Una modesta proposta

Uno dei miei maestri, il Prof. Luciano Canfora, dichiara che al prossimo referendum sulla riduzione dei parlamentari egli voterà decisamente No e sostiene che la cosa veramente importante è ridurre gli emolumenti ai parlamentari stessi.

Io sono pienamente d’accordo: è ora di ridimensionare questa casta di cosiddetti parlamentari, per lo più nominati in modo misterioso dai segretari dei partiti, in modo che, ammesso che si voglia continuare un regime parlamentare in modo costruttivo e razionale, si ritorni ai valori del passato, quindi a quel famoso secondo dopoguerra nel quale bisognava ricostruire l’Italia.
Sono delle modeste proposte di indole pratica, che servono soltanto a riportare l’istituto del parlamento entro i binari del buonsenso e di un’etica non banale.
I parlamentari dovrebbero ricevere uno stipendio mensile di 5,000 Euro netti, più che sufficienti per i loro bisogni; la possibilità di usufruire di servizi mensa, come quelli a cui sono abituati studenti, operai, tecnici, quadri; un’adeguata abitazione, né di lusso né troppo modesta; infine, per i parlamentari che abitano fuori Roma, la possibilità di avere biglietti ferroviari ed aerei a prezzi molto agevolati.
Il parlamento non può più essere, come adesso, una sorta di Mecca, in cui questi personaggi vivono in mezzo al lusso e all’ozio, come dei pascià orientali, ma devono rispondere in modo positivo alle richieste e alle necessità dei cittadini che li hanno eletti.
Se vogliono passare cinque anni a guadagnar soldi, è bene che lo facciano ritornando alle loro professioni o attività lavorative; l’impegno del parlamentare è un impegno civico, che denota una sorta di sacrificio verso la comunità.
Chi non lo capisce, è bene che stia fuori dal Parlamento.
Elemento fondamentale che abbiamo riscontrato soprattutto nelle elezioni del Marzo 2018 è l’assoluta impreparazione culturale e lavorativa di molti eletti, e di quale parte politica in particolare non c’è bisogno di far nomi…
Una volta, nell’Italia del boom, si veniva assunti per Titoli e per Merito, doti assolutamente assenti in centinaia di eletti. Non aggiungo altro.
Un minimum di criterio, di selezione, che si sovrapponga alle scelte dei segretari di partito, sarebbe opportuno e non anti-costituzionale.
Sembra che in questi ultimi anni il “buttarsi in politica” a livello locale, regionale, statale sia una sorta di sport senza regole, il che indubbiamente non favorisce il buon governo.
Fare il deputato o il senatore per cinque anni significa assumere sulle proprie spalle un peso importante e non esercitare arti oratorie, che si risolvono in bla bla inutili dentro l’aula di Montecitorio o di Palazzo Madama.
Questo non serve a nessuno.
Non sarebbe male un comitato di vigilanza, che controlli la presenza dei parlamentari in aula, durante le sedute, o nelle varie commissioni parlamentari, fustigando e riprovando chi si dedica a passeggiate romane, o peggio…
L’istituzione del Parlamento è una cosa seria e bisogna essere seri per farne parte.
L’importante non è il numero degli attori, ma il fatto che questi attori si rendono conto di partecipare ad una vicenda vera, importante, non ad una farsa, come spesso accade oggi.
di Giorgio Penzo

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