Per affrontare le nuove sfide l’Italia ha bisogno di statisti e non di comici ed affabulatori

L’Italia è il secondo paese manifatturiero d’Europa dopo la Germania. Un paese esportatore che ha bisogno di un ancoraggio monetario robusto come l’Euro, nonché di appartenere ad un’area geografica ed economica integrata e tecnologicamente progredita come l’Unione Europea per poter competere con potenze come gli USA, la Cina, La Russia, l’India ecc .

Ora, affidarsi a governanti che perseguono obiettivi come l’uscita dall’euro e dalla stessa Europa, che propongono una crescita incontrollata della spesa pubblica da attuare mediante il ricorso all’indebitamento, sapendo che l’Italia è uno dei paesi più indebitati del mondo, è semplicemente demenziale.

Governanti privi di ogni cultura diplomatica, pronti ad insultare i rappresentanti degli altri paesi se si permettono di contestare questi progetti aberranti.

Gli italiani, a loro volta, debbono cessare di alimentare forme di tifoseria a favore di chi la spara più grossa, assumendo un ruolo attivo di cittadini consapevoli delle grandi possibilità che il contesto internazionale offre all’Italia, ma anche dei limiti strutturali e storici che dobbiamo affrontare, come l’evasione fiscale, il dilagare della malavita e della violenza nelle nostre contrade, la diffusa corruzione, l’impoverimento di ogni forma di cultura civica, di rispetto per il patrimonio pubblico.

Dobbiamo recuperare forme di cordialità e di gentilezza verso le altre persone, imparando ad accrescere e ad essere orgogliosi del nostro livello di educazione e civiltà e a praticarla ogni giorno anche nei confronti degli stranieri e dei diversi.

E così, i nostri Comuni e le nostre Città hanno bisogno di amministratori preparati, esperti di contabilità e di bilanci, in grado di gestire la complessa macchina comunale e le varie aziende partecipate, nonché di delineare strategie credibili per il futuro delle rispettive comunità.

I partiti, in particolare il Partito Democratico, deve tornare ad essere centro di aggregazione culturale favorendo un dibattito coinvolgente e collegiale. Eliminando ogni forma correntizia e clientelare. Scegliere e promuovere a ruoli di direzione e responsabilità i più capaci e non i più fedeli a questo o quel capetto di turno, prassi molto praticata negli ultimi anni, infarcita da bramosie di potere che una volta raggiunto poi, i più, non sanno nemmeno gestire.

Basta con l’improvvisazione, il continuo tentativo di scaricare sulle generazioni precedenti la responsabilità di problemi imposti e sorti dai grandi processi di trasformazione, dalle nuove scoperte tecnologiche, dagli flussi migratori, del tutto imprevisti nella loro enormità, dal moltiplicarsi in maniera esponenziale dei mezzi di trasporto individuali, dalla carenza di parcheggi, dall’inquinamento delle città e dell’atmosfera, dal surriscaldamento del globo, e dai repentini mutamenti climatici che ne conseguono.

Di fronte a questi cambiamenti epocali, basta chiudere i porti come propone Salvini o erigere muri come sta facendo Trump ai confini con il Messico, o dobbiamo mettere in campo, oltre alle auto elettriche, idee e proposte innovative per la vivibilità nelle nostre città, politiche di contenimento e regolamentazione dei flussi migratori e contemporaneamente strategie di aiuti e di intervento verso i paesi più colpiti da questi fenomeni climatici, che sovente aggravano la desertificazione dei loro territori. Dobbiamo aiutare questi paesi, potenziando le loro scuole, a crescere culturalmente e ad auto-controllare la stessa espansione demografica, a sfruttare al meglio le proprie risorse naturali: dai giacimenti minerari a quelli petroliferi.

L’Africa ed il Medio Oriente non sono poveri, sono arretrati culturalmente e dilaniati al loro interno da divisioni etniche e religiose, che i paesi occidentali, in molti casi, hanno esasperato per meglio sfruttarli e spogliarli delle loro ricchezze dall’oro ai diamanti.

                                 Alfio Brina

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