Poche certezze sul Covid19. Alcune indagini  sulla sua natura, genesi e terapia

Chi scrive non è una persona competente in materia di medicina o scienze biologiche, ma nella macedonia di opinioni che i cosiddetti esperti o specialisti delle scienze mediche hanno sciorinato in queste settimane di diffusione dell’epidemia, è anche difficile per il profano trovare una rotta mediana  ed equilibrata da seguire per non andare a sfracellarsi contro gli scogli o essere inghiottiti dai marosi, per rimanere alla metafora nautica. Fuor di metafora, innanzitutto intendendo dare un piccolo contributo alla  salvaguardia della  propria salute e quella dei propri cari ,amici,  conoscenti e della cittadinanza tutta, dando fiducia  agli esperti o specialisti ma non troppo,    cercheremo di mettere ordine nelle notizie sul virus   che si affollano come una cacofonia nel sistema generale dei media main stream e internautici, affidandoci ad alcune autorevoli valutazioni e analisi di istituti internazionali di medicina, virologia, infettivologia, biologia, etc, con l’intermediazione di un giornalista d’inchiesta, uno dei pochi rimasti in Italia, Franco Fracassi.

Cercheremo notizie  a proposito della natura, della genesi e di possibili terapie del Coronavirus.

Natura:  la prima cosa da dire è  che  il Covid 19, uno dei tanti Corona Virus in circolazione, non è un virus influenzale come un altro, ma è una forma particolarmente virulenta di virus polmonare, un virus che attacca gli interstizi o alveoli polmonari, cioè là dove i polmoni si collegano all’ossigenazione del sangue,  e avendo la spiacevole caratteristica di attaccare entrambi i polmoni, cosa che non succede assolutamente nelle normali bronchiti influenzali. Ciò non significa che il Corona virus sia una nuova peste nera o un nuova Spagnola ( almeno si spera). La sigla Covid 19 viene utilizzata per indicare la famiglia  Co ( Corona) dei virus( vi),  D ( disease ) la malattia, e 19 l’anno di comparsa.

Abbiamo detto che ci sono molti Corona Virus in circolazione, è una sorta di «famiglia», si conoscono sette ceppi diversi in grado d’infettare gli esseri umani I corona virus sono in grado di provocare patologie nei mammiferi e negli uccelli, in particolare colpiscono i suini, le mucche e provocano malattie respiratorie nei polli. Nell’uomo possono provocare infezioni respiratorie leggere come il raffreddore, ma in  casi meno frequenti, come è per il  Covid 19 ,  provocano malattie gravi, potenzialmente letali,  come le polmoniti. Tra i  sintomi conclamati  del virus,  nella loro fase iniziale,  si presentano: la febbre almeno a  38 gradi, tosse secca, la perdita del senso del gusto e dell’olfatto unita a una forma di   congiuntivite. Nella  fase più acuta si accompagna a questi sintomi la dispnea o grave affanno respiratorio che, nei casi più gravi , porta a una polmonite bilaterale in grado di condurre a morte i soggetti più deboli. La trasmissione del corona virus tra gli esseri umani  avviene principalmente attraverso le goccioline respiratorie emesse da un individuo infetto: tossendo o starnutendo goccioline che vengono poi inalate o finiscono negli occhi di un soggetto sano che si trovi nelle vicinanze ( è stata calcolata la distanza esatta a cui possono arrivare, 1 metro e 87 cm). I virus sopravvivono solo se ospitati da un essere vivente, se nò,  dopo un pò,  sono destinati a morire perché non hanno vita propria. Ma a differenza degli altri virus cosiddetti influenzali che dopo un pò muoiono se depositati su superficie inerti e in particolare se esposti all’aria, questo virus ha una maggiore capacità di sopravvivenza.

