All’attenzione del Direttivo Nazionale di Europa Verde..

Segnaliamo con la dovuta evidenza la lettera inviata dai giovani “Verdi” piemontesi alle massime autorità nazionali di Europa Verde. Si chiedono poche cose: essere ascoltati, pesare per quanto lo consente l’insieme del partito, essere valorizzati….in una parola “contare”. (n.d.r.)

A scrivere la presente è  un gruppo di giovani che a vario titolo hanno partecipato alle attività del partito nell’anno appena trascorso.
Quella vissuta in Europa Verde Torino e Piemonte è stata un’esperienza logorante, castrante e in definitiva molto distante dagli ideali espressi nei documenti costituenti del partito e dalle azioni del grande gruppo verde europeo. Siamo entrati pieni di energie e di idee, tutti molto acerbi di politica nei partiti e forse troppo ingenui. Pensavamo di incontrare mentori di lunga data che avrebbero accolto la nostra inesperienza, valorizzando le nostre competenze individuali per il bene del gruppo intero. Fin da subito ci è stato chiaro che l’organizzazione non prevedeva questi spazi.
A Torino ci apprestavamo a correre per le amministrative, occorreva stilare un programma radicale e credibile, costruire alleanze altrettanto serie e tornare sul territorio, dal quale i verdi erano assenti da anni.

Per la realizzazione del programma ci fu lasciato molto spazio, troppo forse vista la nostra sopracitata inesperienza, quasi che i contenuti in esso espressi fossero secondari rispetto agli accordi di coalizione. Ma il percorso dedicato alla stesura è stato forse il momento più produttivo e sereno di tutta la nostra esperienza nel partito.
Parallelamente abbiamo iniziato ad assistere a singoli episodi di quella che ci è stata poi chiaro fosse una gestione molto verticistica e personale del partito.

Il supporto al candidato del PD Lavolta scoperto dai giornali; la mancanza di condivisione nelle scelte per la gestione della campagna elettorale, prima per le primarie del centrosinistra, e una volta perse, a fianco dei neo-alleati grillini;
il divieto di discutere di mozioni interne al partito, invise alla nostra dirigenza; la scelta di non aver mai convocato un’assemblea regionale o momenti analoghi di discussione impedendo agli iscritti di conoscersi e confrontarsi.

Per i membri che lamentavano atteggiamenti poco trasparenti e poco democratici sono stati compiuti atti di marginalizzazione e delegittimazione, arrivando a limitarne le attività e ignorarne le proposte. Il risultato di una tale politica si è palesato nell’esito delle elezioni di settembre e in misura ancor più grave negli scontri interni immediatamente successivi.
Se per diversi giovani e nuovi tesserati l’esperienza si è conclusa con le amministrative, per alcuni è proseguita finora nella speranza che con il rinnovo degli organi interni avvenisse un cambio di passo.
La spaccatura che si era creata nel periodo preelettorale si è acuita nel momento in cui sono tornati alla luce malumori e attriti che avevano radice profonda, dinamiche di cui non eravamo stati testimoni e animosità personali che non ci riguardavano. Il clima è stato ulteriormente inquinato da questi scontri quotidiani, che hanno diviso ancor di più il gruppo e allontanato iscritti.

Il nuovo direttivo regionale eletto, composto da consiglieri di due diverse mozioni, si è fin da subito distinto per la scelta di ricalcare in buona misura quanto perpetrato negli anni passati. La tanto auspicata ripartenza unitaria ha trovato espressione in procedimenti disciplinari controversi, regole dispotiche (l’utilizzo del simbolo sui territori subordinato all’approvazione dei Portavoce), trattamenti disparitari dei consiglieri di minoranza e totale mancanza di trasparenza (verbali e atti non disponibili neanche ai componenti dell’esecutivo).

Ci siamo trovati dunque a fare i conti con un partito che a livello locale non riesce a rappresentare gli ideali democratici e inclusivi di cui si fregia nei propri statuti. Un partito nelle mani di pochi elementi che perseguono fini personalistici, verticistici e divisivi.

Un partito incapace di valorizzare i propri membri e di ascoltare le minoranze. Un partito la cui classe dirigente è vittima di dinamiche di scontro intestino vuote e asfissianti.
Un partito che non vuole rinnovarsi e non lascia spazio alle idee.
Preso atto della situazione attuale abbiamo scelto di non proseguire il percorso in Europa Verde.
Chi restituendo la tessera.
Chi evitando il rinnovo.
E chi facendosi da parte nella speranza di un futuro diverso.

Con la massima e rinnovata stima.

Lorenzo Savio
Angela Plaku
Giorgia Cervini
Lorenzo Billero
Alice Massimiani
Mauro Benasio
Matteo Camanni

 

Inviata in data 10 febbraio 2022  :
– al Portavoce Eleonora Evi      – al Portavoce Angelo Bonelli

2 Commenti

  1. Cari ragazzi, credo che chi vi sta minacciando stia venendo meno ai loro doveri istituzionali di includere e non di escludere. Mi spiace che non vi denunceranno. Vi avrei difesi molto ben volentieri. Ahahahah

  2. Lettera pulita ed equilibrata enpacata e aerea. Poi succede che per il contwnuto i mittenti ricevano minacce di azioni legali da autorevoli esponenti piemontesi del partito. Io voglio sperare che i vertici nazionali intervengano come si conviene 9n questi casi. Anziché cercare di far desistere queste belle energie dall’andamento via ora si minacciano ritorsioni contro di loro. Jon va bene così. Spero che il partito mostri tutti 8 suoi anticorpi per il ritorno ad un clima di serenità nel partito di cui questo ha davvero grande bisogno

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*