“Il periplo delle cinque lune” di Agostino Spataro

In occasione  dell’uscita del  libro “IL PERIPLO DELLE CINQUE LUNE- Note di viaggio per la Sezione esteri del Pci” – Su segnalazione dell’autore pubblichiamo, a titolo di esempio,   una nota del 1983 alla Segreteria nazionale sulla drammatica situazione interna della Romania che, purtroppo, non fu tenuta in considerazione, salvo prenderne atto nel 1989/90 quando scoppiò la cruenta rivolta anti Ceausescu. Il libro é in vendita presso diverse librerie on line, fra cui la Feltrinelli: https://www.lafeltrinelli.it/periplo-delle-cinque-lune-note-libro-agostino-spataro/e/9788892382879?lgw_code=50948-B9788892382879&a

 

Romania

Nota per la Segreteria nazionale del Pci sulla situazione interna della Romania di Ceausescu.

Roma, 15 settembre 1983

1… Cari Compagni, durante le vacanze ho avuto occasione di visitare (da privato) diverse zone della Romania.

Dalle cose viste e dalle informazioni raccolte parlando con la gente, anche con membri del partito, ho tratto l’impressione di essere stato in un Paese attanagliato da una gravissima crisi economica e governato da un regime dispotico ed imbelle. Da oltre tre anni imperversa una forma rigidissima di austerità (sarebbe più opportuno definirla carestia) che vede razionati i principali generi alimentari e la mancanza di altri generi essenziali per il vivere civile.

I razionamenti sono molto duri: un kg di carne a testa ogni mese; così per il burro, l’olio, il formaggio, ecc.

Per il pane si fanno code interminabili. Il caffè si acquista al mercato nero per 800 lei al kg ossia un terzo del salario medio di un operaio rumeno.

Sono entrato nei negozi e le uniche merci esposte erano i peperoni, piselli in scatola e succhi di frutta bulgari. Ad agosto anche per l’uva si fa la fila.

A ogni proprietario di auto vengono concessi buoni per 40 litri di carburante al mese. Nei villaggi è stata sospesa l’illuminazione pubblica. Scarseggiano il sapone per lavarsi e altri tipi di detersivi. Sono molto forniti i negozi di fiori e piante e le librerie con le vetrine ripiene di libri di Ceausescu.

I prezzi di questi pochi generi in commercio sono aumentati vertiginosamente senza che vi sia stata un’adeguata compensazione salariale.

In sostanza, si vive una situazione di estremo squallore sul piano dei consumi, ai limiti della povertà se non della miseria.

2…Gli esponenti di partito e del governo non hanno mai spiegato al popolo le cause e le prospettive di tale drammatica realtà. La Tv, i giornali sono pieni di foto e di discorsi di Nicolau Ceasescu acclamato “guida illuminata della nazione rumena”, ma non una parola viene spesa per motivare la gravità della condizione di quella stessa nazione. Alle ristrettezze economiche ed alimentari fa riscontro un vergognoso culto della personalità di Ceausescu e dei membri della sua famiglia, in particolare della moglie Elena.

Ministri e alti funzionari sono sostituiti a gruppi, inaspettatamente. Al loro posto vanno parenti e uomini di fiducia di Ceausescu.

Si dice che siano giunti a 85 i membri del clan (non trovo altro termine!) insediati nei gangli vitali del partito e dello Stato. Ceausescu, esasperando lo spirito nazionalistico del ceppo rumeno maggioritario della popolazione, e reprimendo le legittime aspirazioni delle forti minoranze ungheresi e tedesche, da l’impressione di coltivare ambizioni dittatoriali che nulla hanno a che fare con la concezione, anche la più centralistica, del potere socialista.

Si vedono esposti, in bella vista, foto nelle quali il “conducator” (duce!) impugna lo scettro che fu dei re di Romania. Al prossimo anniversario si teme cingerà la corona.

3… Sul piano della politica interna non sono ammessi dissensi di sorta, anzi vengono duramente repressi. Le libertà civili anche le più elementari sono sistematicamente conculcate. Un cittadino rumeno che vuole spostarsi da una regione all’altra del Paese ha bisogno del passaporto e delle relative autorizzazioni.

Verso l’estero, specie nei paesi capitalistici, è quasi impossibile viaggiare. Sembra che questo grave stato di cose generi nella gente molta rassegnazione e passività, elementi, fattori che favoriscono la chiusura in se stessi e quindi il restringimento di ogni spazio di vita sociale e culturale, mentre ne risulta isterilita ogni forma di partecipazione democratica.

In precedenza avevo avuto informazioni da varie fonti circa la gravità di questa situazione, ma mi sembravano esagerate, incredibili. Oggi, ho la netta sensazione che in questo grande Paese il socialismo di cui si pavoneggia Ceausescu non è altro che un maledetto imbroglio, realizzato da una casta di privilegiati ai danni del popolo lavoratore.