Quanto è più resistente degli altri? Ancora non si sa. Il Cdc di Atlanta ( Center for disease control and prevention), il centro  più avanzato al mondo sullo studio dei virus batteriologici, un laboratorio militare statunitense, sostiene che, al momento, si possa ipotizzare che  i corona virus siano in grado di resistere su una superficie inerte fino a 9 giorni, mente però la sua carica infettiva dura molto meno.

Genesi: la rivista Science ha pubblicato una ricerca a firma del biologo evoluzionista dello Scripps Research Institute di San Diego, Kristian Andersen, impegnato nel sequenziamento del genoma del virus. In questa ricerca Andersen sostiene che, dalle informazioni date al momento, questo Corona virus sarebbe nato dalla ricombinazione tra un virus dei pipistrelli e uno dei serpenti. Secondo Ilaria Capua, virologa direttrice dell’ Emergence Pathogens Institute dell’università della Florida: «il virus è partito da un pipistrello che stava in mezzo ad una foresta della Cina. Questo pipistrello stava in una catena alimentare nella quale non doveva entrare. Alla fine  è arrivato all’uomo con la stessa carica di novità di un asteroide che fa precipitare sulla terra un elemento chimico sconosciuto, e questo perchè non abbiamo anticorpi efficaci e non abbiamo vaccini». Secondo però lo studio dei virologi Zehender,  Lai e Galli, del Dipartimento scienze biomediche e cliniche del Luigi Sacco dell’ Università di Milano , uno studio pubblicato dal Journal of medical virology , «a portare il virus nel mercato di Wuhan è stata una persona già precedentemente infettata. L’origine dell’epidemia può essere collocata tra la seconda metà di ottobre e la prima metà di novembre del 2019. Quindi alcune settimane prima dei primi casi di polmonite identificati».

Sempre la virologa Capua ha spiegato: «i virus che arrivano dagli animali di solito devono adattarsi all’essere umano, invece questo virus si è adattato subito. Caso raro, diffondendosi con grande rapidità. Questo è insolito. Questo virus uscito dalla giungla si è trovato davanti a una prateria di persone che avevano tutte semafori verdi. Nessuno di noi aveva anticorpi. Essendo sconosciuto alla popolazione umana galoppa e infetta tante persone. Nel momento in cui  i guariti che avranno tanti anticorpi saranno un numero significativo ci sarà l’immunità di gregge. Quindi i semafori rossi. A quel punto il virus smetterà di galoppare». A proposito del numero dei contagiati sarebbe importante conoscere il numero R0, cioè il numero di individui che in media  un singolo contagiato è in grado a sua volta di contagiare. L’R0 del Corona virus è al momento 2,5 . L’R0 dell’epatite è 10, l’R0 del morbillo 15, etc.

L’R0 dell’influenza Spagnola del 1918 fu di 2,1. Secondo gli specialisti tutto andrà bene quando l’R0 del Corona virus sarà inferiore a 1, cioè quando avrà una capacità d’infettare gli altri inferiore a quanti guariranno. Importantissimo nel caso della trasmissione del contagio è il calcolo  del tempo medio che intercorre tra quando una persona viene contagiata e il tempo che intercorre perchè ne contagi un ‘altra, un tempo stimato al momento in sette giorni. Tutte le misure di clausura e quarantena prese dalle nostre istituzioni sono finalizzate a quell’unico scopo matematico: abbassare il coefficiente di R0.

Sempre secondo la virologa Capua il virus è entrato nelle persone non attraverso un solo soggetto ma più soggetti. Adesso si sa che due terzi dei soggetti contagiati in Cina erano asintomatici, per cui era impossibile accorgersene. Queste persone hanno diffuso il virus ovviamente prima che venisse proclamata la quarantena nella regione di Whuan . Il medico cinese Wu Wenjuan dell’ospedale Jinjintan di Wuhan in un suo studio ha  individuato il potenziale paziente zero in una persona che non aveva avuto alcun contatto con il mercato del  pesce di Wuhan . Wu ha riferito che il paziente zero era un uomo anziano che soffriva di alzheimer e viveva a quattro  o cinque fermate di autobus dal mercato, dunque non troppo vicino. Essendo malato usciva pochissimo. Wu ha inoltre sottolineato come altre tre persone avevano sviluppato sintomi nei giorni successivi,due delle quali  senza alcuna esposizione al mercato incriminato.

