Responsabilizzazione climatica. Qualcuno ci crede (ancora)

Ho avuto modo di apprezzare l’eloquio (in diretta) di Marco Talluri (1) e soprattutto lo “scritto”, cioè i suoi articoli, a partire dal 2019, anno in cui provai ad approfondire tematiche riguardanti la Paleoecologia. Mi fu prezioso qualche suo consiglio e iniziai a seguirlo più da vicino, complici anche le restrizioni di movimento (quindi di “distrazione”) della Covid-Era. Ha da poco passato i sessanta ed ha perfetta conoscenza storica di quanto è successo prima e dopo l’Ottantanove, quasi un nuovo “anno zero” senza nessun Cristo particolare da celebrare, a meno che si ritenga il ritorno al periodo pre-illuministico, un fatto positivo e preludio di un nuovo mondo di luci, colori, dolcezze e bontà (per chi può). La “destra” e la “sinistra” nascono proprio dall’organizzazione delle varie forze politiche ad inizio Rivoluzione Francese, secondo il loro posizionamento all’Assemblea Nazionale. Quello fu il momento (o uno dei momenti ) cardine dell’evoluzione dei Lumi, tutto interno a due/tre secoli di rinnovamento continuo, a partire dalla pestilenza del 1630 e dalle lotte di religione in Europa. Un’era di aspirazioni sociali, di idee liberali e socialiste e, alla fine, di chiusure, guerre, muri e paure, fino al fatidico 1989.

“Egalitè”, “Fraternitè” combinate con la parola più difficile e impegnativa (Libertè) andavano a prefigurare un mondo in cui davvero una “testa vale per un voto“, per una scelta possibile, per una occasione (almeno una nella vita) di poter contare nell’ “eterna ruota” di tutti i giorni, finalmente meno grigia e oppressa da ogni tipo di restrizione. “Un mondo nuovo” che voleva costruirsi il futuro, che vedeva nella natura amica un alleato in questo percorso di libertà. Che cercava (pensate a Rousseau) di vedere anche nel “persiano” o nell'”indigeno americano” barlumi di umanità, immaginando anche per loro una possibile completa “libertè” combinata con fraternità e amicizia, nonostante la presenza di soldataglie coloniali e dei loro strascichi di sangue.

Ecco… Talluri ci crede e vede nell’Europa (forse magicamente rinnovata e riorganizzata) la possibilità di realizzare il sogno illuminista rivisto e corretto dopo la sbornia sviluppista e modaiola dei secoli diciannovesimo e ventesimo. Lo scrive anche nel titolo del suo recente intervento. “La Commissione europea indica l’obiettivo di riduzione del 90% delle emissioni al 2040 per raggiungere la neutralità climatica nel 2050″ ricordandoci che la Commissione europea ha pubblicato una valutazione d’impatto dettagliata sui possibili percorsi per raggiungere l’obiettivo concordato di rendere l’Unione europea neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050. Sulla base di questa valutazione d’impatto, la Commissione raccomanda una riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra del 90% entro il 2040 rispetto ai livelli del 1990, avviando una discussione con tutte le parti interessate. Insiste affermando che  “una proposta legislativa sarà fatta dalla prossima Commissione, dopo le elezioni europee prossime, e concordata con il Parlamento europeo e gli Stati membri come richiesto dalla legge dell’UE sul clima. Questa raccomandazione è in linea con il parere del comitato consultivo scientifico europeo sui cambiamenti climatici (ESABCC) e con gli impegni dell’UE nell’ambito dell’accordo di Parigi. ”  Il candore e il distacco con cui ci comunica questi provvedimenti non è particolarmente positivo o negativo, semplicemente è “fuori dalla realtà”. A cominciare dalle differenze abissali esistenti fra tutti i 27 Stati un po’ in tutti i settori, e non stiamo ragionando su Ungheria o Polonia o chissache’ , il riferimento va a tutti gli Stati, nessuno escluo, Italia compresa. Fa quasi tenerezza sapere che la “Commissione stabilisce anche una serie di condizioni politiche abilitanti necessarie per raggiungere l’obiettivo del 90%. Esse includono la piena attuazione del quadro concordato per il 2030, garantendo la competitività dell’industria europea, una maggiore attenzione a una transizione giusta che non lasci indietro nessuno, condizioni di parità con i partner internazionali e un dialogo strategico sul quadro post-2030, anche con l’industria e il settore agricolo.” Talluri fa anche riferimento ai risultati della COP28 di Dubai dove si è verificato che “il resto del mondo si sta muovendo nella stessa direzione.” Se fosse vero che la UE ha aperto la strada all’azione internazionale per il clima si sarebbero già dovute vedere in pratica  opportunità per l’industria europea di prosperare in nuovi mercati globali per le tecnologie pulite. I numeri dicono altro e…soprattutto i veti di colossi quali la Cina e l’India. Probabilmente in qualche programma politico europeo troveremo passaggi del tipo. “La definizione di un obiettivo climatico per il 2040 aiuterà l’industria europea, gli investitori, i cittadini e i governi a prendere decisioni in questo decennio che manterranno l’UE sulla buona strada per raggiungere il suo obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Invierà segnali importanti su come investire e pianificare efficacemente a lungo termine, riducendo al minimo i rischi delle attività incagliate. Con questa pianificazione futura, è possibile plasmare una società prospera, competitiva ed equa, decarbonizzare l’industria e i sistemi energetici dell’UE e garantire che l’Europa sia una destinazione privilegiata per gli investimenti, con posti di lavoro stabili e a prova di futuro. ” ma sappiamo bene di cosa si tratta. Un esempio da seguire che, purtroppo, abbiamo già provato a mettere in campo diverse volte negi ultimi cinquant’anni, con pochi successi e moltissimi insuccessi. Ma evidentemente questo contatto con la realtà non è stato ancora metabolizzato se, sempre il nostro interlocutore ma – purtroppo –  anche altri “positivisti post-positivismo” di questo genere, continuano a ricordarci litanie del passato. Che senso ha affermare: “aumenterà anche la resilienza dell’Europa contro le crisi future e rafforzerà in particolare l’indipendenza energetica dell’UE dalle importazioni di combustibili fossili, che hanno rappresentato oltre il 4% del PIL nel 2022 mentre affrontavamo le conseguenze della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina. I costi e gli impatti umani del cambiamento climatico sono sempre più grandi e visibili. Solo negli ultimi cinque anni, i danni economici legati al clima in Europa sono stimati in 170 miliardi di euro. La valutazione d’impatto della Commissione rileva che, anche secondo stime prudenti, un maggiore riscaldamento globale a causa dell’inazione potrebbe ridurre il PIL dell’UE di circa il 7% entro la fine del secolo.” ? Manca solo l’aumento (probabile, sempre accompagnato da un verbo al condizionale) di due gradi globali e siamo a posto.

