Un Montanari, Cento Renzi

Tutti conoscono le capacità professionali di Montanari, che io reputo uno dei migliori critici d’arte in Italia.

Ho seguito con la massima attenzione le sue trasmissioni televisive riguardanti Caravaggio, Gian Lorenzo Bernini e Tiepolo.
Tutte e tre espressioni di una cultura profonda, di una conoscenza assolutamente appassionata dei tre autori, ma soprattutto una capacità di mediare fra alta cultura e una volontà di diffondere tale cultura a tutti gli spettatori.
E’ molto difficile occuparsi di tali argomenti senza eccedere in un discorso di nicchia, di racconto per soli eruditi, ma Montanari lo fa e molto brillantemente.
Sono rimasto veramente colpito, in tal modo da effettuare ulteriori ricerche sui tre autori da lui narrati.
Si è trattato di una lectio academica non-accademica.
Ma la Toscana non ha soltanto dei figli come Montanari, ce ne sono altri.
Un esempio molto visibile è quello di Matteo Renzi, che è un personaggio indubbiamente brillante, abile nel parlare e nel cercar di convincere, ma, come abbiamo visto negli ultimi dieci anni, anche incapace di cogliere le istanze del proprio interlocutore, come dire che sovente parla a se stesso di se stesso.
Un personaggio interessante, ma a suo modo cinico e il cui mondo ruota intorno a sé, come un Narciso che si affaccia su uno specchio d’acqua e rischia, per il richiamo, di finirci dentro.
Forse è un’immagine un po’ forte, ma io vedo in Renzi una sorta di sinuoso serpente, che si muove, a volte abilmente, a volte no, nei meandri della politica e della vita.
Quindi, luci ed ombre, che, però, il nostro eroe affronta con la massima disinvoltura, senza temere nulla.
Oltre a questi due personaggi, ce n’è un altro che campeggia nella Toscana d’oggi, e questo figura è quella di un Giano con una faccia costantemente rivolta al passato, come se il presente contasse relativamente poco.
Questo è comprensibile, considerati i periodi straordinari vissuti fra Medioevo e Rinascimento, ma c’è insito un pericolo, quello di non essere competitivi nel mondo globale di oggi.
Il mio non è un rimprovero, è una considerazione preoccupata, anche perché i miei figli sono nati in Toscana, quindi io li vorrei vedere protagonisti di un’età felice.
Ma, mi chiedo, come potrà questa Toscana competere, a breve termine, con le realtà che la stanno assediando da ogni parte?
Ciò non riguarda solo questa regione, ma l’Italia intera, che non sembra in grado di dare risposte alle sfide che provengono da lontano.
Affermo chiaramente, con conoscenza di causa, che la Cina potrebbe rappresentare una sfida “infernale” nei prossimi anni, diciamo da qui al 2030, quando si faranno veramente i conti.
E, per favore, non parliamo di democrazia in un paese affetto da un capitalismo selvaggio come l’Italia, in cui il termine “democrazia” allude sovente a “demagogia”.
Un auspicio: tutti gli uomini di buona volontà si augurano che la Toscana abbia un guizzo vitale, ritorni a essere quel faro luminoso che è stata alla fine del Medioevo e all’inizio del Rinascimento.
Giorgio Penzo

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