Alessandro Vespignani, un fisico esperto in sistemi complessi, direttore del Network Science Institute della Northeastern university di Boston, ha messo a punto un sistema chiamato Epirisk, un sistema che stima il tasso di  probabilità che soggetti infetti diffondano la malattia nei loro viaggi internazionali. Quindi studia come vengono diffusi i virus. Sulla diffusione del Corona virus Vespignani ha affermato: «Nel mondo ci sono mezzo milione d’infettati ( una cifra nettamente superiore a quella che si conosce attualmente, ndr.). Mezzo milione di positivi al virus, non di malati. Questo vuol dire tre cose :

1) i casi di corona virus erano già presenti in Italia( uno studio di un laboratorio di ricerca italiano ha infatti  recentemente individuato dei soggetti asintomatici già presenti a Milano il 1 gennaio 2020, ndr. ). Il fatto che  ne siano stati registrati improvvisamente centinaia, indica semplicemente che i contatti siano stati scoperti, non che siano esplosi improvvisamente i contagi.

2) La pericolosità della malattia è inferiore a quello che si pensa attualmente, perchè aumentando di sei volte il numero dei contagiati, diminuiscono le percentuali di effettivamente malati o deceduti. ( tesi discutibile, ndr.) .

3) Di solito le limitazioni di viaggio servono per contenere la diffusione dei contagi ma nel caso di Wuhan il divieto di viaggio è stato emanato  quando era già troppo tardi».

L’epidiemologo dell’Università di Pisa Pieruigi Lopalco ha confermato la tesi che il contagio fosse diffuso già da tempo in Italia: «siamo quasi certi che il pazienze zero italiano risalga alla fine di dicembre( quindi quando nemmeno si sapeva dell’esistenza del Coronavirus)» .

Terapia: Per il covid 19 al momento non esistono vaccini, nè farmaci dall’esito positivo garantito. Si sono fatte e si stanno facendo, nelle condizioni di emergenza, varie sperimentazioni di somministrazioni di presunti antivirali. Ad es. i pazienti cinesi ricoverati allo Spallanzani e che sono guariti, sono stati curati con farmaci che curano l’HIV ( l’Aids). Calcolando che il 52 % dei contagiati è asintomatico e che solo il 20 % è a rischio di ammalarsi gravemente e una quota di questa di rischiare di morire, i medici specialisti si sono e si stanno interrogando su quali possano essere i protocolli terapeutici più efficaci da seguire. Secondo l’infettivologo dell‘Umberto I ° di Roma Fabio Le Foche,  riuscire a fare il tampone e a stabilire la positività, prendendo la malattia nei suoi primi sette giorni di incubazione, sarebbe determinante per potere stabilire una terapia adeguata a questa fase preliminare prima che il contagio decida del destino del contagiato: o lo  lascia con lievi sintomi o viceversa scatena sintomi gravi che portano all’intervento in  terapia intensiva con i gravi rischi connessi.  In questa  fase primaria, ad es, sapendo di essere positivi,  contrastare i sintomi di tosse secca, respiro affannoso e sopratutto febbre dai 38 in su con un derivato del chinino, l’idrossoclorichina,«molto attivo sia come immunomodulante che nelle capacità del virus di replicarsi»,  sarebbe un intervento tempestivo a garanzia di prevenire gli sviluppi più gravi. Dice Le Foche :«Nelle prime 72 0re dopo i primi sintomi di Covid-19 avviene il danno virale nelle cellule del polmone profondo. Dopo c’è una risposta del sistema immunitario  che crea un ‘infiammazione   simile  a quella che si rileva nelle polmoniti interstiziali autoimmuni e dovuta alla cascata citochinica che si sovrappone al danno fatto dal virus. Dopo sette giorni , si arriva a un bivio. L’80% dei casi migliora , l’altro 20 % può andare incontro a un interessamento del polmone profondo che induce a una polmonite interstiziale bilaterale. Ci sono poi marcatori sierologici, come proteina C reattiva , ferritina, Ldh e emocromo, che  andrebbero utilizzati per individuare precocemente , con analisi del sangue da effettuare già  nei primi quattro giorni , coloro che andranno incontro  a una risposta immunologica molto forte, che porta alla terapia intensiva. A questi pazienti si può iniziare il trattamento con tocilizumab, farmaco per l’artrite, per il quale è partita una sperimentazione ».

