Renzi e il “Pragmatismo senza radici”

Non è un offesa ma la constatazione di un’attitudine a lungo praticata nei fatti e ieri, finalmente, espressa come manifesto programmatico del nuovo partito. C’è un passaggio, nell’intervista rilasciata a “Repubblica” da Renzi, chiarificatore in questo senso: laddove dice che lo spazio politico che il suo nuovo partito intende occupare non sta né a destra né a sinistra ma nel futuro. Si potrebbe dar corso a una sfrenata ironia su questa dichiarazione, priva di qualsiasi percepibile contenuto. Una frase a effetto, distillato purissimo della demagogia populista con la quale Renzi ha sempre connotato il suo “discorso politico”. In realtà, in questo caso, nel nulla delle parole c’è il tutto dell’intenzione. Il soggetto politico cui Renzi pensa non è solo oltre la distinzione bobbiana tra destra e sinistra, ma è anche il luogo in cui si progetta di liquidare la dialettica tra centrodestra e centrosinistra, aprendo le porte a una trasversalità che già si dispone ad accogliere i transfughi di Forza Italia. Sul piano politico, il futuro cui guarda Renzi è necessariamente lontano e indeterminato, per essere pronto ad accogliere ciò che sarà disponibile ad essere accolto. Certo, con qualche paletto invalicabile: il rispetto dei diritti umani, i diritti civili, la parità tra uomo e donna. Questioni rilevanti e, tuttavia, comuni in tutti i Paesi civili tanto alla sinistra quanto alla destra democratiche. Spingendosi oltre il blairismo, Renzi schiera nel campo politico la versione glamour del trasversalismo grillino. Molti oggi giudicano la sua scelta un errore. E non c’è dubbio che dal punto di vista del Pd e del Paese essa appaia così. Dal punto di vista di Renzi si tratta solo del logico svolgimento di un percorso personale, che non contempla tra le cose possibili alcuno scenario in cui non sia egli stesso a detenere il bastone del comando. Ciò a costo di percorrere con assoluta spregiudicatezza un pragmatismo a-valoriale, capace di oscillare, a seconda delle opportunità, dal ripristino del nome “Feste dell’Unita'” alle feste di partito, al fastidio per il canto di “Bandiera Rossa”, senza il quale, peraltro, le “Feste dell’Unita'” non sarebbero mai divenute quello che sono. L’eclettismo è d’altronde uno strumento fondamentale per chi sull’impegno politico costruisce un progetto di potere personale. Non essendo riuscito a collocare in via definitiva nel Pd questo suo progetto, Renzi passa oltre. “Italia Viva” non è uno slogan né particolarmente originale né particolarmente nuovo. Si presta però benissimo ad essere facilmente completato in “Forza Italia Viva”

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