Si prova comunque ad elaborare qualche strategia ed è interessante vedere di cosa si tratta: “raggiungere una riduzione delle emissioni del 90% entro il 2040 richiederà una serie di condizioni abilitanti per essere soddisfatte. Il punto di partenza è la piena attuazione della legislazione esistente per ridurre le emissioni di almeno il 55% entro il 2030. L’aggiornamento in corso del progetto di piani nazionali per l’energia e il clima (NECP) è un elemento chiave nel monitoraggio dei progressi e la Commissione si sta impegnando con gli Stati membri, l’industria e le parti sociali per facilitare l’azione necessaria.   L’equità, la solidarietà e le politiche sociali devono rimanere al centro della transizione. L’azione per il clima deve portare benefici a tutti nelle nostre società e le politiche climatiche devono tenere conto di coloro che sono più vulnerabili o affrontano le maggiori sfide per adattarsi. Il Social Climate Fund e il Just Transition Fund sono esempi di tali politiche che aiuteranno già i cittadini, le regioni, le imprese e i lavoratori in questo decennio.  Infine, il dialogo aperto con tutte le parti interessate è una precondizione cruciale per realizzare la transizione pulita. La Commissione ha già avviato dialoghi formali con le parti interessate dell’industria e dell’agricoltura e i prossimi mesi di dibattito politico in Europa sono un’importante opportunità per garantire l’impegno del pubblico sui prossimi passi e sulle scelte politiche. Il dialogo strutturato con le parti sociali dovrebbe essere rafforzato per garantire il loro contributo, concentrandosi sull’occupazione, la mobilità, la qualità del lavoro, gli investimenti nella riqualificazione e nell’aggiornamento delle competenze.”

Sembra di sentire il compianto presidente di Commissione europea David Sassoli, già giornalista affermato in Italia, che in modo quasi convincente, più da trasmissione da Piero Angela che da consesso di lupi famelici europei al soldo delle multinazionali più diverse, ci ha proposto in più occasioni percorsi “virtuosi” come quello di Talluri. Intendiamoci…tutto ok…va tutto bene. Solo che sappiamo tutti come andrà a finire il cambio data rispetto all’auspicato 2040… Nuovi rinvii, nuovi articoli “postpositivisti” più o meno visionari, già inconsistenti in un periodo preCovid e preGuerra , ancora più paradossali con dinamiche mondiali completamente cambiate. Nel giro di tre mesi, gli ultimi tre mesi, la Russia ha conquistato una striscia più o meno continua di territorio lunga qualche centinaio di chilometri e larga da uno a sei, tutto in territorio ucraino, un’area completamente devastata, senza popolazione, con case distrutte, strade a pezzi, alberi bruciati o spezzati, doline e buche fangose di ogni tipo e dimensione, zone off-limit con concentrazioni di mine cento volte superiori alla piana di Okinawa nel 1944. Di fatto…. una buona parte dell’Europa orientale con aria irrespirabile, fiumi drammaticamente e definitivamente inquinati dalle prodezze belliche, con obiettivi minimi di sopravvivenza e, quindi, senza spazio per altro, tra cui la difesa di ambiente e territorio. Un quadro drammatico che facciamo finta di non vedere e che ci piomba addosso ogni minuto, ogni secondo. Certo che “il dialogo aperto con tutte le parti interessate è una precondizione cruciale per realizzare la transizione pulita”, solo che , caro Talluri, non c’è e non sappiamo proprio come creare le condizioni per realizzarlo.

.1. https://ambientenonsolo.com/la-commissione-europea-indica-lobiettivo-di-riduzione-del-90-delle-emissioni-al-2040-per-raggiungere-la-neutralita-climatica-nel-2050/

.2. Marco Talluri

Marco Talluri è un giornalista e comunicatore, attivo sul blog Ambientenonsolo. Ha lavorato dal 1978 nel campo della comunicazione e informazione, prima, dal 1988 al 2003, come responsabile di ATAF, azienda di trasporto pubblico, poi, dal 2003 a fine marzo 2021, di ARPAT, Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. In tale veste ha coordinato dal 2015 la rete dei comunicatori del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

È stato direttore responsabile di Nonsolobus, pubblicazione informativa di ATAF e di Arpatnews, notiziario quotidiano ARPAT. È stato vice direttore della rivista mensile “Trasporti pubblici” di Asstra, associazione nazionale delle aziende di trasporto pubblico, nonché coordinatore della redazione di Ambienteinforma, notiziario del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, e del sito web SNPA; fa parte del Comitato editoriale della rivista bimestrale Ecoscienza.

È socio di Comunicazione pubblicaFERPI e PA Social.

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*