Il confronto sul fascismo vecchio e sulla fase attuale.

Dopo le elezioni del 25 settembre, in Italia è nato un nuovo governo, il primo diretto da una donna, il primo guidato da un esponente proveniente dalla tradizione del vecchio MSI. Non è un cambiamento da poco vedere non solo al governo ma forza maggioritaria dell’esecutivo, tanto da poter esprimere il primo ministro, gli eredi diretti del partito che fu di Almirante e Caradonna. Silvio Berlusconi, terminata la fase della repubblica della pregiudiziale antifascista, sdoganò i missini nel 93’ con la famosa apertura di credito verso Gianfranco Fini come candidato sindaco a Roma. Tuttavia, finché la berlusconiana Forza Italia rimase un partito forte, gli esponenti di Alleanza Nazionale non potevano aspirare a guidare il paese da Palazzo Chigi. Dopo il 25 settembre si completa, invece, un percorso quasi fisiologico, pur se svolto nell’arco di trent’anni; la destra missina non è solo sdoganata è legittimata ad entrare nei ministeri; adesso questa esprime la guida della destra e il neo premier Giorgia Meloni. Se Giorgia Meloni saprà condurre in porto una riforma costituzionale essa non potrà che essere la rivincita degli sconfitti della guerra di Liberazione.

Sarà anche per questo, e non solo per il cadere quest’anno del centenario del colpo di stato del 22’, che attraverso la rievocazione storica della marcia su Roma, tramite una copiosa messe di saggi e libri di occasione, la riflessione sulla natura del fascismo si è di nuovo animata. Tra le tante pubblicazioni mi vorrei soffermare in particolare sul libro di Federico Fornaro, ‘Il collasso di una democrazia’, ‘L’ascesa al potere di Mussolini’ ( 1919 – 1922)’, edito dalla casa editrice Bollati Boringhieri. Il volume, agile e di facile lettura, cerca di evitare i ‘parallelismi’ troppo arditi tra la fase attuale e quella dei fatti storici di un secolo fa, che spesso servono solo ad alimentare scontri e polemiche politiche che riguardano l’oggi usando letture forzate del passato. Partendo da una analisi dei motivi della presa del potere del fascismo, la storia non può che essere fatta evitando di attualizzare gli scontri dell’epoca leggendoli con le lenti di chi vuol fare polemica sulla fase odierna. Vi è necessità di immergersi nel clima dell’epoca per capire bene la distanza enorme che vi è fra il nostro modo di concepire certi eventi e quello che non poteva che essere la mentalità di un secolo fa. Certo, Fornaro, si sofferma sulla scarsa capacità di accorgersi della novità della violenza politica fascista e della sua pericolosità. Il pericolo ‘nero’ non è avvertito dai comunisti e dai massimalisti, ma nemmeno da liberali e popolari; l’abbaglio del mito della rivoluzione fa da schermo ad una visione lucida a sinistra, i liberali, per contro, sono immersi in vecchi schemi. In alcune pagine Fornaro riecheggia la tesi socialista delle responsabilità delle forze estreme di sinistra, nel far compiere al fronte del movimento operaio una serie di errori tattici esiziali, tuttavia si astiene dal fare di questo l’unico elemento che connota un quadro storico ben più complesso. Inoltre, dalla descrizione dei fatti che il parlamentare alessandrino svolge con abilità, si evince che per un periodo non breve, le masse e molti dirigenti del movimento operaio, erano veramente convinti che la rivoluzione fosse non solo possibile ma imminente dopo gli ‘eventi di Russia’; e ancora, le forze politiche democratiche erano realmente distanti e contrapposte fra loro per sperare in una vera collaborazione e alleanza fra antifascisti. Una vera alleanza antifascista nascerà, con non poche contraddizioni e salti all’indietro, nei decenni trenta e quaranta del secolo scorso.

