Quasi una Moralità (Umberto Saba)

Elvio Bombonato ci regala questo beneaugurante testo poetico che fa appello all’ “amicizia”, all’ apertura e non alla chiusura verso gli altri. Un modo per essere un pochettino più aperti anche verso noi stessi.  E.B. membro della nostra redazione ormai da anni, fondatore e ideatore di un sacco di cose (tra cui la partecipazione alle prime fasi epiche della CGIL Scuola di Alessandria). Prima di tutto un amico. …Appunto.    (La Redazione)

Più non mi temono i passeri. Vanno
vengono alla finestra indifferenti
al mio tranquillo muovermi nella stanza.
Trovano il miglio e la scagliola: dono
spanto da un prodigo affine, accresciuto
dalla mia mano. Ed io li guardo muto
(per tema non si pentano) e mi pare
(vero o illusione non importa) leggere
nei neri occhietti, se coi miei s’incontrano,
quasi una gratitudine
Fanciullo,
od altro sii tu che mi ascolti, in pena
viva o in letizia (e più se in pena) apprendi
da chi ha molto sofferto, molto errato,
che ancora esiste la Grazia, e che il mondo
– TUTTO IL MONDO – ha bisogno d’amicizia.

Umberto Saba. 1951

Il titolo è un indicatore semantico. La MORALITA’ (attenuata dal “quasi”) appare un invito, più che una riflessione/sentenza gnomica, da intendersi come un’esortazione a vivere in modo conforme a principi e regole etici. Il poeta però non si atteggia a predicatore asseverativo, vuole dare un consiglio.  Vecchio, e malato, aveva l’abitudine di mettere per i passeri semi sul davanzale. Gli uccellini, dopo l’inevitabile diffidenza iniziale (ellissi: non detta ma implicita), si muovono senza preoccuparsi della sua presenza, osservano il poeta, che ricambia il loro sguardo.

La lirica è divisa in due parti, distinte, ma implicitamente collegate, divise dall’endecasillabo a gradino (v. 10), che si rivolge al fanciullo (vocativo, come nel “Sabato del villaggio”). La prima parte descrive i passeri, la parola chiave è DONO, accresciuto dalla GRATITUDINE.  La seconda evidenzia la GRAZIA, il dono per eccellenza, e quindi l’AMICIZIA. Il messaggio si rivolge a tutti gli uomini, soprattutto ai giovani.

 Poesia ottimistica, perché incita ad accettare la vita, anche “in pena” (“e della vita il doloroso amore”: “Ulisse”), vivendo in comunione con gli altri.  Questo messaggio è dunque la solidarietà, proposta da Leopardi (“Dialogo Plotino-Porfirio”, “La ginestra”); e non l’indifferenza, suggerita da Montale per sopportare “il male di vivere”.

I 15 versi sono endecasillabi piani (l’ultima parola di ciascuno reca l’accento sulla penultima sillaba, la 10a). La sola rima canonica è “accresciuto/muto”; quasi rime sono: “vanno/incontrano”, “indifferenti/apprendi”, “pare/leggere”, “accresciuto/errato”.  Il ritmo è lento, in virtù dei cinque versi spezzati al loro interno, e ai numerosi enjambements ( quando la frase non termina nel verso, ma prosegue nel verso successivo). Il lessico comune, usuale, aderente alla descrizione realistica. La sintassi delle proposizioni invece appare complessa, con forte di presenza di incisi (le frasi tra le parentesi o i trattini), che contribuiscono anch’essi a rallentare la lettura, per stimolare la riflessione.

Auguri per il Santo Natale e per il 2019.

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