Secondo Paul Mason siamo ad una svolta epocale….

Molto interessante l’intervento del giornalista economico-sociale Paul Mason che ci dà una visione più rotonda e viva dell’Inghilterra. Tutt’altro che un appiattimento sulle necessità della “city” o su confronti “muro contro muro” che hanno fatto il loro tempo. Si tratta, infatti, di una riedizione dei tempi memorabili delle lotte dei minatori, e di tutto l’indotto industriale collegato, ai diktat di Margareth Thatcher (più o meno a metà degli anni Ottanta dello scorso secolo). Oggi gli strumenti possono e devono essere diversi, rimettendo al centro i veri interessi dei lavoratori e, più in generale dei cittadini. Tanto bistrattati proprio in questa fase “elogio delle ferriere” sempre e comunque, anche a costo di rimetterci in lavoratori esposti direttamente al contagio del misterioso COVID19. C’è un passaggio nel testo di Mason che ci ha particolarmente colpito e che ci porta, come Redazione, a rilanciarne le idee: “Piaccia o no, finiremo con un’economia fortemente sostenuta dallo Stato, con il governo che dirige il settore privato e assicurando che tutti abbiano abbastanza per sopravvivere: e quanto prima lo accettiamo tanto meglio una generazione di politici con formazione neoliberista sarà in grado di apprendere come svolgere questo compito”. Verissimo.  Più nulla sarà come prima e, bene o male , anche il riottoso mondo della Finanza e degli Affari dovrà tenerne conto. Ringraziamo il “Ponte” per la segnalazione e, in questo modo, continuiamo una collaborazione de facto sempre più interessante.

Titolo originale dell’articolo:

Paul Mason (*) – La crisi del coronavirus ci fa capire che necessita un sistema economico del tutto differente

Mason

Questa la presentazione del “Ponte” (**) : “La Gran Bretagna non è solo Boris Johnson, il FT o il liberal The Economist, vi sono anche editorialisti “di frontiera” apprezzati e seguiti, tra i quali emergono figure come George Monbiot, Owen Jones e Paul Mason: tutti e tre cresciuti sotto il “tetto” del The Guardian. Difficile trovare qui da noi degli emuli “eterodossi” che abbiano un bacino di lettori così ampio. Ed è proprio Paul Mason a cui oggi riserviamo attenzione, con la sua abilità di ridurre il “complesso” in schemi semplici e facilmente intuibili. Leggendo il suo post si può notare come annichilisca la presunta teoria che il Covid 19 sia null’altro che un effetto “esogeno”, tanto cara ai ben pensanti liberal in babbucce di casa nostra. Ovviamente, i riferimenti sono calibrati in relazione agli avvenimenti inglesi. Ma non sarà difficile trarne per chiunque di voi non solo un parallelismo, bensì anche una generalizzazione interessante.”

Questo il testo orignale:

The coronavirus crisis shows we need an entirely new economic system

It will be impossible for capitalism to return to normal: we need an economy that has people’s wellbeing and public health as its priority. ( 18 marzo 2020 )

“Faremo tutto il necessario”, afferma il Cancelliere. Sfortunatamente, Rishi Sunak [Ministro finanze UK] non dispone di ciò che ci vorrà: o almeno, non ancora. Perché la crisi del Covid-19 sta per far crollare la crescita – sia qui che in tutto il mondo – in un modo completamente diverso da qualsiasi cosa rispetto alla quale finora abbiamo vissuto. E ciò di cui Sunak avrà bisogno è quello di pensare in modo anticapitalista. In risposta a questa crisi, il governo non deve fare altro che assumere il comando dell’economia. Ma non sa come farlo. Non è solo una questione di mancanza d’istruzione ed esperienza nella gestione delle crisi; è una questione di ideologia.

Riassumiamo le misure adottate finora dal Ministero del Tesoro e dalla Banca d’Inghilterra. Nel bilancio (11 marzo), Sunak si è impegnato [nel fornire] 12 miliardi di sterline per far fronte alla “perturbazione temporanea” del virus, utilizzando principalmente tagli ai tassi aziendali, contributi in denaro alle piccole imprese e un programma da 2 miliardi di sterline per fornire un migliore accesso alla retribuzione per malattia. Allo stesso tempo, la Banca ha ridotto i tassi d’interesse allo 0,25 % (dallo 0,75 %) e ha autorizzato le banche commerciali a utilizzare £ 190 miliardi di denaro che erano stati costrette a detenere come riserve per i prestiti alle imprese.

Il 17 marzo, dopo due settimane di tentennamenti e ritardi, il Tesoro è andato molto oltre. Sottoscriverà £ 330 miliardi di prestiti agevolati a grandi società, una mossa progettata per allentare il sistema bancario, che a sua volta offrirà miliardi di prestiti agevolati alle piccole imprese. Ma non è stato possibile aumentare la retribuzione per malattia, niente per aiutare le persone che non possono pagare l’affitto e nulla di significativo per le decine di migliaia di lavoratori che sfacchinano nei pub, nei ristoranti e nell’industria dell’intrattenimento, i quali vengono licenziati. Sunak ha accennato alle più importanti “azioni fiscali” per mantenere le persone al lavoro, aggiungendo che non voleva provare a inventare qualcosa di nuovo, perché dobbiamo usare i meccanismi esistenti per agire rapidamente.

