1922, 2021

Mio nonno, il Professore, mi raccontava del passaggio delle squadre fasciste che si radunavano nei centri del Nord e si apprestavano a scendere verso Roma a piedi, in bicicletta, sui camion Fiat della I Guerra Mondiale e sui treni, si raccoglievano cantando i motivi che avrebbero ossessionato gli Italiani per oltre vent’anni.
Questi gruppi di camicie nere, impolverati, apparentemente guidati, ma in realtà vittime di un’abile propaganda, scendevano verso la vorace capitale, allora come oggi pronta ad assorbire ed inglobare chiunque arrivasse da fuori.
Allora il piccolo re (sarebbe meglio dire il “re piccolo”) aprì le porte del governo al duce del fascismo e lo fece arrivare comodamente, su un vagone letto, da Milano.
C’era ben poco da difendere, la monarchia costituzionale si stava rapidamente disfacendo e non sarebbe mai più ritornata ai fasti dell’epoca giolittiana prebellica.
Parliamoci chiaro: Mussolini nel 1922 era un abile avventuriero, un uomo per tutte le stagioni, con un fiuto considerevole per la politica italiana, di cui aveva colto con scaltrezza le debolezze. E ne approfittò.
Ma oltre venti anni dopo, nel periodo dal ’43 al ’45, il paese pagò caramente questa avventura, questo volersi calare incautamente in un contesto in cui l’Italia era, come lo è oggi, un vaso di coccio fra vasi di ferro.

Nel 2021 un altro abile avventuriero, questa volta in un paese molto più grande ed importante quale gli USA, ha provato a giocare le sue carte per far saltare il banco e condurre le sue camicie nere, anche se avvolte in stelle e strisce o nelle insegne della gloriosa (sic) frontiera del 1800, verso l’espugnazione di quello che è simbolo della democrazia parlamentare in tutto il mondo, nel bene o nel male.
La cosa, come giusto, ha avuto una grande risonanza ed effettivamente il gesto è stato clamoroso: ma ancora più clamoroso è il fatto che un personaggio apparentemente così deviante come Trump, che ha utilizzato spudoratamente per i suoi fini i capitali degli altri, il partito repubblicano che non gli apparteneva, una carica che ha usato a suo piacimento, possa aver scosso sin dalle fondamenta il sistema rappresentativo americano e, badate bene, non senza una grande forza, quella rappresentata dai 72 milioni di elettori, che lo hanno sostenuto e che tuttora lo sostengono.
Anche Trump è un abile avventuriero, che non esita di fronte a nulla e che non sappiamo, ancora, dove andrà a finire: rimarrà nel partito repubblicano, ne uscirà per formare un “third party”… Che farà?
Comunque è certo che questo personaggio fuori dal comune ha creato uno tsunami politico, che si è diffuso, con varie ondate, in tutto il mondo.

A questo punto, permettetemi, è giusto che chi ha appoggiato, cinicamente o meno, questi personaggi, oggi specialmente il secondo, sia portato di fronte al tribunale della Storia e si dica chiaramente che questi epigoni sono delle copie di poco conto.
Per quanto riguarda l’Italia alludo alla Meloni, che ha dichiarato pubblicamente di sostenere la presidenza Trump e la persona di Trump contro il neoeletto Joe Biden, incurante dei danni fatti alla democrazia parlamentare, che sostiene di appoggiare.
Alludo a Salvini, che nel suo sparacchiare discorsi spesso ambigui a destra e sinistra, non ha mai mancato di sostenere la presidenza Trump e che adesso vorrebbe fare una retromarcia che suona molto ipocrita.
Per non parlare di Berlusconi, che ha sempre appoggiato tutti i presidenti americani da lui conosciuti in modo abbastanza indiscriminato, e che, come ha accolto Trump nel 2016, così è pronto ad accogliere Biden nel 2020, con un’amicizia apparente.

E’ passato un secolo, ma la Storia ci insegna che non mancano mai questi avidi avventurieri, che si lanciano in politica credendo di avere uno spazio a loro riservato e che il Destino accorderà tale spazio, anche se, così facendo, schiacceranno moralmente e fisicamente milioni di persone.

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