“Sarà una bella società”

Proprio così… Ritornano in mente i “Rokes” dei ruggenti anni Sessanta dello scorso secolo che  abbinarono una lacrimosa critica alla società con la “non colpevolezza” del singolo, dell’anonimo cittadino. “Ma che colpa abbiamo noi” per quanto ci sta succedendo intorno, “la pioggia cade su di noi”, “la gente non si sorride più”…e via di seguito (*). D’altra parte c’è poco da stare allegri con uno scontro epocale (finalmente un “vero” scontro) tra coloro i quali occupano – al Governo – sia i banchi della maggioranza che della minoranza.  Con “forze effettive” di volta in volta variate  a seconda dell’ultima tornata elettorale.  Come in  un gioco della mia gioventù che si faceva ai “Baracconi” di Piazza Garibaldi ad Alessandria. A seconda di quanto eri bravo a colpire sei lattine ammaccate, messe su alla bell’e meglio …ti andava avanti – a strappi – il tuo cavallino, su una plancia disegnata in compensato, appenasopra al tavolaccio su cui c’erano le lattine. I concorrenti erano una decina, si pagavano cento lire (di allora), si provava a vincere, ci si divertiva.

Allo stesso modo funziona con la perenne corsa di cavallini più o meno spelacchiati che chiamano partiti, oggi. Una continua estenuante campagna elettorale, giocata sul filo dei secondi di risposta a questa o quella esternazione, in cui non conta tanto avere idee e fare proposte, quanto piuttosto essere pronti a commentare i “passi” (possibilmente “falsi”) degli altri. Di qui il paragone con le lattine ammaccate e con la sostanziale distruttività dell’azione politica attuale.

Di questa particolare corsa da “Baracconi” ne abbiamo avuto un esempio lampante nell’ultima contesa della settimana, quella della “Riforma della Giustizia”.

Il Ministro Bonafede fa circolare la bozza  definitiva della Riforma e incassa, dopo mezz’ora, una battuta a caldo del Ministro Salvini: “Una Riforma che è acqua”, con l’aggiunta di uno sprezzante commento, frutto della condizione di superiorità di cui gode la Lega oggi:  “Il Ministro Bonafede ci mette pure buona volontà ma la sua Riforma semplicemente non c’è”. Il “cavallino verde Lega”, infatti,  è schizzato al comando da circa un anno e cerca di capitalizzare le incollature di vantaggio. Poco conta che i cavalli pentastellati siano di più (per ora) sul tabellone parlamentare… sono lontani… arrancano… quindi non sono un problema.

Uno dei primi con la stella in fronte (Di Maio), però, prova a replicare:  “Si tratta di una riforma epocale, Mi auguro che nessuno pensi di bloccarla”. E, rivolgendosi agli altri equini un po’ più indietro: “Forza ragazzi, attaccare sulla giustizia significa tagliare il cordone ombelicale che ancora lega Salvini a Berlusconi”. Ma un altro cavallo a fianco , questa volta con una bella stella sul garrese non capisce la finezza e, pensando che si tratti di un affare serio da galantuomini, risponde al collega Ministro Salvini (quarantacinque minuti dopo la prima esternazione:  “Ci vedremo e confronteremo in Consiglio dei Ministri; confrontarsi sui “social” non aiuta”. ). Si tratta del Ministro Buonafede che, assumendosi una responsabilità non richiesta, visto poi l’esito del Consiglio dei Ministri, cerca di difendere le posizioni.  Una partita che si sta prolungando da almeno un anno, con alcuni “pompieri” su cui sarebbe utile riflettere, come per esempio sull’operato della Ministra che cura i rapporti con il Parlamento, l’avv. Bongiorno, sollecita nel far saltare ogni forma di costrizione riguardante i tempi di prescrizione di reati, definiti “sacrosanti” e attenta a non cambiare troppo l’insieme della baracca giudiziale italiana, che farà pure acqua, sarà pure lenta, ma – secondo lei –  “va bene così”. O i capigruppo di FI di Camera e Senato, impegnatissimi a smontare bullone per bullone tutto l’impianto neogiudiziario di provenienza pentastellata . Volendo essere maligni si può leggere l’ accelerazione di Silvio Berlusconi, in combutta con Tajani e alcuni sodali, tesa a liquidare “Forza Italia”, come una risposta frettolosa ad una emergenza ormai conclamata. Maggioranza e minoranza sono all’interno della compagine di Governo (giallo-verde) il resto è fuffa, Forza Italia compresa. E probabilmente nella mente dell’eterno Sivio sono rimbalzate più volte le frasi ritmate dei Rokes, pensando alla “bella società” che è riuscito a far passare per accettabile, a buona parte degli italiani, quel furbacchione di Salvini: “Sarà una bella società / fondata sulla libertà …/ Ma che colpa abbiamo noi” . Sicuramente non vogliono essere come Berlusconi e co. i pentastellati ora al Governo, di lì l’accettazione – una delle prime volte – di una vera battaglia in campo aperto.

