Rifiuti renitenti e cassoni intelligenti

Ad Alessandria la Giunta Cuttica continua a procedere – come già osservato fin dai primi mesi  di mandato – in regime di calma piatta: deve essere una scelta non casuale. Avendo noi già sperimentato Giunte inclini ai fuochi d’artificio, questo del tran-tran, ascrivibile alla Giunta in carica, non configura necessariamente una nota di demerito. Questione loro e dei bilanci d’attività da presentare alla prossima, e non lontanissima, competizione amministrativa.

Nondimeno qualche botto risuona a Palazzo Rosso, testé rinfrescato, e uno di questi, riguardante l’ambiente e il decoro cittadino, annuncia il prossimo arrivo per le strade dei “cassoni intelligenti”, per la raccolta rifiuti, in parziale sostituzione di quelli ormai tradizionali e piuttosto malconci, loro e i rispettivi contenuti che non fanno propriamente bella mostra di sé. L’innovazione qualificante, e giustificativa della spesa non indifferente, sarebbe costituita dalla presenza, sui cassoni, di una serratura digitale che consenta l’apertura del contenitore, e il ricevimento dei rifiuti domestici, solo  agli abitanti circonvicini (si suppone) alle postazioni di cassoni  e che saranno dotati di apposita scheda…apriti sesamo.

A parte il tocco di modernità tecnologica, che non guasta mai, non è stato illustrato dai promotori – e di ciò si lamentano a tono (La Stampa del 30.06) i due Consiglieri del M5S – quali vantaggi reali siano attesi dai nuovi cassoni “apri e chiudi” in ordine: a) alla riduzione o eliminazione del degrado igienico-estetico-ambientale che affligge endemicamente gran parte delle “isole ecologiche”, o adunanze di cassoni, con rifiuti debordanti e/o sparsi al suolo; b) all’innalzamento della raggiunta quota  alessandrina di rifiuti differenziati o riciclabili, sul totale,  che giace da tempo a livelli molto modesti e lontani dagli obiettivi normativi regionali.

Che tipo di positiva influenza eserciti poi il marchingegno supplementare sui problemi surricordati, dato che non è facile da immaginarli per i comuni utenti del servizio. Qualcuno, per vero, si è spinto a temere perfino effetti controproducenti, specie per quanto riguarda il già rigoglioso abbandono a terra del cosiddetto “fuori cassone”. Come che sia – e colpetti di teatro a parte, tipo i “favolosi” bidoni interrati installati davanti al Comune e tosto abbandonati senza neanche il buon gusto di rimuoverne i rottami – la città  resta saldamente consegnata ai cassoni e cassonetti, di marca Fabbio-leghista,  e i cassoni restano incardinati alla città: mugugno e rassegnazione dei cittadini si spartiscono l‘opinione.

Comprensibile, quindi, che la Giunta tenda ad estendere il meno possibile, compreso il Consiglio comunale, ogni discorso sui rifiuti: ci può sempre scappare, nel dibattito, qualche infrazione alla linea ferrea del “no alla raccolta domiciliare”. Qualche apertura parve risuonare, infatti, nei primi discorsi del neo-sindaco Cuttica, ma il Servizio d’ordine provvide subito allo stop.

Cautela di Giunta sui rifiuti che si proietta anche sul prossimo futuro per i nodi che torneranno sul tragitto degli smaltimenti. Le discariche, a cominciare da quella consortile alessandrina, sono destinate, nonostante i ritocchi in aumento della capacità di progetto o iniziale, ad un più o meno prossimo esaurimento e nessun vagito si sente circa nuove, analoghe iniziative sul territorio. E’ noto d’altro canto che, riservatamente, nelle “alte sfere”, l’opzione “incenerimento” (pardon: termovalorizzazione) guadagna terreno un po’ dovunque e il “basso alessandrino” (o retroterra genovese) è ormai, per voce pubblica della Valle Scrivia, territorio candidato a ricevere un inceneritore di media taglia, per soddisfare le esigenze di una platea valutabile, tra Piemonte e Liguria, in un milione di abitanti.

Logico attendere che la prossima “emergenza rifiuti” ponga di per sé e ufficialmente il problema e instradi una “soluzione necessaria”.

Alessandria, 13 luglio 2020

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