Il tocilizumab è  appunto quel  farmaco utilizzabile nella fase acuta nella terapia intensiva che i ricercatori cinesi inizialmente avevano sperimentato per la cura dell’artrite,  ma che si è dimostrato efficace  nel combattere i sintomi del Corona virus.  Si è  invece molto discusso e si discute tutt’ora sulla effettiva utilità  del farmaco giapponese Avigan, perlomeno nella fase preliminare del contagio, ma al momento non ci sono riscontri sperimentali certi. Al momento però  la «cura» più efficace sembra consistere nell’isolamento dalle altre persone, nella clausura tra le pareti domestiche , perchè almeno in teoria il virus non è in grado di sopravvivere se non trova in continuazione nuovi ospiti umani  in cui accasarsi , e dunque se così non fosse,  dovrebbe essere destinato a morire e a estinguersi, ma il condizionale in merito al Corona virus è d’obbligo. Secondo gli studi statistici fatti dal CDC di Atlanta i tassi di mortalità sono i seguenti, calcolati sui i malati gravi e non sui semplici positivi: sotto i 9 anni il virus  non è mortale, dai 10 ai 50  lo è al 0,2%, dai 50 ai 60 lo è per l’1,3 % , dai 60 ai 70 lo è al 3,6 % , dai 70 agli 80  all ‘8 % , sopra gli 80 al 14 ,8 % dei malati. IL Covid 19 è più mortale per gli uomini che per le donne . Per i pazienti sani la mortalità è dello 0,9 % , per i malati di cancro del 5,6 % , per gli affetti da ipertensione del 6 % , per gli affetti da malattie respiratorie croniche del 6,3%. I diabetici raggiungono una percentuale di mortalità del 7,3% . Per chi soffre di malattie cardiovascolari si arriva al 10, 5 % . Come ci ricordano diversi virologhi ed epidiemologi il virus passando da un ospite ad un altro muta, e in giro per il mondo si sono già formati dei  suoi ceppi autoctoni.  Se il virus subisce una mutazione tale che lo rende resistente al caldo , il Covid potrebbe non scomparire con l’arrivo dell’estate.  Sempre gli specialisti ci avvertono che in futuro potremmo dover abituarci a dover affrontare epidemie globali di virus mai esistite prima

Genesi, ipotesi bis: Sulle  possibili cause della nascita del Corona virus, accanto a quella dell’improvvido ingresso di  particolari animali nella catena alimentare dell’uomo,ve ne è però  un altra  di cui non vi sono , nè forse ci saranno mai,  le prove, ma che sarebbe poco saggio  escludere a priori  o non prendere in considerazione. Un ipotesi che deriva dalla messa a confronto di tre notizie:

1) Nel 2014 sulla Rivista Nature viene annunciata la nascita di un laboratorio di ricerca sulle malattie infettive di livello 4, il livello massimo. Questo laboratorio nasce a Wuhan, unico laboratorio in Cina di questo livello, un laboratorio al servizio delle ricerche della OMS( Organizzazione mondiale della sanità) .Un laboratorio aperto alla collaborazione di scienziati occidentali e forse non solo di scienziati.

