Tassi negativi

Le politiche monetarie espansive delle banche centrali a sostegno dell’economia hanno iniziato a regalare il loro frutto avvelenato ai risparmiatori: i tassi negativi sui conti correnti. Le banche hanno dapprima cercato di attutire il crollo degli interessi attivi sacrificando parte dei loro margini ma ormai, consapevoli che la normalizzazione dei tassi è rinviata sine die, hanno iniziato a praticare la stangata a partire dai conti dei clienti più facoltosi, a titolo di risarcimento dei tassi negativi che le stesse devono pagare sui loro depositi presso gli istituti centrali. Il risparmio da anni non viene più remunerato e aggiungendo ai tassi negativi anche l’imposizione fiscale, il deposito di denari in banca rischia di tradursi in un autentico costo. Tale degenerazione non possiamo addebitarla esclusivamente alle banche, i governi ne sono responsabili che, dopo le crisi finanziaria del 2008-2009, hanno lasciato sole le banche centrali le quali, in assenza di un adeguato piano di sostegno fiscale, hanno varato l’azzeramento dei tassi e successivamente i Quantitative easing.

Danimarca e Svizzera sono tra i primi paesi ad applicare gli interessi negativi, Jyske Bank ha annunciato che inizierà a praticare tassi del -0,6% sui conti superiori al milione di euro, in pratica i clienti più facoltosi dovranno pagare per il privilegio loro concesso di tenere il denaro depositato presso la banca. Naturalmente per ora la clamorosa decisione riguarda la componente minoritaria della clientela. Il rischio per i risparmiatori, se questa fase dovesse prolungarsi, è che l’asticella, che per ora riguarda i clienti con conti milionari, possa scendere gradualmente arrivando a interessare tutti i possessori di un conto corrente. Da questa tosatura non esiste possibilità di difesa a meno di non tenere in casa i propri risparmi con alti rischi come furti, incendi, frane, alluvioni, terremoti e via elencando, inoltre va considerato che oggi il conto corrente serve quale appoggio per il pagamento elettronico di servizi erogati, e punto di accredito di stipendi e pensioni nonchè strumento per disincentivare l’uso dei contanti, fortemente voluto dai governi europei, a contrasto dell’economia sommersa. In Svizzera Ubs ha annunciato l’imposizione di un tasso di-0,75% su conti superiori ai 2 milioni di franchi.

In Germania, secondo una nota apparsa sabato scorso sul Corriere, la Bundesbank approverebbe i tassi negativi sui mutui per l’acquisto della casa, tassi però inferiori in valore assoluto a quelli praticati dalla Bce sui depositi overnight delle banche. In pratica i clienti che accendono un mutuo per l’acquisto della casa presso un istituto di credito restituirebbero meno del prestito elargito.

Tutti i titoli del debito pubblico tedesco, i bund, hanno tassi di rendimento negativi e permettono al governo tedesco di rifinanziare a gratis il proprio debito perfino guadagnandoci, gli stessi inoltre sono sempre più scarsi, al punto che sono diventati una vera rarità, pagati a caro prezzo in quanto bene rifugio. Il debito pubblico della Germania che nulla costa ai suoi contribuenti è in diminuzione e si stima che nel 2023 il rapporto debito/pil varcherà la soglia del 50% permettendo a Berlino di fregiarsi del titolo di economia meno indebitata tra le grandi del pianeta. Eppure i cittadini tedeschi non sono affatto contenti di questa situazione riguardo i tassi di interesse e continuano a bastonare la coalizione conservatrice di Angela Merkel, il cui consenso è sceso ai minimi storici. I tedeschi non ostante i successi dell’economia, dei dati positivi sull’occupazione e della crescita sostanziosa degli loro stipendi diffidano dei tassi negativi. In quanto risparmiatori, non sono mai stati soliti investire i loro soldi negli immobili o parcheggiarli nelle banche come gli italiani ma hanno sempre preferito investire in fondi e polizze assicurative scegliendo di tutelarsi dalle avversità, dalle malattie e per migliorare la propria situazione pensionistica. Ma questi investimenti sono minacciati dai tassi negativi, a causa dei quali, l’accumulo di capitali rende sempre meno e l’alternativa sarebbe o risparmiare di più o accontentarsi di un montante più basso e avere alla fine prestazioni inferiori. Si aggiunge poi la questione immobiliare. I prezzi delle case sono aumentati del 65% negli ultimi dieci anni, in quanto gli immobili sono percepiti dagli speculatori tra gli asset remunerativi rimasti e gli stipendi per quanto cresciuti non sono riusciti a reggere il passo dell’impennata dei prezzi e chi acquista casa si vede costretto a indebitarsi per importi superiori.

Attenzione però di non sottovalutare quanto sta accadendo in questi paesi, perché potrebbero anticipare anche stavolta quello che avverrà in futuro in tutta l’Eurozona, anche se ci sono minori probabilità per noi italiani che si verifichino le stesse situazioni a breve. Tuttavia siamo entrati in una fase di mondo a testa in giù in cui i creditori, per prestare denaro, devono pagare i debitori. Si è pensato inizialmente che tale situazione fosse la spiacevole conseguenza della politica monetaria espansiva delle banche centrali intrapresa per fare uscire gli stati dalla grave crisi economica del 2008, obiettivo ancora non realizzato. Adesso molti iniziano a sospettare che ci sia sotto dell’altro, che i rendimenti negativi costituiscano lo scopo non dichiarato ma volutamente perseguito, da banche centrali e governi, per tosare il risparmio premiando i grandi debitori, cioè gli stati e che i tassi negativi siano funzionali ad una camuffata ristrutturazione del debito pubblico europeo e giapponese. Allora dobbiamo concludere che forse danesi, svizzeri e tedeschi stanno aiutando l’Italia loro malgrado a rendere sostenibile nostro esorbitante debito pubblico e forse non ne sono molto contenti.

Coi tassi negativi i governi possono rifinanziarsi a costi più bassi espropriando i loro creditori, che, considerando in aggiunta anche il tasso di inflazione, si trovano il proprio risparmio notevolmente decurtato: un decennale tedesco, per fare un esempio, alla scadenza infligge perdite pari al 25% del denaro investito.

Poiché ogni medaglia ha sempre il suo rovescio possiamo anche concludere che la politica dei tassi negativi punisce chi vive di rendita e incoraggia gli investimenti. In Europa la Bce si propone di cassare i rendimenti dei bond acquistando enormi quantità di titoli pubblici e privati. La vittima sacrificale è costituita dal mercato obbligazionario ma l’obiettivo è costituito dal crollo del costo dell’indebitamento dei governi e delle imprese per raggiungere quella famosa soglia di sostenibilità che scongiurerebbe lo scoppio di una nuova spaventosa bolla del credito.

Speriamo.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*