E questo è il problema. I meccanismi esistenti non funzioneranno perché questa non è una crisi normale. Sunak, come fece il cancelliere Alistair Darling nel 2008, continua a dire “l’economia rimbalzerà” perché è fondamentalmente sana. Ed è così che la maggior parte delle persone pensa agli shock che abbiamo vissuto durante la nostra vita. Alla persona comune sembra che ci sia una “economia reale” di supermercati, bar, ospedali e università su cui si staglia un’economia finanziaria a mala pena tangibile dedicata alla gestione dei rischi e alla generazione di grandi benefici per i ricchi, che a volte imbocca il verso sbagliato.

Durante la crisi del 2008 parve che questo “tetto” finanziario fosse crollato sull’edificio che lo resse, ma l’edificio – sebbene avesse subito danni – rimase stabile e il tetto venne ricostruito. Il problema è, per la stessa analogia, che questa volta non è avvenuto lo sbriciolamento del tetto, bensì delle fondazioni.

Il capitalismo, come tutti i precedenti sistemi economici, si basa sul lavoro delle persone. Siamo costretti ad alzarci dal letto, stiparci all’interno dei mezzi pubblici, obbedire alle istruzioni dei managers e alla disciplina dell’orario. E quando smettiamo di lavorare, proprio mentre ci affolliamo nel pub, giochiamo a calcetto o usciamo a cena, stiamo ancora generando rendimenti sul capitale investito da qualcun altro.

Improvvisamente, questo integrale meccanismo di coazione, ricompensa e sfruttamento è stato interrotto da una verità epidemiologica: per evitare la morte di massa, in una fascia che va tra un quarto e mezzo milione di perdite umane, non dobbiamo andare al lavoro, o usare i mezzi pubblici, o andare al pub, nelle palestre, nei teatri o ristoranti. E sebbene l’epidemia sarà temporanea, lo sconvolgimento derivato non lo sarà. Perché il sistema finanziario non è in realtà un “tetto”: è diventato, nel giro di 40 anni, la struttura portante del capitalismo stesso.

Ogni aspetto della vita umana, in una società sviluppata come la nostra, è “cartolarizzata”. Vale a dire: la mia quota associative in palestra, i guadagni del mio pub abituale, i profitti di Starbucks, le tariffe degli autobus e della metropolitana che pago – il tutto è incapsulato in strumenti finanziari in cui una complessa rete di banche, hedge funds, compagnie assicurative e fondi pensioni investono per generare profitti.

Se l’iscrizione alla palestra viene annullata, se Starbucks subisce una perdita, se il pub chiude e, soprattutto, se il lavoratore non va al lavoro, l’intero sistema finanziario sarà messo a dura prova in modo tale da non potere prevederne [gli effetti] perché più della metà si colloca nel cosiddetto “sistema bancario ombra”, una rete scarsamente regolata e opaca che ha accumulato 52 trilioni di dollari in attività dalla crisi del 2008. Queste “risorse” in realtà sono solo gli attesi profitti che verranno incamerati da tutte le catene di ristoranti, compagnie assicurative, compagnie aeree, ecc., le quali stanno per fallire.

Contro tale rischi, i £ 330 miliardi di prestiti agevolati e £ 190 miliardi di capitale bancario non sembrano abbastanza grandi. Se, come previsto, il Ministero del Tesoro cerca di far fronte alle perdite di posti di lavoro espandendo l’accesso alle indennità di disoccupazione e aumentandole, ciò non funzionerà.

Quello di cui abbiamo bisogno è un bazooka: e per comprenderne le dimensioni richieste, dobbiamo prima riconoscere che tutte le regole a cui ci attenevamo in precedenza non hanno più alcuna validità. Le previsioni di crescita del PIL dell’Ufficio Responsabile del bilancio sono dell’1,1% per quest’anno e dell’1,8% l’anno prossimo è qualcosa di cui brindare. L’idea che l’indebitamento raggiungerà il picco di £ 66,7 miliardi è pure un nonsenso considerato lo stato attuale. Invece di scendere di cinque punti dall’80,6% del PIL, molto probabilmente il debito pubblico aumenterà, mentre il PIL stesso crollerà.

Il problema sta nel fatto che l’economia esistente non era “sana”: la crescita dal 2008 è stata alimentata dai prestiti – da società, famiglie e Stati sovrani – e dalla creazione di 20 trilioni di dollari di denaro gratuito da parte delle banche centrali.

Ciò di cui abbiamo bisogno, sia nella lotta fisica per fermare il virus sia nella lotta economica per fermare il contagio finanziario, è proprio ciò che i governi succedutisi hanno distrutto e rinnegato: un piano.