Constatare la drammaticità di questa realtà ha suscitato in me sdegno verso i responsabili e commiserazione verso i cittadini vittime..

4… Leggendo i comunicati emessi a seguito dei periodici incontri fra i rappresentanti del nostro Partito e di quello rumeno e i servizi giornalistici pubblicati dalla nostra stessa stampa mai ho trovato un accenno a tale, terribile situazione che perdura da almeno tre anni, mentre, giustamente, non abbiamo risparmiato critiche assai severe verso altre realtà del blocco socialista.

Francamente non comprendo il perché non si debbano informare i compagni, i lettori circa la realtà della Romania sotto il profilo politico ed economico e continuare a intrattenere rapporti con il partito rumeno senza avere nulla da ridire sulle sue responsabilità e in particolare sul comportamento autoritario di Ceausescu.

Vi ho scritto soltanto per farvi presente il mio punto di vista, senza alcuna pretesa, poiché credo che ogni militante abbia il diritto di essere adeguatamente informato in ordine ai problemi presenti in un Paese socialista. Fraternamente.

Agostino Spataro

Un pezzo “esplosivo” sulla Romania di Ceausescu

Roma, 20 dicembre 1983

Telefono ad Alberto Jacoviello, caporedattore esteri di “La Repubblica”, per conoscere il suo parere sul mio pezzo sulla situazione interna della Romania.

L’aveva letto mezz’ora prima. Lo ritiene “esplosivo” e molto duro contro i rumeni. Sicuramente i rumeni avrebbero protestato con il Partito italiano e poi potrebbe creare qualche imbarazzo all’iniziativa di Enrico Berlinguer che è ritornato da poco da un incontro con Ceausescu sulla questione degli euromissili.

Gli chiedo un consiglio. Jacoviello mi risponde che se fosse stato lui l’autore l’avrebbe pubblicato, ma non si sente di darmi alcun consiglio. Dovevo decidere io, prevedendo le conseguenze che si sarebbero potute determinare. Replico che non ho alcuna preoccupazione circa l’eventuale protesta dei rumeni, temo soltanto che l’articolo potrebbe essere interpretato in Italia, e in primo luogo nel Pci, come un attacco oscuro alla iniziativa di Berlinguer.

Da parte mia non c’è alcuna intenzione d’indebolire l’azione di Berlinguer. Anzi spero che possa giungere a risultati positivi. Solo che non riesco più a tollerare la drammatica situazione interna della Romania, dove questo despota di Ceausescu e il suo clan familiare continuano ad opprimere e ad affamare la gente in nome del “socialismo”.

Propongo a Jacoviello di sospendere la pubblicazione dell’articolo. Eventualmente ne avremmo riparlato dopo le feste natalizie.

Viaggio a Bucarest nel bel mezzo dell’insurrezione contro Ceausescu [1]*

Il caso volle che, sei anni dopo questo mio, disatteso rapporto alla segreteria, la Romania venisse investita da una virulenta “rivoluzione” che portò al crollo del regime, al processo (assai sbrigativo in verità) che decretò la morte, per fucilazione, della coppia presidenziale ossia di Nicolau Ceausescu e della di lui consorte Elena.

In conseguenza di tali, incresciose circostanze, ai primissimi di gennaio ’90, ci trovammo a Bucarest per necessità personali (un’adozione) nel pieno dello scontro politico e militare fra le forze insurrezionali e quelle residue rimaste fedeli al “Conducator”(soprattutto i reparti della “Securitate”) che, nonostante la morte del loro dante causa, si ostinavano a combattere, muovendo dai cunicoli fognari, mettendo in atto sanguinosi blitz contro le forze “rivoluzionarie” ed anche contro inermi cittadini.

Da tener presente che Bucarest era nel pieno di una tragica emergenza, in balia di diverse milizie e di gruppi di civili armati, con le strade teatro degli scontri rese impraticabili dalla fanghiglia ghiacciata e con una temperatura oscillante fra i – 12 e i – 15 gradi. Dovunque chiazze di sangue, circondate da mazzi di fiori e da candele accese. Il sangue degli eroi, dei martiri.

La rivolta accesa a Timisoara ben presto divampò in tutta la Transilvania. Fu repressa nel sangue, duramente. Ma il 22 dicembre 1989 riuscì a trasferirsi a Bucarest con esisti rovinosi per il regime.

Nessuno capiva come mai l’iniziativa di un prete cattolico, e ungherese per giunta, potesse destabilizzare il regime. Evidentemente, per esporsi così tanto, e a questo duro prezzo, gli insorti avranno ricevuto il benestare dal “cielo più alto”.

D’altra parte, Ceausescu non poteva rimanere al suo posto dopo che tutti i regimi del blocco sovietico erano crollati con il muro di Berlino.

[1] * da Agostino Spataro “Pane duro come il muro”- della serie “I gufetti”, 2020

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