Partire con il piede giusto…

Sembra che l’  “opzione Conte” (il secondo mandato presidenziale a Giuseppe Conte per formare una compagine di governo autorevole e credibile) stia incontrando più di un problema nelle ultime ventiquattr’ore. Tutto è cominciato con l‘outing dello stesso Conte che, chiaramente, ha inteso chiudere ogni possibilità di rilancio della precedente compagine di governo giallo-verde, basandosi su una serie di motivazioni critiche sull’operato della compagine leghista e soprattutto del suo principale esponente politico, Matteo Salvini. Parole dure e chiare che hanno immediatamente trascinato lo stesso Salvini nel “gioco dei social immediati”, dei “tweet” d’attacco che hanno trasformato la comunicazione politica dalle fondamenta, accelerando tempi di proposizione e reazione, a volte con esiti non controllabili e non previsti. Comunque la risposta, a breve giro di….alcuni minuti, non si è fatta attendere e, sostanzialmente ha consentito allo stesso Salvini di considerare l’operazione, nei confronti del PD, dell’attuale premier Conte, come una vera e propria azione da voltagabbana. In realtà Giuseppe Conte non aveva fatto altro che segnalare al PD (nel suo insieme) che la “svolta” richiesta, lui l’aveva già fatta… Per cui non restava che chiudere l’accordo e presentarsi a Presidente e Camere… Ma, sempre grazie ai tempi velocissimi della politica di oggi, la cosiddetta “piattaforma Zingaretti” si è frapposta fra  i contraenti del nuovo patto. Una piattaforma, lo ricordiamo,  che potrebbe risultare particolarmente indigesta al M5S e quindi rendere più probabili le urne (*) . A tal punto che, a questo “movimento” già ha risposto la deputata renziana (secondo sua stessa definizione) Anna Ascani, che ha voluto mettere in guardia le altre anime del partito dal porre “paletti” politici non concordati ai potenziali alleati di governo: “Chi nel Pd pensa di far saltare il banco di un possibile governo, istituzionale o di legislatura se ne assumerà la responsabilità di fronte al Paese e all’Europa. Le condizioni sono quelle poste in direzione (giovedi’ scorso); altre condizioni rischiano di essere fuori luogo in questo momento“. La presa di posizione dei renziani ha quindi costretto il segretario Zingaretti a diffondere una nota in cui conferma che “i punti alla base della possibile trattativa per un nuovo governo sono quelli decisi all’unanimità dalla Direzione di ieri e che abbiamo presentato oggi (venerdi’ scorso) al Presidente della Repubblica. Qualora ce ne fossero le condizioni e la disponibilità, è giunto il tempo di aprire una fase di confronto e approfondimento“.

Fase indubbiamente cruciale e interessante. Sicuramente sarebbe meglio l’opzione “attendista” che comprenda tre anni di “patto” con il M5S (per il PD e per chi vorrà aggiungersi) onde evitare elezioni autunnali o primaverili probabilmente favorevoli al centro-destra classico italiano (FI-Frat.d’Italia-Lega più propaggini),…..sarebbe meglio ….ma ci sono incognite.

Sostanzialmente due: la prima riguarda i “pentastellati”. Ammesso che sia facile armonizzare programmi e punti tradizionalmente differenti, quali sono le garanzie che si possa procedere in un’ottica collaborativa di governo e non di perpetua campagna elettorale, allungando di anni un confronto (stucchevole) praticamente su tutto, giusto per avere consensi? Garanzie valide soprattutto tenendo conto dei numeri in ballo a livello parlamentare che, fino a prova contraria, pendono dalla parte grillina. Ed essere sotto scacco può andar bene per un breve periodo di tempo ma, su un periodo così lungo, potrebbe avere effetti drammatici. Per ultima una debolezza tutta interna ai partiti del centro-sinistra e dell’area civica. Si farebbe questo “patto” per vincere fra tre anni. Bene. Vincere in alternativa ai “5 stelle” oltre che alla Lega e co. in vista di un recupero voti (di protesta) ora sotto controllo grillino. Benissimo. Sono d’accordo. Ma per fare questo occorre un percorso unitario e di convergenza che deve essere attuato da subito e che deve trovare nelle modalità e caratteristiche del “patto” in oggetto le sue origini. Di qui la cautela di Zingaretti, di qui la sua tendenziale opposizione – comunque- al nome del premier “traghettatore” Conte. “Se ci deve essere svolta… lo deve essere sul serio“… dice Zingaretti. A meno che si manifesti  una maturazione in senso moderato (magari proprio grazie a DiMaio e Conte) dell’intero M5S, magari in un partito vero con cui interloquire “seriamente”. Ma i tempi stringono e la inaspettata resistenza e , passatemi il termine, “maturità” politica dei Cinque Stelle , ha complicato le cose. Hanno portato “fuori dai gangheri” lo pseudo capitano Salvini, lo hanno invogliato ad andare oltre, sempre più oltre, fino a che si è trovato in un mare di guai, dai quali fa fatica ad uscire. Quindi siamo di fronte ad interlocutori tutt’altro che sprovveduti… e – penso – non solo perchè attenti al loro “scranno” parlamentare. Ma ci sarà questa evoluzione? E quando si concretizzerà?

(*)   https://www.ilsole24ore.com/art/seconda-giornata-consultazioni-oggi-big-colle-ACWdAif

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