal Brasile, l’Italia, che nei trent’anni dal 1960 al 1990 aveva conquistato la quinta posizione nella graduatoria delle dieci più importanti economie mondiali (via via scesa fino all’ottava posizione del 2016), con il 2,4% della produzione mondiale occupa la nona posizione nella graduatoria delle potenze economiche mondiali3; 2) con l’11,2% sul totale della UE l’Italia è la quarta potenza economica dell’Unione Europea (la terza escludendo la Gran Bretagna con il 15,2%), superata dalla Francia (con il 14,9%) e dalla Germania (con il 21,3% ); 3) con il 15,4% sul totale dell’Area Euro l’Italia è la terza potenza economica dell’Eurozona, superata solo dalla Francia (con il 20,5%) e dalla Germania (con il 29,2%). Posto che l’interscambio commerciale intra UE di questi tre Paesi è prossimo al 40% del totale, e con quello dell’economia italiana in forte crescita (specialmente nel settore agroalimentare), ritenete forse che l’Unione Europea e l’Eurozona possano trarre vantaggio dall’isolamento dell’Italia? Personalmente penso di no e considero una iattura l’isolamento politico perseguito nell’ultimo anno dal Governo giallo-verde, che con l’esito delle recenti elezioni ha perso ulteriormente potere di mediazione e prestigio in Europa.

L’Italia non è la Grecia. A livello europeo l’economia greca pesa circa un decimo di quella italiana. Pensate davvero che le Istituzioni europee consentano o favoriscano l’isolazionismo del Governo italiano? Sarebbe, sempre da un punto di vista economico, un suicidio per l’Italia e un danno gravissimo sia per l’economia europea che per quella mondiale.

L’Italia è stata accolta nella UE e nell’Eurozona nonostante il suo debito pubblico rispetto al PIL fosse, al momento dell’ingresso nella moneta unica, di poco inferiore al 100%, salito nel frattempo al 132,8%. Ora, poiché questo dato è un rapporto, per il solo fatto che il numeratore (il Debito pubblico) va remunerato al tasso di interesse corrente, esso tenderà a crescere (e in poco tempo ad esplodere), fino quando il tasso di crescita dell’economia (ossia il tasso di crescita del denominatore del rapporto), praticamente stazionario (in media) negli ultimi vent’anni attorno allo 0,5%, rimanesse inferiore al tasso di crescita del numeratore. Avete un’idea di cosa potrebbe accadere quando alla carica di Governatore della Banca Centrale Europea a Mario Draghi (che scadrà nell’ultimo trimestre dell’anno in corso), subentrasse, ad esempio, un economista tedesco? Io lo so, ma non ve lo dirò nemmeno sotto tortura.

Nella poesia “I tre soldati e la lotta di classe” 4, Bertolt Brecht scrive:

“Se i fatti non li sopporti
allora devi chiudere gli occhi…”.

Io i fatti li sopporto, non chiudo gli occhi, cerco di capirli e anche di spiegarli: nei periodi di instabilità la classe media svolta a destra, e finisce nel fosso. In attesa che si sgonfi la ‘bolla politico-speculativa’ attizzata da Salvini; nella consapevolezza che le idee da sole non bastano (occorre che queste siano portate avanti da un leader carismatico e dotato di autorevolezza); essendo convinto, stante l’assoluta incompatibilità tra la democrazia e il fascismo, che sia opportuno prendere posizione, concludo schierandomi apertamente a favore del Partito di Keynes: “Il nostro programma – egli scrive – non deve occuparsi dei problemi storici del liberalismo, ma delle questioni (anche se non sono ancora diventate problema di partito) che hanno un interesse vivo, un’importanza pregnante, oggi. Dobbiamo accettare il rischio dell’impopolarità e della derisione. Solo allora i nostri dibattiti attireranno le folle e forze nuove si trasfonderanno nel nostro organismo”.

Egli concluderà la sua conferenza lasciandoci questo avvertimento: “Un programma di partito va costruito nei particolari giorno per giorno, sotto la pressione e lo stimolo dei fatti concreti; è inutile definirlo a priori se non nei suoi termini più generali. Ma se il partito liberale – oggi mi azzarderei a definirlo “liberal-democratico” – vuole recuperare le forze, deve avere una posizione, una filosofia, una direttiva. Io ho cercato di illustrare qui il mio atteggiamento politico e lascio agli altri rispondere, alla luce di quanto ho detto, all’interrogativo con cui ho incominciato: sono un liberale?”.5 è un mondo difficile.

Alessandria, 30 maggio 2019

1 K. Popper, La lezione di questo secolo, Marsilio, Venezia 1992, p. 65.

2 L. Mazzetti, La macchina delle bugie. Dentro e dietro la tv, sotto i titoli dei giornali, dietro le pieghe delle intercettazioni, bruciano i fatti. L’Italia di oggi inventata, manipolata e negata dal potere dei media. Con una intervista a Roberto Saviano, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano 2011, p.

3 Con il 24,1% gli Stati Uniti restano saldamente in testa alla graduatoria, inseguiti dalla Cina (con il 15,1%) e dal Giappone (con il 6,0%). Se l’Unione Europea fosse un’Unione Federale, con il 21,4% della produzione globale sarebbe la seconda potenza economica mondiale, e con il 15,6% l’Eurozona ha una potenza economica superiore a quella della Cina, La Germania, con il 4,6% occupa la quarta posizione, seguita dall’India e dalla Gran Bretagna (entrambe con il 3,3%), dalla Francia (con 3,2%) e dal Brasile (2,5%). La nona posizione dell’Italia è tallonata dal Canada e dalla Russia, entrambe con il 2,0%.

4 B. Brecht, “I tre soldati e la lotta di classe”, in Poesie e frammenti, I tre soldati. Un libro per bambini, Einaudi, Torino 1999, p. 1071.

5 Ibidem, p. 97.

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