Le Tre Resistenze

La cosa importante è combattere il Fascismo.

Quello che i nostri partigiani del 1943-45, assieme a tutti gli altri partigiani europei, assieme agli Alleati angloamericani, assieme all’Armata Rossa, hanno combattuto e vinto, doveva scomparire a fine Aprile 1945.
Purtroppo così non è stato.
Come una malattia insidiosa e strisciante, il neofascismo si è insinuato in tutte le istituzioni italiane e lo abbiamo visto negli anni ’60-70-80.
Quindi, il neofascismo non solo non è morto, anzi, si è rafforzato dietro gli scudi della legalità e delle istituzioni, per cui è molto difficile distinguerlo e ricacciarlo dove merita.
Un altro grande momento di Resistenza è stato senz’altro il biennio ’68-70, in cui dalle giuste proteste degli studenti si è passati al massiccio Autunno caldo, che ha definito le istanze dei lavoratori, poi legalizzate nello Statuto dei lavoratori del Maggio 1970, voluto così fortemente da tutte le parti sociali e, paradossalmente, dallo stesso Donat-Cattin, che si autodefiniva “ministro dei Lavoratori”, non del Lavoro.
Un’altra stagione indimenticabile.
Dopo cinquanta anni, in cui i frutti di quelle battaglie avrebbero dovuto portare a uno Stato molto più progredito e civile, ci ritroviamo con frange extra-parlamentari di estrema Destra molto forti, mentre la Destra è stata occupata da Lega e Fratelli d’Italia, le cui istanze rappresentano, chiaramente, un ritorno al passato.
Mito del capo, patria come strumento retorico, autarchia sono i modelli richiamati da questa Destra, che è fuori del tempo, ma che contemporaneamente riceve numerosi consensi.
Sarebbe utile richiamare i cittadini al fatto che il consenso non significa automaticamente democrazia, ce lo ricorda bene il consenso attorno a Mussolini dopo la formazione dell’Impero, il consenso attorno ad Hitler dopo l’annessione dell’Austria, il consenso intorno a Stalin dopo la vittoria nella Grande Guerra Patriottica.
Dispiace dire che le lusinghe della propaganda, anche quella più terra-terra, ricevono così tanti consensi.
Bisogna studiare e ristudiare la Storia.
Compito delle persone assennate e che esercitano un giudizio critico è quello di combattere questo nuovo fascismo, oggi come ieri.
Come i partigiani del ’43-45 salirono in montagna per affermare i loro ideali di giustizia e libertà contro i nazifascisti, così i nuovi partigiani di oggi devono portare una fiaccola di giustizia e libertà contro il nemico di sempre.

Giorgio Penzo

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