Sono stufa di sentire sparare sulla psicanalisi

Basta ! Sono stufa di sentire sparare sulla psicanalisi, come se la psicanalisi fosse una cura che non serve a niente.

La psicanalisi non è una cura, è una via. Certamente una via non facile, ma soprattutto è una via per chi la sceglie. Non si può imporre un cammino psicanalitico, non servirebbe a nulla.

Come in alcolisti anonimi non serve a nulla andarci se si vuole smettere di bere per qualcun altro: si smette di bere perchè io lo si vuole, altrimenti lascia perdere.

“Volere” , una parola che come ogni parola è polisemica, significa tante possibilità, nel bene e nel male.

Ma qui la sto utilizzando nel suo profondo significato: voglio, desidero, aspiro a  trovare il senso della Vita, perchè sono partecipante al Suo banchetto.

La via della psicanalisi aiuta a trovare il senso della Vita attraverso gli accadimenti che troviamo sulla nostra strada, nel bene e nel male.

Ma è solo quando ci “risvegliamo” che possiamo entrare in quell’ingresso del “Teatro magico”  che Hermann Hesse descrive così bene nel suo Lupo della steppa:

“l’ingresso è libero, ma non per tutti: solo per i pazzi ” e che Eraclito così enuncia : “i risvegliati hanno un mondo comune, i dormienti ognuno il suo proprio”.

Pazzi come portatori di sana pazzia, chiave necessaria  per aprire la porta al vero incontro con sè stessi. E’ un rischio questo cammino, che fa però la differenza tra chi considera le cose, gli esseri, gli eventi, la Vita, come la sola  Realtà e chi invece li considera anche simboli attraverso i quali poter sviluppare la propria Coscienza.

La Realtà è anche simbolica, è a questo che dobbiamo risvegliarci . “Colligite fragmenta “: ricolleghiamo tutti i nostri pezzi .

Non occorrono doti speciali, non s’ha da essere geni, non si tratta di specializzazioni , si tratta solo d’essere  “assetati di questa acqua” , si tratta d’essere umili e penetrare nel Mistero della Vita attraverso i simboli che ci presenta, si tratta di andare incontro agli accadimenti con il cuore aperto e la mente sveglia, con un senso mistico ed estetico, facendo via via esperienza che ogni cosa, ogni essere, ogni evento, è un messaggero di quel Mistero che ci contiene e ci sostiene, se sapremo coglierne il messaggio.

La psicanalisi aiuta a questo, ad accogliere e a cogliere “il senso” di quel che ci accade; sono i passi che faranno la meta, e mai una volta per tutte. Infinito è il cammino e la terra sempre promessa. Ma aiuta sapere “che sono povero e unico” e che è la mia unicità che può fare la differenza tra “essere o non essere”.

Fare esperienza significa saper dire no ai falsi buonismi e agli sterili moralismi, si tratta di farci carico dei nostri errori e di perdonare quegli degli altri, facendo esperienza che   comprendere non significa certo giustificare, si tratta di assumersi la responsabilità della propria vita ed è proprio imparando il linguaggio dei simboli che potremo portare alla luce i sentimenti che ci guidano e che troppo spesso, se non ascoltati, dirigono le nostre vite.

Siamo noi “le mani del Destino”, stupidità credere di averlo già scritto, la Creazione è continua e ha bisogno di noi per divenire trasformandosi, trasformandoci.

Aprirsi, rendersi vulnerabili significa essere pronti affinchè arrivi il Maestro e Maestri sono un dolore, una gioia, un quadro o una musica, un paesaggio, un animale, tutto insegna perchè abbiamo imparato ad immergerci sempre più profondamente nella Vita, un riflesso della Realtà , un” chiaro nel bosco “, nella nostra cultura e tradizione religiosa Cristo è il termine della legge, termine come confine dentro il quale connetterci, come confine oltre il quale inizia la Libertà e la Giustizia, solo se noi sapremo essere liberi e giusti.

La psicanalisi è come un laboratorio artigianale, fornito di molti attrezzi: alcuni pronti all’uso, alcuni da farsi secondo Necessità. Si lavora insieme perchè è solo grazie all’Altro che potremo conoscere noi stessi più in profondità, un Tu che non è un altro Io.  E grazie all’appropriato uso di questi strumenti ( sentimenti, ombre, paure, dolori, gioie, angoscie, malinconie, nostalgie, sogni…)  potremo iniziare a sentire la nostra musica, pare un paradosso: la componiamo perchè abbiamo imparato ad ascoltare quell’Armonia che tutto sottende; solo allora il nostro strumento suonerà la nostra musica che armoniosamente si accorderà con ogni altra, nel ritmo dell’Essere.

Dunque smettiamola di considerare la psicanalisi secondo sentito dire – si deride e si accusa per paura, per ignoranza, per mancato coraggio e mancata umiltà -. Impariamo a non esprimere sterili opinioni, iniziamo a dire parole non vane, a fare esperienza prima di parlare, a conoscere, amando quello che vogliamo conoscere e ad essere riconoscenti della gratuità del dono che abbiamo.

Sono le domande che contano, non le risposte.  Quel che conta è “lo stupore” d’essere stati qui, d’essere qui.

E vi lascio con le parole di Raimon Panikkar, grande Maestro.

” Il mio pellegrinaggio non è stato un trekking a grandi altezze. È stato una delicata camminata sopra Madre Terra per condividere la condizione umana e terrestre”.

va’ come se non andassi;

come se non rinunciassi, rinuncia.

Senza pellegrinare sii pellegrino,

pellegrino verso il Non-luogo:

ora – qui!

 

Eppure:

 

da migliaia d’anni

e da differenti tradizioni di fede

il Kailāsa attrae i pellegrini.

“Dio ti ha posto fra i minerali”

disse alla Ka’ba un grande maestro.

È pura superstizione?

Può una montagna non essere sacra?

O un corpo non essere santo?

È verità solo un concetto?

E bellezza solo un sentimento?

Solo dottrina è la religione?

E la fede solo ideologia?

Ancora una volta noi udiamo:

“Alzati e cammina!”

Non sono un individuo. Sono una persona, un nodo che è parte della coscienza (generale, universale, o meglio senza aggettivi), garanzia della realtà.

    Le sorti dell’umanità, ossia il destino della realtà, passano attraverso di me, tutto mi attraversa.

    Io posso anche dire: sono montagna, la montagna che ho davanti agli occhi. Oppure sono suono, la musica che sento in questo momento, perché appartengo anche ad sa.

È talmente profondo e ineffabile quello che vivo, soprattutto di mattina, che mi è impossibile solamente descriverlo.

Non so neppure perché lo stia scrivendo qui, poiché nessuno lo leggerà – e se lo leggeranno, non lo capiranno.

di Patrizia Gioia

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