Coerenza ed incoerenza

Permettetemi di parlare di un personaggio storico che, fin da ragazzo, ho ammirato e stimato: il Generale De Gaulle.

Non ho mai condiviso le sue convinzioni politiche, ma devo ammettere che con la sua tenacia e con l’alta considerazione verso il proprio paese, ha ricondotto la Francia in una situazione di rispetto di se stessa.

Da ragazzino, in un lungo viaggio in quel paese, avevo visto una Parigi buia, grigia, come viene ripresa nel cinema di quegli anni ed anche in un piccolo gioiello come ”I quattrocento colpi” di Truffaut.

Reduce da una guerra in cui era stata duramente sconfitta, la Francia voleva risollevarsi, ma non ne era capace, era rimasta immersa in una palude di buone intenzioni.

Con De Gaulle, che si considerava come una sorta di Re Sole del XX secolo, la situazione è cambiata totalmente.

Nel decennio fra il 1958 ed il 1968 abbiamo visto l’allampanata figura del Generale inaugurare centrali nucleari, gallerie transalpine, sommergibili nucleari dal nome minaccioso: “Le redoutable”, cioè il temibile e soprattutto la famosa “force de frappe”, con cui intendeva sottrarsi al controllo americano.

Non solo, ma anche progetti audaci quali le nuove autostrade, il TGV e il supersonico concorde.

Uno sbalorditivo salto di tecnologia, che riportava la sonnolenta Francia ai fasti dei celebri ingegneri di un secolo prima, quali Lesseps e Eiffel.

Dieci anni di una movimentazione tecnologica a cui non corrispose una altrettanto vigorosa scossa politica, tanto è vero che gli studenti del ‘68, del Joli Mai, dovevano evidenziare tutte le crepe politiche.

L’anno dopo il Generale si ritirò dalla politica attiva.

Ma che percorso!

Dal giovane ufficiale, che prigioniero dei tedeschi nella Prima Guerra Mondiale, ne apprendeva le tattiche e la strategia; il primo soldato capace di apprezzare la potenza dei carri armati, e di testimoniarla, per essere poi, unico militare non disposto ad accettare la clamorosa sconfitta della sua patria nel 1940, ma capace di collaborare ad una colossale coalizione che avrebbe liberato il suo paese, ed infine propulsore di un decennio magico, che pareva riportare la Francia, dopo tanti decenni, al centro del mondo.

Un personaggio coerente in tutto l’arco della sua vita, capace di sopportare sconfitte, compromessi e dubbi, pur di arrivare ad un risultato, la beatificazione del suo paese ed in definitiva di se stesso.

Cosa vediamo oggi? Una piccola donna, la cui altezza fisica è la metà di quella del Generale francese, non solo in senso fisico, ma in quello metafisico.

Ad una sostanziale furbizia internazionale che la porta a prostrarsi dinanzi ai grandi poteri di Washington e di Bruxelles, si unisce una vigorosa oratoria da popolana romana quando si muove sul palcoscenico italiano.

Piccola di fronte ai grandi, grande di fronte ai piccoli indigeni, ecco il segreto della furbizia.

Per i più sofisticati si potrebbe parlare di un Giano bifronte, o meglio di una Giana Bifronte per la par condicio.

Questa sarebbe una interpretazione molto favorevole, per chi ci crede.

Io ritengo che ci sia una sostanziale incoerenza tra chi si è auto obbligato a seguire una ideologia vecchia di cento anni, morta e sepolta, ed il bisogno assoluto di convivere con il proprio tempo o meglio con le necessità inevitabili.

Si crea una spaccatura, fra ciò che si pensa e ciò che si deve mostrare, che non può condurre ad altro che ad una incoerenza di fondo e quindi ad una mancanza di etica.

Viator

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