Keir Starmer [in lizza per la segreteria Labour] suggerisce che la lotta contro il virus dovrebbe essere attivamente coordinata dal Segretariato per le Emergenze Civili. Ma sappiamo di che cosa stiamo parlando? Per nulla, perché questo è diventato una funzione dormiente del governo nell’era del libero mercato, quando tutti i problemi erano ritenuti controllabili dai meccanismi del mercato stesso o attraverso gli aggiustamenti governativi. Tuttavia, Starmer ha ragione: dobbiamo attivare le funzioni dello Stato, proprio come hanno fatto altri paesi, e ove sia necessario: ordinando – non richiedendo – cambiamenti comportamentali.

Con i ventilatori di vitale importanza, nel caso specifico, il governo dovrebbe semplicemente revocare i diritti di proprietà intellettuale dei produttori, far sì che i progetti siano “open source” e indagare su ciò che resta della nostra industria manifatturiera leggera per fare delle cose, proprio come in tempo di guerra.

Quando si tratta di varare un pacchetto di salvataggio economico, si fa “tutto ciò che serve”, ovvero, significa prendere in prestito ciò che serve e, se fosse necessario, la Banca d’Inghilterra stampi denaro per acquistare i debiti del governo, delle banche, delle famiglie e delle società.

Ciò lascerebbe il debito nazionale a oltre il 100% del PIL e la monetizzazione di questo debito da parte della Banca rischierebbe, tradizionalmente, di innescare una corsa ai deflussi di sterline e capitali. Se ciò accadesse, allora, come in tempo di guerra, esisterebbe un altro rimedio tradizionale: i controlli sui capitali.

Piaccia o no, finiremo con un’economia fortemente sostenuta dallo Stato, con il governo che dirige il settore privato e assicurando che tutti abbiano abbastanza per sopravvivere: e quanto prima lo accettiamo tanto meglio una generazione di politici con formazione neoliberista sarà in grado di apprendere come svolgere questo compito.

Il prezzo sociale per ciò che dovremo sopportare deve essere duplice: le azioni intraprese devono essere universali e devono ridistribuire ricchezza e potere verso il basso, non verso l’alto. Quando sarà scoperto un vaccino Covid-19, dovrebbe essere trattato come un “open source” e prodotto come farmaco generico, con gli anziani, le donne in gravidanza e altri gruppi ad alto rischio in prima fila e le cliniche private di Harley Street nella stessa coda al pari di noi.

Al termine, sarà impossibile per il capitalismo tornare alla normalità. Perché questo non è uno “shock esogeno”, come un asteroide che colpisce un pianeta per altro senza colpa. Susseguenti ondate di virus di derivazione animale (zoonosi) sono state prodotte durante la vertiginosa e l’impressionante povertà urbana nel Sud del mondo e dalla deforestazione e dalla distruzione degli habitat.

Il fatto che questi virus colpiscano quindi le società con sistemi sanitari pubblici inadeguati, alloggi insalubri e affollati, élite a cui non importa [che ciò accada] e popolazioni che soffrono massicciamente di “un elevato quoziente di morbilità” , malattie come l’asma, patologie cardiache e il diabete di tipo 2, non può essere considerata una casualità. È un prodotto di un sistema sociale chiamato capitalismo.

Una cosa è salvare le compagnie aeree – e dovremmo farlo attraverso la nazionalizzazione parziale. Ma quando sarà tutto finito, chi pensate che comprerà le quote delle compagnie aeree, a meno che non venga effettuato un cambiamento massiccio negli standard di salute pubblica, sia qui che in tutto il mondo?

Dopo che la Morte Nera spazzò via un terzo della popolazione europea nel 14° secolo, il sistema economico del feudalesimo fu condannato. Samuel Kline Cohnm nel suo resoconto delle rivolte che seguirono (Lust For Liberty) descrive un passaggio da “un totale abbattimento e paura a una nuova fiducia da parte di contadini, artigiani e lavoratori in ragione della quale anche loro potevano cambiare il mondo, alterando sostanzialmente le condizioni politiche e sociali della loro vita”.

Non affronteremo la catastrofe fisica se la si paragone alla magnitudine del 1340, ma la nostra economia complessa e finanziata è abbastanza in grado di infliggere una catastrofe economica su di noi. In risposta, abbiamo bisogno di un nuovo sistema economico, che abbia come priorità principale il benessere delle persone e la salute pubblica e che stabilizzi le nostre relazioni con il pianeta. Il compito della sinistra è immaginarlo e poi farlo accadere.

(*) https://www.newstatesman.com/politics/economy/2020/03/coronavirus-crisis-economic-collapse-capitalism?=IwAR3DtvpBfIeI2cOHkfvxMT-PeCSOH9CytG4DmCYjCLb5aA0m7HSVA8Le37g 

Paul Mason is a New Statesman contributing writer, author and film-maker. As economics editor at Newsnight, then Channel 4 News, he covered the global financial crisis, the Arab Spring, the Occupy movement and the Gaza war. His latest book is Clear Bright Future: A radical defence of the human being.

(**) https://ilponte.home.blog/2020/03/20/paul-mason-la-crisi-del-coronavirus-ci-fa-capire-che-necessita-un-sistema-economico-del-tutto-differente/

Vassily Kandisky : “Opera n. 23”, in prima pagina.

 

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