“Vita, arte e mistica” – L.E.J. Brouwer -Adelphi

” Come scopo di una vita si potrebbe prospettare l’abolizione    e la liberazione da tutta la matematica”.

Così scrive negli appunti di preparazione della tesi di dottorato Luitzen Egbertus Jan Brouwer, nato nel 1881 e morto nel 1966, il matematico olandese a cui si devono alcune tra le più importanti teorie matematiche mai concepite, principale ispiratore di una teoria rivoluzionaria nota come ” intuizionismo matematico “, che fu di importanza centrale nel dibattito dei fondamenti del primo Novecento.

Questo suo radicale rifiuto lo si può andare ad incontrare nelle pagine di “Vita, arte e mistica ” ( Piccola Biblioteca Adelphi 673 ), il testo delle conferenze che tenne a Delft nel 1905, che contiene anche “Il soliloquio della matematica ” di Paolo Zellini, parole che ci aiutano ad illuminare il pensiero di Brouwer.

Per una che come me ha sempre avuto per la matematica – come per la musica – un sacro e misterioso rispetto, incapace sino ad oggi di varcarne la numinosa soglia, ma sempre ferma nell’attesa di entrarci, questo librino è senza dubbio un’iniziazione che corrobora la mia esperienza d’attesa e di vita fatte da una tessitura di relazioni, che posso distinguere, ma che sono intrinsecamente e indissolubilmente interconnnesse.  

Gran lettore di Bohme e di Eckhart,  Brouwer riconduce i principi della matematica al senso interno, staccato dalla percezione del mondo; una priorità cioè del senso interiore rispetto a quello esterno , dell’introspezione rispetto all’osservazione del mondo, così che il tempo viene ad assumere altro risalto,tanto che Brouwer scrive: “Il solo elemento a priori nella scienza è il tempo“; tempo intuitivo e non certo  tempo scientifico, sostenendo che la matematica deve essere considerata, piuttosto che una scienza, un’azione basata sull’intuizione e sulla consapevolezza della molteplicità delle sensazioni che si sviluppano nel tempo. Da qui poi si aprono anche le porte al concetto inseparabile di “spazio”.

Tempo fa in una intrigante conversazione con l’amico David Peat, fisico quantistico direttore del Pari Center for New Learning ( situato nel bellissimo borgo toscano chiamato appunto Pari ) David mi diceva:”  ho fatto esperienza che la formula c’era già, era prima dell’intuizione “.  Cioè quello che noi captiamo intuitivamente già c’è, ma fino a quel momento era ancora ” sull’albero”, geniale e anche fortunato è chi si trova al tempo giusto e al posto giusto a ricevere la mela sulla testa !

Tutto questo mi ha portata a riflettere sulla trasformazione in atto della nostra Civiltà e sull’Invisibile che sta operando, volenti o nolenti, lui di noi tutti se ne infischia. Però noi possiamo renderlo vivo e presente l’Invisibile, ricordandoci che c’è una dimensione al di là del mentale, pur se il mentale ne è implicato, dove una nuova Realtà si sta formando.

Potremmo, attivando e allargando il pensiero di Raimon Panikkar, chiamarlo un luogo “ecosofico”  in cui la Natura sta operando nella sua infinita sapienza, in cui noi possiamo divenire cooperatori “nuovamente innocenti” dicendo sì al Mistero che SA.  La Realtà cosmoteandrica è in atto, da sempre, ma oggi siamo chiamati all’assunzione, non di Maria in cielo, ma di responsabilità e consapevolezza che noi siamo le mani del Destino e che dipenderà anche da come ci muoviamo la nostra possibile estinzione.   E questo Mistero opera sia a Occidente che a Oriente, sentite questi versi tratti dall’inno dell’Atharva- Veda (AV V,30):

Possano le cose vicine stare vicine a te e anche le cose lontane!

Resta qui! Non andartene da qui e non seguire i Padri! / Io lego saldamente il tuo respiro vitale.

Continua a vivere, o uomo, con il tuo respiro intatto / Non seguire i messaggeri mandati da Yama ! / Ricorda le città dove dimorano i viventi !

Il cambiamento in atto richiede la conversione delle religioni. (Ricordiamo che la Religione non è monopolio delle religioni.)

Raimon Panikkar, che da buon furbo saggio indiano, la sapeva lunga, in uno dei suoi ultimi progetti, quello che gli stava certamente più a cuore, e che noi solo possiamo portare avanti “Lo Spirito della Religione” cosa prevede? 

1 – riunirsi tra religiosità differenti e ognuno, attraverso il proprio testo sacro, dire quel che della sua religione gli piace, quello che l’ha aiutato, colpito, ammaliato…

2 – riunirsi tra religiosità differenti e ognuno dire quel che della sua religione non gli piace; della sua religione, non di quella dell’altro!

3 – dopo questi due passaggi il terzo: trasformare la nostra religione !

Perchè la Religione è un’esperienza umana viva sempre in trasformazione con noi, è il suo Spirito che dobbiamo seguire, uno Spirito che non confonde la fede con la credenza. Pensate che meraviglia se riuscissimo a fare questo, non solo in religione, ma anche in politica. Tutti intorno a un grande tavolo e uno alla volta iniziare davvero a parlarsi, da uomini e donne, con calma, ascoltando la nostra profondità da dove arriverà la parola non vana, quella che creerà una nuova possibile più umana solidale Realtà. 

Ora che anche la matematica non è più solo numero e esperimento, ma qualità ed esperienza di vita profonda, architettura dello Spirito, potremmo iniziare a non voler più fare irrigidire l’intelletto ( e ogni istituzione ) nella testa ( simbolo della caduta dell’uomo ) ma voler far finalmente maturare buoni frutti sull’albero della Conoscenza, attenti a non dimenticarci  che è sempre l’albero della Vita quello che ci fa ” figli di Tempo e Spazio”, in una relazione profonda tra Vita Arte e Mistica. 

Patrizia Gioia
“i semi della gioia”
www.spaziostudio.net

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