Stalin

Ho visto recentemente un documentario su Stalin, a cui partecipavano Salvadori e Boffa, due storici importanti negli anni ’70, quando io seguivo studi storici all’università.

I due specialisti esprimevano i loro pareri sulla figura di Stalin, a partire dal 1923, quando fu nominato Segretario del Partito bolscevico, sino al 1953, data della sua morte.
Un personaggio come Stalin è stato una delle figure fondamentali del XX secolo, quindi particolarmente degno di essere studiato con attenzione.
La domanda fondamentale, che molti storici si sono posti, è: come mai una figura così grigia come quella del Georgiano, un burocrate apparentemente destinato a funzioni subalterne, abbia potuto raggiungere i vertici del Politburo e abbia progressivamente eliminato tutti gli altri eredi di Lenin, riuscendo a intrappolarli con le sue manovre brutali, ma astute?
Stalin non è un mostro tout court, ma è un personaggio estremamente callido, che ha approfittato delle situazioni, anche difficili, in cui si è trovato, e si è dimostrato un tattico di grande rilevanza.
Apparentemente estromesso dal Testamento di Lenin, si è opportunamente alleato con il duo Kamenev-Zinovev per opporsi al supercervello di Lev Trotsky, il grande fondatore dell’Armata Rossa ed il grande inventore della Rivoluzione Permanente.
Stalin ha eliminato uno ad uno i suoi rivali, distruggendo fisicamente tutti i Commissari del Popolo, che Lenin aveva raccolto intorno a sé nell’Ottobre 1917.
L’operazione durò molti anni, dall’inizio anni ’20 sino al colpo di piccone che chiuse il cerchio della vita di Trotsky nel lontano Messico.
Da allora in avanti, sembrò che Stalin non avesse più competitori.
Ma, qui si pone il problema: è stato un grande dirigente del Partito Comunista, l’unico in grado di dirigere l’URSS negli anni della formazione, oppure un folle dittatore che ha schiacciato una possibile e bella rivoluzione bolscevica, liberatrice e democratica, per asservirla ai suoi desideri paranoici?
Io, modestamente, ho un’interpretazione un po’ diversa, forse un po’ ingenua, ma non banale: dall’epoca di Ivan il Terribile, nel XVI secolo, sembra che la Russia (allora Principato di Mosca) abbia avuto bisogno di una mano forte, di un monarca che potesse vincere le forze centrifughe (Boiardi) e controllare questo enorme Stato, portandolo ai livelli di potenza pari a quelli dei suoi vicini occidentali.
Ivan il Terribile ha operato in tal senso.
Ma anche gli Tzar successivi, i Romanov, che hanno governato la Russia per oltre 300 anni, si sono comportati in modo altrettanto fermo, deciso, autoritario, e se vi era uno Tzar liberale, adesso succedeva immediatamente uno molto conservatore, quasi a riequilibrare lo stato delle cose.
Caterina stessa, la Tedesca di ferro, divenne una Tzarina intransigente, poiché, pur provenendo da un piccolo territorio della Germania, riuscì in qualche modo miracoloso a comprendere l’essenza del popolo russo e farsene parte.
Ma questo cosa c’entra con Stalin?
Stalin potrebbe essere a sua volta, come Caterina, un personaggio che viene da lontano, dalla Georgia, e capace di impadronirsi delle leve del potere, sfruttando in modo spregiudicato gli insegnamenti del suo maestro Lenin, che mai rinnegò, anzi, esaltò sempre come fondatore dell’URSS, ma senza dimenticare l’autorità secolare, inevitabile, dei Romanov, per cui divenne egli stesso progressivamente un Piccolo Padre.
Quindi, si potrebbero unire, integrare, le due figure del marxista convinto (a modo suo) e dell’autocrate centralizzatore, che non tradisce la storia degli Tzar, anzi, li incorpora.
Non dimentichiamo un fatto apparentemente secondario: negli anni della giovinezza il giovane Josef doveva diventare egli stesso un prete, quindi sicuramente porta in se stesso una scintilla di religiosità, che forse non rinnegò mai, se non a parole.
Fede o fanatismo religioso, lo scoprire una nuova religione, il marxismo, sotto la guida di un teorico abilissimo quale Lenin, infine il non rinnegare l’autorità secolare degli Tzar, la cui funzione essenziale non poteva scomparire in pochi mesi.
Ecco la rivoluzione stalinista, ecco le basi di un personaggio estremamente duttile, forse non estremamente intelligente, ma capace di avvertire l’aria delle tempeste e di regolarsi di conseguenza.
Avvalendosi delle teorie di altri, egli le ha fatte proprie, ha giustificato le sue opere, anche quando erano ingiustificabili.
La dittatura sul proletariato, il mondo dei Gulag visto come entità produttiva, la direzione di una guerra all’inizio disastrosa, ma poi vinta per il coraggio e la caparbietà del suo popolo, che si identifica in lui, ne fa il suo capo e il suo Dio.
Si potrebbe definire un uomo con tanta fortuna ed indubbiamente ne ha avuta.
Però, spesso, la fortuna si identifica con particolari doti, e queste non mancavano a Stalin.
Ci voleva il piccolo, rotondo, intelligente Nikita Kruscev, che sicuramente era stato spesso umiliato dal suo Tzar, a rivelare i misfatti, le colpe di Stalin e ricollocare il grande capo del comunismo in una sfera più terrena e lontana dal mito.
Son passati ormai molti anni dalla morte di Stalin, ci sarà forse qualcuno che lo riporterà dal silenzio in cui giace all’altezza di una nuova fama: sarà così?
Giorgio Penzo

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