Ma facciamo un passo indietro. Ssu cosa si basa questo confronto fra maggioranza e minoranza di Governo? E’ presto detto.

Riguardo ai tempi dei processi Bonafede prevedeva tre fasi: 4 anni per il primo grado, tre per il secondo, due per la Cassazione. Dopo estenuanti giri di mail, telefonate più o meno infuocate, vengono diminuiti di un anno. Ma, anche “ribassati”, non vanno bene alla dottoressa Bongiorno, definita da molti “esperta navigata della materia”. Il tutto con sullo sfondo  una rincorsa sui ruoli dei Magistrati inquirenti che, per la Lega non devono andare oltre un certo limite “comunque”, mentre per i pentastellati devono poter avere mano libera e garanzie reali di efficacia.

Provare a dare tempi certi alla Giustizia è lodevole , ma non facile. La macchina giudiziaria, nel suo insieme, non tiene più. Gli organici sono al minimo, le strutture obsolete, i mezzi di indagine da anni Novanta. Per non parlare della  promessa “informatizzazione d’avanguardia”, sistematicamente indietro di tre-quattro anni  rispetto ai supporti tecnologici di altre Nazioni europee e d’oltreoceano.  Viene gradualmente limitata e contingentata la possibilità di incentivare l’utilizzo delle “registrazioni”, anche all’insaputa dell’indagato. Le motivazioni sono ovvie: a fronte di proclami roboanti ci si dovrà limitare a gestire piccoli spazi di indagine. Anche questo grazie alla Lega  (e dietro, si può ipotizzare, ad una “Altra Italia” che inizia il suo percorso nel modo peggiore). Sempre in questa gara tra chi è più furbo, scoppia una vera rissa per quanto riguarda le modalità di ingresso in Magistratura. D’altra parte avere un profilo di “magistrato sempre e comunque super partes, freddo applicatore di norme e codici” non è cosa da poco. E le restrizioni per chi si facesse irretire da qualche avventura politica non sembrano essere sufficienti all’obiettivo di “neutralità sempre e comunque” richiesta.  Resta il macigno della separazione netta delle carriere, quella fra Magistrato giudicante e Magistrato inquirente con una attenzione particolare a ciò che andrà a fare/disfare il “giudicante”, colui su cui di concentreranno gli strali di chi non vorrà più essere  condannato per reati  ritenuti – a torto – minori, specie se riguardanti il “patrimonio”.  Il tutto condito da periodiche dichiarazioni del “mondo delle toghe” che invitano a fare presto e ad assumersi responsabilità “soprattutto affrontando in modo franco e aperto il confronto in Parlamento”.   Anche loro convinti, come lo è Bonafede, che si tratti di un confronto serio e fra gentiluomini…

In sostanza una proposta di  “Riforma” che dovrebbe prevedere una durata massima di sei anni per i processi. In caso di superamento del limite i giudici rischierebbero un illecito disciplinare. Nella proposta originaria il limite era di 9 anni, ma la Lega lo aveva contestato (sempre per il giochino dei “cavallini da Baracconi” di cui sopra. Altra grana tutta interna al testo, quella della ridefinizione dei compiti del CSM.

Il Consiglio Superiore della Magistratura, investito dalle polemiche per il caso Palamara, è, infatti, tra i nodi della riforma. Proprio per superare l’attuale sistema legato alle correnti, è prevista – se passerà la proposta Bonafede – l’introduzione del sorteggio tra i candidati al CSM prima della elezione vera e propria. Un’altra norma riguardante il CSM stabilisce che dopo aver fatto parte dell’organo di autogoverno della magistratura non si possono ricoprire incarichi apicali per almeno quattro anni. Norma giusta, a parer mio… ma non vorrei cadere nella trappola del confronto falsamente “serio”, per cui non vado oltre. Vi sono anche proposte interessanti per quanto riguarda il processo civile: è previsto, infatti,  uno snellimento dei tempi, con concomitante riduzione dei casi in cui il tribunale giudica in composizione collegiale, compresa l’indicazione di termini stringenti per fissare le udienze. Il testo introduce limiti “logici” alla possibilità di ricorrere in appello ed è previsto l’obbligo che il deposito dei documenti e degli atti avvenga per via telematica e la notificazione degli stessi sia eseguita dall’avvocato via posta elettronica certificata. Norme di buonsenso, sono state definite, ma il “buonsenso” alberga, in questa “Nazione” solo nella propaganda elettorale di parte, dove tutti – ma proprio tutti – si dicono alfieri del “buonsenso”.

E intanto “La notte cade su di noi / la pioggia cade su di noi / la gente non sorride più / vediamo un mondo vecchio che / ci sta crollando addosso ormai. / Ma che colpa abbiamo noi . / Sarà una bella società / fondata sulla libertà / però spiegateci perché / se non pensiamo come voi / ci disprezzate, come mai / Ma che colpa abbiamo noi”  (*) (“The Rokes” – 1967)

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