2) Il 18 ottobre 2019 il John Hopkins Center for Health security organizza un’ esercitazione su scala  globale a cui partecipano soggetti pubblici e privati, portatori di interessi nazionali e internazionali, economisti , scienziati,  politici e militari. Alla esercitazione viene dato il nome di Event 201. Che cosa simulava l’Evento 201? Simulava una pandemia mondiale di Corona Virus, dunque la simulazione avveniva proprio nei giorni in cui scoppiava il contagio reale. Esiste un video dell’evento , prodotto da quello stesso istituto organizzatore , dalla simulazione emerge che il mondo non sarebbe in grado di creare un coordinamento efficace tra tutti i paesi per combattere il virus. Secondo la simulazione solo il settore privato sarebbe in grado di gestire una crisi di tale entità. Osserva il giornalista Franco Fracassi che la crisi finanziaria del 2008 ha portato devastazione per miliardi di persone ma ha contemporaneamente arricchito pochi potentissimi gruppi economici finanziari e multinazionali;  secondo quella simulazione la prefigurata crisi pandemica da Corona virus dovrebbe ugualmente avvantaggiare questi ristrettissimi gruppi di potere privato, renderli gli unici in grado di gestire la pandemia ma sopratutto il ritorno verso la normalità.

3) Infine in un articolo del 2015, pubblicato sul sito del Centro nazionale per le informazioni biotecnologiche di Bethesda, Maryland, veniva detto: «stiamo esaminando il potenziale della malattia di un virus simile alla Sars che è attualmente in circolazione nelle popolazioni  di pipistrelli a ferro di cavallo cinesi». Un virus dalle caratteristiche analoghe  al Covid 19.

Più avanti nello stesso articolo: «Il nostro lavoro suggerisce un potenziale rischio di riemersione del Corona virus da virus attualmente circolanti nelle popolazioni di pipistrelli a virus circolanti nelle cellule primarie delle vie aree umane». Dunque quattro anni fa nelle foreste cinesi stavano studiando esattamente ciò che sarebbe successo e che ha sorpreso tutti. E avevano tratto conclusioni che si sono  puntualmente presentate nella realtà . Tre notizie irrelate tra di loro, certamente, ma che suscitano degli interrogativi.

Conclusione: Come già premesso  in introduzione chi scrive non è competente in materia di scienze biologiche o mediche ma nel «conflitto delle interpretazioni» su questa vicenda virale non intende affidare la sorte della propria salute fisica,  come di quella altrui,  alla cieca nelle mani dei cosiddetti specialisti, esperti o competenti,  ma  semmai  avvalersi  della loro analisi, valutazione e interpretazione cum grano salis,  proprio perchè una posizione equilibrata e razionale in questo come in tutti gli altri campi del sapere non è affatto data in partenza o facile da raggiungere. Allo stesso modo lo scrivano non è incline ad affidare le sorti del proprio benessere materiale e sociale a questa o a quella dottrina e teoria economica o giuridica  senza confrontarla e testarla con la propria esperienza  oggettiva, con «quei fatti che hanno la testa più dura delle singole opinioni o interpretazioni » come ci ricordava il filosofo Hegel. In questa attitudine critica si vogliono rilevare due importanti questioni metodologiche:

1)  il calarsi nei metodi, principi e leggi di un determinato sapere non significa assumere quel sapere come una verità di fede, ossia il fare di quel sapere, di nessun sapere,   una scienza esatta e indiscutibile, nè le scienze matematiche della natura, nè tantomeno  scienze umane quali l’economia o il diritto o la psicologia etc. .

2) Che in questa attitudine critica si cela l’insegnamento   di quel meraviglioso retaggio intellettuale  che è il metodo della negazione dialettica o determinata della filosofia hegeliana.

E quindi uscimmo a riveder  le stelle.

 

Inferno , XXXIV , 139, Dante Alighieri

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