Il caso Silvia Romano

Io ci provo, non mi arrendo : proviamo a riflettere insieme con un pò di distacco e freddezza.
Non mi piacciono le polemiche ma questo non mi deve impedire di essere franco.
Credo fermamente nel dialogo come strumento per costruire un mondo migliore da lasciare ai nostri giovani…
Parto sempre dalla constatazione di come rispondere ai miei nipoti che chiedono chiarimenti su questa situazione di scherno, aggressione, fango e quant’altro di poco pulito sta avvenendo a proposito di Silvia.
Cosa c’è di mezzo? Il rischio di delegittimazione del volontariato e delle ong, solo quelle che si rivolgono all’Africa naturalmente, non sapendo che i volontari, solo per il fatto di essere tali, è difficile che facciano tante distinzioni tra tutti i bisognosi del mondo: c’è bisogno e si dà!
Ma quello che è peggio, c’è di mezzo il rischio della delegittimazione di valori fondamentali quali la libertà personale, il rispetto delle scelte anche religiose, la censura e il conseguente divieto alle persone di scegliere le cose e i valori e quanto, a loro legittima convinzione, possono dare un senso all’esistenza umana.
Ci sono dei problemi veri e che vengono ancora più rimarcati in queste situazioni: il riscatto che finanzia le attività terroristiche per esempio. È un problema, accidenti se lo è!!! Risolviamolo mettendoci tutti la nostra parte.
Chi abbiamo di fronte: possiamo osservare Silvia da tanti punti di vista.
Un essere umano, una figlia, una donna, una giovane donna, una cittadina italiana appartenente alla nostra comunità.

Chi la sta osservando e giudicando: più categorie di persone:
Chi la vede come figlia che ha sofferto e ancora soffre checché se ne pensi e dica, chi come donna mettendo a nudo la sua acquisita e/o innata propensione sessista (vedi epiteti dubbi pensieri), chi come giovane ‘scriteriata’ e ‘sciacquina’ ( dicesi sciacquina colei che molla tutto, agi, comodità, relazioni e va tra i poveri!!) mostrando la poca o nulla fiducia nei pensieri e nelle scelte dei giovani, chi come appartenente alla nostra comunità e quindi da proteggere e salvare.
C’è chi ha continuamente bisogno di sfogare la propria rabbia e qualsiasi elemento ne può essere la scusa. È legittimo essere arrabbiati ma non è legittimo scaricare la propria rabbia addosso agli altri.
C’è chi per partito preso e a sua difesa cerca di trovare la conferma alla propria lotta ‘politica’ basata sulla discriminazione e sulla paura di perdere, o che venga rubata, la propria identità .
Chi ha dei ‘valori’ altri e vuole affermare l’ intenzione di capovolgere l’assetto attuale e instaurarne un altro.
E sicuramente ci sono altre modalità di leggere la vicenda.

Se poi tutti parliamo insieme ciascuno con il proprio punto di vista e di giudizio…ecco il caos, il fango da cui è faticosissimo districarsi ma anche le persone belle che razionalmente commentano e comprendono il dramma umano. E le persone più deboli e meno difese cadono nella confusione totale.
Abbiamo ricevuto in eredità un bellissimo regalo: la democrazia! Ma dobbiamo ancora imparare ad utilizzarla al meglio.

In conclusione a mio parere:
Salviamo l’umanità di questa giovane donna, cerchiamo di comprendere la sua sofferenza passate e tuttora presente come se fosse una figlia, una sorella, una donna solamente, una nostra appartenente.
Asteniamoci possibilmente dal giudicare: non ne abbiamo gli elementi e soprattutto non ne abbiamo il diritto.
È vero c’è un problema che tutti ci coinvolge: il terrorismo e il suo finanziamento. Affrontiamolo in modo adulto, razionale e efficace con la partecipazione di tutti comprese le ong e le associazioni di volontariato: si può fare e lo faremo.

Errori? Tantissimi e da parte di tanti. Ma c’è una frase che mi consola, rispecchiando appieno la realtà: ‘chi è senza peccato-errore scagli la prima pietra’..e a cominciare dagli anziani tutti sparirono dalla piazza dove doveva essere celebrata la sentenza.

Giuseppe Di Menza

(ass. L’abbraccio – Fubine)

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