Tuttavia, la parte del volume che ha interesse per noi oggi risiede nella capitolo ultimo del saggio storico. Nell’avviso ai naviganti’, parte finale del libro, Fornaro sostiene chiaramente quanto ancora oggi le nostre democrazie siano fragili ed esposte a pericoli di rinascita di poteri totalitari e autoritari che crescono dentro le strutture della democrazie liberali e svuotano dall’interno di senso gli istituti di garanzia e di libertà squisitamente democratici. Questa operazione può avvenire  grazie alla scarsa fiducia nelle istituzioni democratiche di cui la misura è data dalla affluenza sempre più scarsa che si registra al momento del voto. Per Fornaro il Fascismo non è un pericolo attuale nelle sue forme storiche, ma seguendo le tracce della riflessione del grande intellettuale Umberto Eco, svolte nel volumetto ‘Il fascismo eterno’, si individuano elementi autoritari e tradizionalisti che hanno caratterizzato la cultura fascista tra le due guerre e che adesso sono sostanze che animano le destre anti – liberali dell’oggi e che corrodono e scavano sotto le fondamenta dell’istituto democratico.

Vorrei esprimere allora alcune riflessioni in merito. Mi sembra naturale dire, a questo punto, che i problemi intorno al nesso democrazia – partecipazione delle masse – dittatura, siano non alle nostre spalle, stanca eredità del novecento, ma rappresentano il problema irrisolto della politica ancora oggi e che ereditiamo dal passato. La ‘democrazia difficile’, per dirla con Moro, è ancora tema non risolto dell’oggi. La entrata delle masse nella storia, avvenuta pienamente nell’arco temporale che va dal 1848 alla prima guerra mondiale, scardinano il vecchio sistema censitario e elitario liberale. Da allora la questione resta questa; far convivere il meglio del sistema liberale, con la attenzione alla difesa dei diritti e delle minoranze e con la limitazione del potere, con la partecipazione delle masse alla vita dello stato. E’ necessario che la partecipazione popolare, la più ampia essa sia, non degeneri in demagogia e totalitarismo o populismo, ma si allarghi questa ad una vera e consapevole frequentazione della vita democratica, attraverso anche a nuovi istituti che oltre a quello parlamentare portino i cittadini a innervare l’essere democratico dello stato.

Ma per spiegare la crisi della forma democratica credo si debba andare più a fondo nella ricerca delle cause più intrinseche delle nostre odierne difficoltà. L’89’, che tante volte viene evocata come data storica di inizio della nostra epoca, epoca di piena libertà democratica dispiegata secondo i cantori del liberalismo attuale, a mio avviso rappresenta non solo la fine del comunismo ma l’annuncio del definitivo declino del progetto sociale della modernità. Se il comunismo è andato in frantumi non sapendo risolvere le sue interne contraddizioni, ( il rapporto partito – classe, la questione della accumulazione e efficienza economica in un sistema pianificato, la questione della alienazione e della liberazione dell’uomo dal dominio delle macchine), e se ha perso la battaglia egemonica di fronte al sistema consumista liberal-occidentale, il progetto della modernità non ha saputo elevare l’uomo a vero soggetto dello sviluppo sociale. Non è più vero, infatti, come almeno dal Settecento si è creduto, che lo sviluppo tecnico e delle macchine fa progredire l’uomo; si pensi in tal senso ai campi di sterminio nazisti, alla bomba atomica ecc.

Oggi, favorite dalla crisi del moderno, forze di destra che rifiutano tutti i valori della società avanzati dalla Rivoluzione Francese ad oggi, si basano su ideologie nichiliste e sulla mitizzazione di un passato tradizionale che mai è realmente esistito. Se la modernità non è in grado di rendere credibile il suo progetto alle masse più vaste, la democrazia declina perché questa ultima ha le sue radici nel processo storico che origina la modernità stessa. Inoltre, è altrettanto vero che il sistema liberale attuale trae legittimità non tanto sui diritti, ma sulla promessa che si potrà consumare liberamente sempre di più e che sempre più persone potranno accedere ai vasti consumi individuali. Quando questo non è più vero, o non è più vero in parte, il sistema liberale vede posta in questione la propria legittimità e egemonia.

Sono temi importanti, su cui sarebbe necessario approfondire ma che le esigenze di sintesi di questo intervento non consentono ulteriormente di sviluppare. Ma si dovrà seriamente tornare a discutere dei temi della democrazia e della sua saldezza nella società attuale, come suggerisce, del resto, il bel libro di Federico Fornaro che invitiamo a comprare e a leggere con dovuta attenzione.

Alessandria 09-12-2022

Filippo Orlando

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