Bruce Springsteen: Western Stars

BRUCE SPRINGSTEEN: WESTERN STARS

di Thom Zimny e Bruce Springsteeen

Il Cinema è da sempre stato costellato da film musicali, e badate bene non parliamo del cinema di “Cantando sotto la pioggia” (1952), “Mamma Mia” (2008), “La La Land” (2016) e il recentissimo “Blinded by the light” (2019) – che a modo loro son comunque opere abbastanza diverse piuttosto di quando il cinema prende di petto la musica, diventando il mezzo ideale attraverso il quale raccontare un artista, un’opera dello stesso o semplicemente un periodo musicale.

Bruce Springsteen debutta alla regia con un bellissimo lungometraggio (e con l’aiuto del collaboratore di lunga data Thom Zimny), presentato all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma: “Western Stars” è un’ode musicale all’Ovest americano quello vecchio, quello nuovo e tutte le sfumature ipnotiche ed evocative che stanno nel mezzo. È vero che la pellicola, in cui Springsteen canta tutte le 13 canzoni originali dell’album (il primo in studio negli ultimi cinque anni) potrebbe passare per un film-concerto, ma il suo racconto sull’origine delle canzoni, accompagnato da splendidi video western, alcuni dei quali girati al Joshua Tree National Park in California, rende “Western Stars” un’esperienza assolutamente unica.

Per 82 minuti siamo tutti catapultati in questo fienile nel New Jersey dove Bruce, la moglie Patti Scialfa ed oltre 30 membri d’orchestra suonano in uno spettacolo per pochi amici. Dimenticate quelle scene da stadio, con luci sparate, gente che urla e si sbraccia dove è difficilissimo contare i presenti. Anche lo spettatore si troverà in questo fienile, in questo gioco di luci soffuse, inquadrature larghe e zoomate, con la cinepresa che si sofferma sui volti, mani, sudore e strumenti degli artisti.

La presenza di Springsteen alla regia del film, complice la spettacolare fotografia di Joe DeSalvo, riesce con grande maestria a dare un tocco personale al viaggio introspettivo attraverso i brani e l’artista.

Prima di ogni canzone il Boss ci accompagna, come un moderno Virgilio, descrivendo se stesso ed i suoi ricordi in questo viaggio nell’America nostalgica, selvaggia, depressa, ingenua e sognatrice, insomma l’America di Bruce Springsteen.

Per tutta la durata delle 13 canzoni lo spettatore viene coinvolto e si ritrova a battere il tempo a terra con i piedi, rendendo spontaneo applaudire a fine canzone, nonostante la direttiva contraria di Springsteen sul non applaudire.

In questo film vediamo benissimo come Bruce Springsteen si senta l’ultimo cowboy di un mondo che non ha bisogno di lui, e ciò colpisce maggiormente visto che lo dice con la sua musica energica.

Un film sicuramente consigliato non solo ai fan del Boss ma a chiunque ami la musica popolare e voglia fare un itinerario nella personalità di un artista che vuole raccontarsi anche nei suoi lati più oscuri.

Western Stars in tal senso, è un film-documentario musicale dai canoni abbastanza generici a livello strutturale, ma capace di fare la differenza sul piano emozionale grazie al Boss Springsteen.

Riccardo Coloris

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